Nessuno vorrebbe essere, oggi, nei panni di Norbert Rottgen. È stato lui, l’uomo che Angela Merkel ha voluto (contro buona parte della Cdu) come candidato alla presidenza della Renania-Westfalia, a trasformare il voto di ieri in un referendum sulla politica economica della cancelliera. Lo hanno preso sul serio e quella che è stata chiamata «die kleine Bundestagwahl», la piccola elezione federale (prova generale del voto nazionale dell’autunno 2013) è finita in un disastro che rischia di avere conseguenze serie sulla strategia del governo tedesco. Da quando esiste la Repubblica federale l’orientamento degli elettori nel Land più popoloso, più industrializzato e più integrato con il resto dell’Europa fa da apripista.
Come vanno le elezioni in Renania-Westfalia così, più o meno, andranno le successive elezioni federali. E proprio da questa regione della Germania arriva ora la più pesante delle sconfitte per la Cdu e la sua politica. C’è la tenuta dei liberali, è vero, ma non basta a salvare le prospettive del centro-destra. La Spd e i Verdi sono aumentati. La prima in modo clamoroso, più debolmente i secondi, che comunque non si sono dissanguati a beneficio della nuova formazione dei Piraten. Se è stato un referendum sulla austerity policy, il segnale non potrebbe essere più chiaro. A due giorni dall’incontro con Hollande, Frau Merkel vede
sgretolarsi un altro pezzo della sua disciplina di bilancio che deve difendere dalle richieste di modifiche che vengono da tutte le parti e delle quali il neopresidente francese si fa interprete. Proprio ieri da Parigi sono arrivate cannonate dal portavoce del Ps Benoît Hamon: mica l’abbiamo eletta noi la cancelliera che vuole decidere da sola sul destino degli altri, ha detto facendo notare che la severa disciplina di bilancio prevista dal Compact Pact «ha portato la Grecia alla rovina».
Hollande sarà sicuramente più diplomatico, ma la sostanza non cambia. Se non concede presto qualcosa ai partner e non trova il modo di cavarsi dall’isolamento Angela Merkel rischia di veder affondare, insieme con la sua strategia anti-crisi, anche il suo potere al vertice della Repubblica. Una sola cosa, nel voto di ieri, può averla un po’ consolata: i suoi alleati della Fdp, che fino a qualche settimana fa parevano avviati alla scomparsa, si sono salvati, come era già avvenuto domenica scorsa nello Schleswig-Holstein. Se il segnale ha un valore nazionale, l’attuale coalizione di centro-destra ha ancora qualche chance per il voto dell’anno prossimo. Sono in vista, comunque, negoziati molto complicati. Quando nel piccolo Land del Nord sarà eletto un presidente Spd, la cancelliera perderà la maggioranza al Bundesrat, la Camera alta che ha competenza sul bilancio e le leggi di spesa. E al Bundestag, per avere la maggioranza di due terzi imposta dalla Corte costituzionale per l’approvazione del Fiskalpakt, Frau Merkel dovrà trattare con la Spd, che viaggia in sintonia con Hollande.
l’Unità 14.05.12