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"I risarcimenti e la legge da cambiare", di Bianca Di Giovanni

Per una di quelle incredibili coincidenze della storia il sisma in Emilia-Romagnaha colpito a soli tre giorni dalla pubblicazione del decreto che riforma la protezione civile, con novità sostanziali sulla gestione delle emergenze. Il terremoto di ieri sarà il banco di prova di un decreto che ha avuto una gestazione sofferta (per due volte è stato sul tavolo del consiglio dei ministri) ed è stato accompagnato da un fiume di polemiche, soprattutto sull’ipotesi di nuove tasse sulle calamità e l’avvio di un sistema assicurativo privato che dovrebbe sostituire l’intervento pubblico.
Nel testo non mancano elementi positivi. Dopo mesi di incertezza, si fa finalmente chiarezza sulle funzioni affidate allo stato e quelle delle regioni. La nuova legge dispone infatti che a provvedere agli aiuti nei primi 100 giorni dell’emergenza (per l’esattezza 40 prorogabili di altri 60) sarà lo stato centrale attraverso il fondo della protezione civile. Dopo quella data, tuttavia, dovrà essere la regione colpita a occuparsi della ricostruzione, con fondi propri. E qui compare la facoltà (non l’obbligo) di azionare la leva fiscale, in sostanza la possibilità di aumentare le accise sulla benzina a livello locale. E non solo. Si procede all’avvio di un regime assicurativo privato «per la copertura di rischi derivanti da calamità naturali sui fabbricati a qualunque uso destinati». La norma prevede che «possono essere estesi ai rischi derivanti da calamità naturali tutte le polizze assicurative contro qualsiasi tipo di danno a fabbricati di proprietà di privati». La materia è ancora in via di definizione. L’Isvap (l’autorità di vigilanza delle compagnie assicurative) ha 90 giorni di tempo per emanare un regolamento, sulla base di alcuni criteri. In primo luogo si ipotizzano sgravi fiscali per chi si assicura, con la deducibilità anche parziale della polizza. Il secondo criterio prevede «l’esclusione anche parziale dell’intervento statale per i danni subiti dai fabbricati». Insomma, lo stato arretra, avanzano i privati. Per i cittadini significa sommare all’emergenza terremoto, il rischio caro-benzina e caro-polizza. Non sembra un gran passo avanti. Anzi. Anche se la disposizione che crea due step distinti nella gestione delle calamità punta a eliminare quella pericolosa commistione tra
emergenza, ricostruzione e grandi eventi che provocò un vortice di interventi impropri (e un fiume di denaro versato a gare sportive, processioni e feste patronali) durante la gestione di Guido Bertolaso. Un passo avanti è stato fatto, ora si tratta di farne un altro in favore delle vittime delle calamità. Certo, non è facile, considerano la storia travagliata della «questione emergenze». A dare il via alle proposte di cambiamento è stato Giulio Tremonti, sull’onda degli scandali della «cricca». Nel milleproroghe il Minsitro inserì la norma che obbligava le regioni colpite da calamità a imporre un aumento di accise sulla benzina per finanziare i soccorsi. Per accedere al fondo, le regioni dovevano prima assicurarsi un gettito pari alle somme da utilizzare, che poi avrebbero restituito. Ma quel testo è stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale, a cui si erano rivolte alcune amministrazioni regionali. Solo qualche settimana dopo la sentenza, però, è il governo Monti a intervenire nel decreto semplificazioni inserendo la facoltà di imporre l’accise. Norma «recuperata» poi nella riforma della protezione civile.

l’Unità 21.05.12

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