"Quei quaderni bruciati sull´asfalto", di Francesco Merlo
L´unica cosa viva è la ragazza morta in questo Medioriente che ci arriva in casa. Anche le bombole di gas sono l´esplosivo del disperato, l´estetica dei palazzi è da geometra, il paesaggio è la periferia di un Meridione remoto, «il sud del sud dei santi» lo chiamava Carmelo Bene che vi era nato e cresciuto. E nella folla c´è una telegenica, crudele familiarità col dolore, la collera scontata nel canovaccio dei cori dell´Italia meridionale: « E adesso ammazzateci tutti». Solo i resti per terra sono una semina della modernità: lo zainetto, il quaderno e la scarpa da tennis diventano didascalia e album, dettagli che raccontano e documentano l´eguaglianza dei diversi. Tutte le ragazze del mondo infatti, in Inghilterra come in Pakistan, a Milano come a Brindisi indossano gli stessi abiti, annotano gli stessi diari, fanno della fantasia e della creatività una stessa divisa, anche se gli orizzonti e il destino raramente si somigliano. Li avessimo visti sparpagliati per terra senza sapere nulla della bomba, questi frammenti di scuola e questi brandelli di eleganze ci avrebbero …