«Alle elezioni il confronto sarà come quello visto in Francia. Accesamente bipolare: non sarà un pranzo di gala». Le primarie? «Decideremo con i nostri possibili compagni di viaggio». «Ho negli occhi ancora questa grandissima presenza popolare a Bologna». Pier Luigi Bersani rientra a casa dopo essere stato ai funerali di Cevenini, «che è anche il prodotto di quella città, civilissima, e anche una delle sue espressioni migliori». Il leader del Pd non è riuscito a trattenere le lacrime mentre prendeva parte al picchetto d’onore in Sala rossa. «Maurizio è stato la dimostrazione vivente di cosa intendo per partito popolare». Adesso c’è chi cerca di creare una distanza tra lui e il Pd.
«Non dicano questo perché lo farebbero star male dov’è. Io non ho mai visto una persona così aperta e così legata al suo partito».
La giornata è stata segnata anche dagli attacchi a Equitalia: cosa direbbe ai dipendenti della società di riscossione? «Che devono sentire da parte di tutti, a cominciare dal Pd, una solidarietà senza nessuna ambiguità».
Perché non sono loro i responsabili se si pagano così tante tasse?
«Non sono le tasse alte che stanno minacciando la vita dei dipendenti di Equitalia. È che nella tensione per le tasse alte, accanto ad episodi individuali, si può infilare la strategia di chi ha interesse a destabilizzare. Ricordo che Equitalia fu uno dei primi obiettivi del cosiddetto anarchismo insurrezionale, che a quanto pare sta molecolarmente cominciando a transitare verso l’azione armata. Ora bisogna tenere alta la guardia, il Paese ha già pagato troppo per questa deriva».
Dice che tutte le forze politiche siano consapevoli del rischio?
«Vedo rischi di sottovalutazione nel dare più o meno consapevoltemente copertura attraverso argomenti qualunquisti. Se paghiamo tasse troppo alte è perché c’è poca gente che paga, se tanta gente fa fatica a pagare è perché non c’è lavoro. I problemi devono essere affrontati con razionalità e non con qualunquismo».
Il governo sta affrontando con razionalità i problemi?
«Prima di tutto diamo uno sguardo all’Europa, perché la situazione resta delicata. La speculazione ha una forza tale che è in grado di togliere sovranità a decisioni prese dai singoli Paesi, a meno che non ci sia una sovranità condivisa in Europa. Il governo Monti, dopo la vittoria di Hollande, ha nuovi spazi di manovra, però bisogna sapere che non abbiamo molto tempo per agire. Già al vertice di giugno bisogna ottenere risultati, dovrà esserci la possibilità di non contabilizzare alcuni investimenti ai fini del deficit, ci dovrà essere una rilettura dell’approssimazione al pareggio di bilancio. Non è pensabile che l’Italia, che ha la recessione più alta d’Europa, si accosti al pareggio di bilancio più di quanto non facciano la gran parte dei Paesi comunitari». Che ne pensa dei provvedimenti sul Mezzogiorno approvati dal governo?
«È il classico esempio di come i miracoli non si possano fare ma che qualcosa di concreto sì. C’è un ministro che parla poco e fa dei fatti, si chiama Barca, che è riuscito a stoppare il rischio di perdere dei soldi e di investirli in un piano di spesa intelligente. Rispetto ai bisogni del Paese può sembrare una goccia nel mare, però è un fatto. E l’Italia ha bisogno di un certo numero di fatti, non risolutivi ma in grado di fronteggiare recessione in attesa di agganciare la crescita».
Il Pd è soddisfatto di ciò che fa il governo per fronteggiare la recessione?
«Il Pd, garantendo lealtà al governo, chiede altri fatti. Che la Pubblica amministrazione paghi le imprese, perché se lo Stato comincia a pagare anche il rapporto con le banche può migliorare e perché è meglio un po’ subito che tutto chissà quando. Il Pd chiede investimenti, e non c’è niente di meglio di sbloccare qualcosa agli enti locali. Chiede che si risolva adesso il problema degli esodati e che si modifichi l’Imu affiancandole un’imposta personale sui grandi patrimoni immobiliari».
Berlusconi fa sapere che il Pdl voterà soltanto ciò che lo convince: vede il rischio che stacchino la spina al governo? «Non sono nelle condizioni di farlo ma vedo un atteggiamento rischioso. In Parlamento si sta discutendo una legge anticorruzione e una sulla Pubblica amministrazione, e sento dal centrodestra degli alt che non convincono. Non voglio accendere io una miccia ma non pensino che si possa imporre uno stop su questi temi. Non basta dire astrattamente sosteniamo il governo, bisogna fare in modo che non perda la faccia. E se si blocca la legge anticorruzione l’esito è questo». Si discute anche di finanziamento pubblico, di legge elettorale, di riforme istituzionali: in molti perderanno la faccia se non saranno approvate, non crede? «Noi incalziamo le altre forze politichee. A partire dal dimezzamento da subito del finanziamento pubblico, su cui abbiamo condotto un’iniziativa che non ha consentito divagazioni. Mi aspetto di vedere un passaggio dirimente entro i prossimi dieci giorni».
E sulla legge elettorale? La discussione sembra arrivata a un punto morto… «Torneremo a discutere partendo dai nostri paletti. La proposta del Pd è il doppio turno, e il voto amministrativo ha dimostrato che questo sistema consente una governabilità incomparabilmente migliore rispetto alla legge attuale, che ci ha portato soltanto guai enormi».
Ha ricevuto risposte da Pdl e Udc?
«Per ora ho ricevuto messaggi di diniego. Spero ci ripensino».
Prodi ha criticato la bozza di accordo a cui lavorano Violante ed esponenti delle altre forze che sostengono Monti.
«Il presupposto a ogni ragionamento è che il Pd non ha la maggioranza in Parlamento, che l’attuale legge non va bene e che bisogna trovare una soluzione, anche di mediazione, che permetta ai cittadini di scegliere i parlamentari e garantisca al meglio la governabilità. Si lavora per individuare un meccanismo che non sia puramente proporzionale, ma che partendo da quel sistema possa introdurre elementi che garantiscano stabilità e un assetto bipolare». Non sarebbe la bozza a cui lavorano Pd, Pdl e Terzo polo, per Prodi, che anzi parla del rischio di una deriva greca…
«Lo vediamo anche noi il rischio, tutti lo vedono, e sappiamo che bisogna evitarlo trovando soluzioni che mantengano un’impostazione bipolare».
E il Terzo polo, che come dice il nome lavora ad un altro progetto?
«Si è visto alle amministrative che ci può essere una funzione per una posizione centrale ma che in Italia non può esserci un centro che condizioni il tema politico di fondo».
Che sarebbe?
«Si è visto in Francia e si vedrà ancora, è il tema di come i progressisti siano capaci di rivolgersi a tutta la sinistra e a tutte le aree moderate e costituzionali, contro una destra esposta a regressioni di tipo populista e ripiegamenti antieuropei».
Dopo Monti il tema potrebbe ancora essere la Grande coalizione, non crede? «No, il termine del confronto sarà quello visto anche in Francia. Sarà accesamente bipolare, forse anche più accesamente di quel che sarebbe giusto. Non sarà un pranzo di gala».
Dopo il primo turno delle amministrative ha detto che toccherà al Pd scegliere chi guiderà il centrosinisitra alle politiche e Renzi ha chiesto la convocazione delle primarie: pentito di quell’uscita? «No, perché ho sentito l’esigenza di dire con nettezza che non è vero che tutti hanno perso, che non c’è niente. Qualcosa c’è in questo sbandamento, e siamo noi, che quindi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità».
E le primarie chieste da Renzi?
«Non si venga a parlare a me di primarie, sono l’unico segretario al mondo eletto con questo strumento, ma adesso dobbiamo pensare ad altro».
Si faranno primarie di coalizione per scegliere il candidato premier del centrosinistra?
«Ne discuteremo, come Pd, e vedremo anche quello che pensano i nostri possibili compagni di viaggio».
Cioè gli altri partiti?
«Non solo, perché come abbiamo visto anche dal voto amministrativo i rapporti politici sono un meno contenuto in un più.EilpiùèunPdcheinnomedella ricostruzione siglerà un patto con la società. Ci rivolgeremo a intellettuali, economisti, organizzazioni civiche, per aprire un confronto».
Sa di tentativo di arruolamento…
«Nessun arruolamento, chiederemo di darci una mano sul tema della ricostruzione del Paese, perché dobbiamo sapere che questo compito toccherà a noi». Un’alleanza tra progressisti e moderati dovrebbe affrontare anche temi civili: Obama ha aperto ai matrimoni gay, in Italia non sono passati neanche i Dico… «Una regolazione moderna delle convivenze stabili tra omosessuali è un elemento di civismo, che un governo deve affrontare. È chiaro che se la questione non verrà risolta da questo governo toccherà a noi farlo».
Come?
«Terrei fuori dal dibattito la parola matrimonio, che da noi comporta una discussione di natura costituzionale, al contrario di altri Paesi. Tuttavia dobbiamo dare dignità e presidio giuridico alle convivenze stabili tra omosessuali perché il tema non può essere lasciato al far west». Pare che a Parma la destra tenti di convergere i suoi voti sul candidato grillino. «È un gesto di grave irresponsabilità. È la stessa destra che ha portato il Comune ad essere commissariato, ad avere una montagna di debiti tale da mettere in discussione il pagamento degli stipendi. Sembra che l’idea sia “muoia Sansone con tutti i filistei”, ma stiamo parlando di una città. È un’ulteriore conferma del tipo di destra che abbiamo di fronte».
L’Unità 13.05.12
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