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«Più tutele per contrastare le dimissioni in bianco», di Massimo Franchi

Iniziativa bipartisan ieri in Senato. «Chiediamo modifiche migliorative dell’articolo 55 della riforma del lavoro» • Ieri avviato l’iter in Commissione dopo l’accordo sugli emendamenti. La riforma del lavoro accelera. L’accordo nella maggioranza spiana la strada al disegno di legge che dovrebbe arrivare nell’aula del Senato all’inizio della prossima settimana con modifiche nette quanto le critiche dei partiti alla ministra Fornero, in primis sulla formulazione della norma contro le dimissioni in bianco.
Ieri notte la commissione Lavoro di palazzo Madama ha iniziato a votare gli emendamenti, dopo che l’accordo fra Pdl, Pd e Udc e l’intervento dei relatori Tiziano Treu e Maurizio Castro hanno fatto dimezzare gli emendamenti da 1.004 a 500. In pratica sono rimasti solo quelli dei relatori più quelli dell’opposizione (Idv e Lega).

E mentre si attende il via-libera della commissione Bilancio sulla copertura degli emendamenti, sembra poi scongiurato il pericolo dell’allungamento dei tempi dovuto al “sorpasso” della riforma costituzionale che, invece, rimarrà in commissione fino a fine mese, consentendo al ddl lavoro di approdare in aula se non a fine settimana, all’inizio della prossima. L’accordo prevede di lasciare intatto il testo sull’articolo 18, di aumentare le tutele per i precari con una tantum rafforzata per i cocopro, di mantenere l’aumento dell’1,4% sul costo dei contratti a tempo determinato ma, in cambio, di concedere alle imprese facilitazioni togliendo la causale sul primo contratto e di ridurre i tempi fra un contratto e l’altro.

UNITE CONTRO LA MINISTRA
Ieri mattina invece 40 senatrici hanno presentato un appello bipartisan sulle dimissioni in bianco. Cancellata nel 2008 da Sacconi la legge 188, una norma che combatte la pratica delle lettere fatte firmare soprattutto alle donne al momento dell’assunzione e poi tirate fuori dai datori di lavoro in caso di maternità o malattie, dopo una lunga battaglia portata avanti dalla Cgil (ieri era presente il segretario confederale Serena Sorrentino), è stata riproposto nell’articolo 55 della riforma del lavoro.

Ma, si legge, nell’appello firmato da senatrici di tutti i gruppi, «l’articolo 55 si espone a molte critiche, in particolare non emerge con chiarezza l’accertabilità in tutte le fasi della procedura della volontà della lavoratrice che costituisce il presupposto essenziale per escludere ogni forma di discriminazione». «L’attuale formulazione prevede due possibilità – spiega Rita Ghedini, senatrice Pd una la conferma della volontà di dimissioni in una sede terza, come l’ufficio provinciale del lavoro, ma l’altra prevede invece la firma del lavoratore su una ricevuta di ritorno che lascia molti dubbi. Noi saremmo per il ritorno della normativa precedente, la legge 188, ma la via maestra mi pare sia la conferma della lavoratrice in una sede terza».

Come spiega la prima firmataria Anna Maria Carloni «sono stati presentati molti emendamenti che ci fanno essere ottimisti sulla possibilità di modificare il testo in senso di accertare la volontà acclarata di dimissioni in tutte le fasi. In più gli emendamenti dei relatori vanno già nella giusta direzione perché tolgono il riferimento ad un decreto ministeriale da emanare al proposito». Positivo il commento della presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro: «Abbiamo molto apprezzato che il ministro Fornero abbia inserito una norma per contrastare questo odioso fenomeno. Oggi però siamo di fronte ad un appello bipartisan che chiede di fare di più».

Da parte Pdl sono intervenute Barbara Saltamartini («Io alla Camera sono relatrice di un disegno di legge che chiedeva di modificare il codice civile sulla revoca dei contratti, ma la riforma ha bloccato tutto») e il vice presidente dei senatori Laura Bianconi che ha attaccato Fornero («il testo non è nè chiaro né efficace»).
Una domanda però aleggia sulla sala: ma perché il Pdl ha voluto cancellare la legge 188? Nessuna risposta.

l’Unità 16.05.12