Non è un paese per bambini quello in cui persino nascere da genitori giovani diventa un fattore di rischio. È l’Italia, che lascia scivolare un ragazzino ogni quattro (22,6%) al di sotto della soglia di povertà. E che lascia che l’asticella si abbassi ancora drammaticamente tra i nati della generazione «precaria». I figli dei trentenni, perennemente in cerca di vera occupazione, sono i più esposti alla crisi. La povertà ne colpisce uno ogni due. L’Italia non dà chance ai giovani. E quelli di loro che decidono di mettere su famiglia non riescono a dare sicurezze economiche ai loro figli. Risultato: il 47,8% dei minori nati da genitori under 35 sono inesorabilmente poveri.
Va peggio solo a chi nasce in Calabria, dove la povertà infantile galoppa sulla soglia del 60%, o in Sicilia (59,6%). E a i figli degli immigrati che, a qualunque latitudine nazionale, devono fronteggiare un rischio di povertà pari al 58,6%. Mentre praticamente spacciati sono i figli dei disoccupati: il 79% non si salva dalla povertà. Che colpisce i minori italiani più degli adulti (con un 8,2% di spread).
Percentuali che fanno paura. E che collocano l’Italia agli ultimi posti delle classifiche internazionali. «Il paese di Pollicino», lo definisce il Dossier curato da Save the Children per mettere davanti alla coscienza nazionale le cifre di un vero e proprio abbandono. La povertà si sta mangiando l’infanzia. E l’Italia fin qui ha fatto ben poco per salvarla, investendo in interventi per le famiglie appena l’1,4% del Pil rispetto al 2,3% che è la media europea. Un intervento pubblico che ha spostato di poco l’asticella, facendo avanzare l’indice di rischio dal 3% al 3,8%, mentre in Inghilterra schizzava al 14,5%, in Francia al 13,5%, in Germania all’11,1%.
Più a rischio degli altri sono i minori che vivono con un solo genitore: poveri, uno ogni tre. E il fatto che quel genitore, di solito, sia donna, non è un caso. Famiglie indifese davanti alla crisi. Più esposte quelle più numerose: mentre per le altre l’incidenza di povertà dal 2006 è aumentata del 2,7% per le famiglie con tre o più minori è aumentata del 4%. E la povertà come ricorda Save non è solo economica. È anche mancanza di asili, di servizi, di opportunità. In Italia, il livello di istruzione dei genitori penalizza i figli in misura tre volte maggiore rispetto alla Germania. Insomma, le opportunità o te le dà la famiglia o non te le dà nessuno. Neppure la scuola. Tanto più che il 18,9% dei ragazzi tra i 16 e i 24 anni, raggiunta la terza media, la abbandona.
«Subito un piano nazionale di lotta alla povertà minorile», chiede Save the Children, consegnando al paese il suo Dossier della “vergogna”. Guardare in faccia l’Orco è il viatico necessario della campagna che Save the Children rivolge a partire da oggi al governo e al paese. Titolo: «Ricordiamoci dell’Infanzia». L’Italia fin qui se ne è ricordata ben poco.
l’Unità 15.05.12