Nel nostro Paese il debito pubblico continuerà a salire fino al 123,5 per cento del Pil nel 2012. In Portogallo e Irlanda economia in ginocchio. In Spagna record dei senza-lavoro: quest´anno a quota 24%. Funziona? I numeri, per ora, dicono di no. Il gelo dell´austerità, calato sull´Europa, ha avuto l´effetto previsto dai manuali d´università: i tagli alla spesa pubblica e i rincari delle tasse hanno prosciugato la domanda, rallentando o paralizzando l´economia e il risultato è che i bilanci pubblici, anziché migliorare, sono, in generale, peggiorati. In realtà, dicono i sostenitori del rigore, è troppo presto per tirare conclusioni. In Italia e in Spagna, ad esempio, le manovre all´insegna dell´austerità sono partite solo l´estate scorsa: non c´è stato ancora tempo per rianimare la fiducia dei mercati. A due anni dal suo lancio in Grecia, tuttavia, all´austerità si può fare, almeno, un tagliando, verificando quattro parametri (prodotto interno lordo, disoccupazione, debito e disavanzo in rapporto al Pil), sulla base dei dati della Commissione europea. Quasi mai si è registrato un miglioramento. Nei casi più positivi la situazione è rimasta stabile, nei peggiori c´è stato un vero crollo: la disoccupazione in Italia, il debito in Portogallo, il disavanzo in Spagna e in Irlanda, il Pil in Grecia. L´irresistibile ascesa dei tassi sui titoli pubblici accompagna questo peggioramento.
ITALIA
Il deficit di bilancio è il capitolo più positivo della pagella italiana. Fissato al 4,6% del Pil nel 2010 è apparso sempre più sotto controllo nei successivi rapporti semestrali della Ue e le ultime manovre stanno per fornire i risultati in più, che ci si aspettava: dal 3,9% del 2011, il deficit passerà al 2% quest´anno e all´1,1% nel 2013, secondo la Ue. I sacrifici, però, non hanno riscontro sul livello del debito pubblico. Dal 119% del 2010 siamo saliti al 120,1 del 2011 e, nonostante l´austerità, cresceremo ancora fino al 123,5% nel 2012, per ripiegare solo al 121,8% l´anno successivo. Manovre e sacrifici non sono bastati a fermare il rincaro dei Bot. Il rendimento sui titoli decennali (3,73% meno di due anni fa) è schizzato verso l´alto, fino a sfondare il muro del 7% durante la crisi dell´ultimo novembre. Il ritorno al 4,80%, un livello storicamente normale, all´inizio di questa primavera, è già lontano: al 5,83%, il rendimento si avvicina a livelli che molti giudicano, alla lunga, insostenibili.
Intanto, l´economia si avvita. Il Pil cresceva dell´1,8% nel 2010. Da allora, le previsioni sono state costantemente riviste al ribasso. Il 2011 si è chiuso con una crescita dello 0,4%, con un netto peggioramento a partire dall´estate: di fatto, l´austerità è arrivata in Italia, quando il Paese stava entrando in recessione. Quest´anno, l´economia si contrarrà dell´1,4%, per tornare, l´anno successivo ai ritmi asfittici di aumento del 2011. Il conto lo paga l´occupazione. Stabile sull´8,2-8,4% dal 2010, il numero dei disoccupati sta per esplodere: la Ue prevede un tasso di disoccupazione del 9,5% quest´anno, in crescita al 9,7% l´anno prossimo.
SPAGNA
Nonostante le manovre di governi di destra e di sinistra, il deficit è fuori controllo: nel 2011, è stato dell´8,5% del Pil, rispetto al 6,4% e, secondo la Ue, non scenderà sotto il 6% neanche nei prossimi due anni. Intanto, però, i sacrifici hanno messo in ginocchio l´economia: nel 2011, la crescita ha rispettato le previsioni di un aumento dello 0,7%, ma le stime sul 2012 sono state drasticamente rovesciate. Il Pil spagnolo si ridurrà, non aumenterà, dell´1,8%. E la disoccupazione esplode. Ancora a settembre scorso, la Ue prevedeva che si sarebbe fermata ad un già drammatico 20%. L´ultima stima indica un tasso di disoccupazione del 24,4% quest´anno e del 25,1% l´anno prossimo, mentre lo spread è tornato al 6,30%.
GRECIA
Atene è il caso di scuola dell´austerità, ma anche il riscontro più negativo. Il debito pubblico, grazie al recente default parziale, non arriverà al 200% del Pil, ma sarà comunque del 160%, in crescita al 168% nel 2013. Le manovre lacrime e sangue non fermano il deficit che, secondo le previsioni, salirà dal 7,3 all´8,4% del Pil fra quest´anno e il prossimo. Alla base, c´è il collasso dell´economia. Per mesi, la Ue ha continuato a prevedere un ritorno allo sviluppo nel 2012, salvo arrendersi, solo in autunno. Ma il crollo del Pil nel 2012 (4,7%) è quasi il doppio di quello previsto ancora a fine 2011 e il massimo previsto per il 2013 è il ristagno.
PORTOGALLO
Nonostante le manovre e gli aiuti europei, Lisbona ha bucato gli obiettivi di disavanzo pubblico per il 2011, arrivando al 6,4% del Pil e molti ritengono assai ambizioso l´obiettivo di quasi dimezzarlo entro il 2013. Soprattutto, perché il debito pubblico continua a crescere oltre le previsioni. Fra il 2011 e il 2013 salirà di altri dieci punti, arrivando al 117% del Pil. Anche qui, è la crescita che scompare: il 2012 (meno 3,3%) sarà assai peggio delle previsioni e il 2013 vedrà solo un pallido 0,3% di sviluppo.
IRLANDA
Il debito pubblico di Dublino continua ad aumentare: dal 108 al 120% del Pil fra l´anno scorso e il 2013, mentre il disavanzo scenderà solo dal 13,1% del 2011 al 7,5% del 2013, nonostante un´austerità che inchioda, anche per i prossimi due anni, la disoccupazione intorno al 14% e, apparentemente, vanifica i benefici di un pur tiepido sviluppo. L´Irlanda è, infatti, uno dei pochi paesi europei non in recessione, anche se la crescita è limitata ad uno 0,5% quest´anno e 1,9% nel 2013.
La Repubblica 19.05.12