Sì della Camera: il taglio scatta già con la rata di luglio.
Contrari Lega, Idv, radicali e Noi Sud, si astiene Fli. I partiti si sono dimezzati i finanziamenti pubblici, da 182 milioni di euro scendono a 91 nel 2012; il taglio della metà scatta da luglio, con il pagamento dell’ultima rata di rimborsi elettorali.
Ieri l’aula della Camera ha votato l’articolo 1 del testo di legge scritto da Bressa del Pd e Calderisi, Pdl, approvato con 372 sì, 97 no e 17 astenuti. Contrari la Lega, i Radicali, Noi Sud e Italia dei Valori. Per il sì hanno votato Pd, Pdl, Udc, Api, mentre Fli si è astenuta, a riprova che il Terzo Polo è finito.
Decisamente soddisfatto Pier Luigi Bersani che per primo aveva proposto il tagli della metà: «Avevo detto dimezzamento e ci siamo arrivati». La settimana prima, quando l’ostruzionismo leghista aveva causato il rinvio del voto, il segretario Pd si era infuriato. Ora «si comincia a vedere qualche fatto. Siamo riusciti ad arrivare a un risultato concreto e vero», ha commentato ieri: «Per noi questa misura vuol dire anche tagliarci un braccio», ha ammesso, «ma la spesa più grossa che affrontiamo è la formazione di 2.000 giovani, nell’iniziativa Finalmente Sud, e quella la salveremo».
Il Pd infatti ha lavorato perché il taglio passasse senza altri tentennamenti, e ieri il voto è stato anticipato per lo slittamento delle nomine per le Authority. Si continua oggi, all’esame anche l’aumento delle detrazioni fiscali per le donazioni ai partiti e alle Onlus.
Ora dei 91 milioni il 70% (63.700.000 euro) andrà come rimborso per le spese elettorali e per l’attività politica. Il restante 30%, cioè 27.300.000 euro, viene erogato a titolo di cofinanziamento. Il taglio ai rimborsi procederà a scalare negli anni, secondo il testo Bressa-Calderisi, e secondo i conti della Ragioneria dello Stato, a regime, nel 2016 i risparmi per lo Stato saranno di 11 milioni di euro.
Nel pomeriggio sono stati bocciati tutti gli emendamenti presentati dalla Lega e da qualche pidiellino per l’abrogazione totale del finanziamento, così da cavalcare l’onda populista contro i partiti, tanto più con il successo di Grillo. Il governo si era rimesso all’aula. «Ancora oggi c’è chi promette una raccolta di firme per una legge che verrà, c’è chi, demagogicamente, perché forse sa che non passerà, mette ai voti un emendamento che dovrebbe cancellare il contributo pubblico ai partiti», ha commentato Michele Ventura, vicecapogruppo Pd che ricorda: «Il Pd si è battuto dimezzamento delle risorse subito, e da subito, il contributo passa da 182 a 91 milioni».
Ma quando è stata bocciata la proposta di non dare più soldi ai partiti nella Rete è scattato il tam tam delle critiche, mentre la Lega con faccia tosta accusava di «bluff» e «demagogia» Pd, Pdl e Udc, che hanno votato contro gli emendamenti. A favore Lega, Idv, Radicali e NoiSud. I deputati di Fli si sono astenuti, propensi ad abolire il finanziamento come «segnale forte» ai cittadini sfiduciati dalla politica. Ma in aula un leghista ha balbettato che «sull’uso che ne hanno fatto i partiti dei fondi ci sarà un dibattito. Se ne sono viste di tutti i colori». Verde, soprattutto.
È passato invece l’emendamento di Sesa Amici, del Pd, per la parità di genere, che «sanziona» del 5% il partito che presenta un numero di candidati dello stesso genere superiore a due terzi del totale.
SCINTILLE IN AULA
L’atmosfera si è scaldata per un botta e risposta tra Roberto Giachetti e Roberto Maroni: «C’è chi ha preso doppie razioni. La Lega oggi deve tacere», ha detto il deputato del Pd, l’ex ministro leghista gli ha urlato «bravo, bravo» e dai banchi della Lega è volato uno «stai zitto» a Giachetti. E Maroni ha annunciato che oggi La Padania in prima pubblicherà «l’elenco di chi ha votato contro l’abrogazione» dei finanziamenti, la lista di proscrizione.
Tagli anche ai fondi della Camera: il presidente, Gianfranco Fini, ha proposto il taglio del 5%, pari a 50 milioni l’anno su 992: un totale di 150 milioni di risparmi nel triennio 2013-2016.
l’Unità 23.05.12