Giorno: 17 Maggio 2012

"Il predone del nord", di Gad Lerner

Altro che presidente federale “a vita”: ora toccherà al senatur venire espulso dal partito di cui è fondatore, sempre che non provveda egli stesso a autosospendersi. La magistratura ritiene di avere elementi sufficienti per dimostrare che Umberto Bossi era consapevole dell´infedeltà dei rendiconti amministrativi con cui la Lega ha movimentato i 18 milioni di euro incassati dallo Stato nell´agosto 2011.Già da quattro anni, inoltre, gli ignari contribuenti italiani versavano, Bossi consenziente, una “paghetta” mensile di cinquemila euro cadauno ai suoi figli Renzo e Riccardo. Né più né meno un furto, perpetrato da un ministro della Repubblica. L´ex capo leghista, cui tutto si può rimproverare tranne l´assenza di fiuto, non a caso si era già dimesso da segretario. Fin dal 4 maggio, vigilia della batosta elettorale, si era rinchiuso in un insolito silenzio. Da allora il suo nome è scomparso dal bollettino delle iniziative di partito pubblicato quotidianamente su “La Padania”. Difficilmente tornerà a comparirvi. Fine ingloriosa dell´”Idiota in politica”, che idiota certo non era. Faremmo torto, difatti, all´intelligenza di Bossi, prendendo sul serio la leggenda …

"All'Europa serve più unità", Vittorio Emanuele Parsi

Siamo solo all’inizio, ma c’è da credere che al di là delle scontate dichiarazioni circa la rilevanza strategica dell’asse franco-tedesco e del comune auspicio che la Grecia non esca dall’euro, la relazione tra Parigi e Berlino sia destinata a una profonda revisione. È una necessità che in parte prescinde dal cambio della guardia all’Eliseo. È perlomeno dall’89, dalla fine della Guerra Fredda, che il rapporto tra Francia e Germania non è stato oggetto di un ripensamento reciproco. Dire che resta essenziale affinché l’Europa unita sopravviva è un’ovvietà. Quello che è meno ovvio è capire come si possa riarticolare. La Germania sta sperimentando come una sua leadership «eccessivamente solitaria» la esponga a un insostenibile isolamento. La Francia sa bene che una parte non irrilevante del suo peso deriva dall’agire in tandem con Berlino. Ambedue sono perfettamente consapevoli di come l’Europa, piuttosto che vincolarne le sovranità, potenzia le rispettive posizioni e ne hanno a cuore il futuro. Ma quando parlano di Europa, si fa sempre più netta la sensazione che abbiano in mente due costruzioni ben diverse. …

"Il destino è ad Atene" di Timothy Garton Ash

Quando all´inizio della settimana la Cancelliera tedesca Hannelore Kraft ha incontrato in un´assolata Berlino il presidente francese Hollande, i due hanno concordato i termini di un´improrogabile strategia per salvare la zona euro. Non essendoci elezioni in vista per i prossimi due anni in nessun paese della zona euro, i due capi di Stato hanno potuto tranquillamente prorogare la scadenza delle misure di austerità per Grecia, Spagna e Italia, e inserire anche alcuni provvedimenti per stimolare la crescita – tra i quali un´aumentata domanda interna tedesca – e fare altresì in modo che resti quell´indispensabile pressione che consentirà di pervenire alla disciplina fiscale e alla riforma strutturale. In conseguenza di tutto ciò perfino l´ormai distrutta Grecia ha iniziato a intravedere la luce in fondo al tunnel. Tutto ciò nei nostri sogni, cari europei. Soltanto nei nostri sogni. La realtà è ben diversa. Mentre François Hollande e Angela Merkel si incontrano sotto un cielo tempestoso squarciato dai fulmini, è in atto una fuga di capitali dalla Grecia (più di cinque miliardi di euro dalle elezioni del 6 …

"La battaglia contro Celli e sullo sfondo la partita Rai" di Sergio Rizzo

Il passato a volte ritorna, come sa bene Pier Luigi Celli. E inaspettatamente. Magari attraverso una frase dolorosa come quella scritta in una lettera indirizzata a suo figlio tre anni fa: «Dammi retta, questo Paese non ti merita». Ma c’è da giurarci. Celli l’avrebbe scritta ugualmente, anche se avesse saputo che quelle parole gli avrebbero un giorno scatenato contro l’ira di quarantasette senatori, determinati nel chiederne la testa di presidente dell’Enit proprio alla vigilia del suo debutto nel consiglio di amministrazione. Il bello è che la petizione, promossa da Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi, porta la firma anche di quattro parlamentari che quando si è trattato di dare in commissione il via libera alla sua nomina, hanno votato a favore: Alfredo Mantica, Aldo Scarabosio, Ada Spadoni Urbani e Tomaso Zanoletti. Avendo ora evidentemente cambiato idea sono andati a ingrossare le fila del gruppo dei rivoltosi, assieme a Sandro Bondi, Giuseppe Ciarrapico, Diana De Feo (la moglie di Emilio Fede), Adriana Poli Bortone, Guido Possa, Salvatore Sciascia, Domenico Gramazio… Non basta. Gira persino voce (la fonte …