"Dare all’Italia un’alternativa", di Claudio Sardo
Ci sono troppi politologi al capezzale della politica malata. Che parlano della crisi della rappresentanza, del mancato rinnovamento, del collasso del bipolarismo di coalizione, del fallimento dell’antipolitica berlusconiana, come se fossero questioni separate dalla depressione economica e dalle drammatiche conseguenze sociali. Invece la crisi della politica nasce innanzitutto nella società. O meglio, nell’incapacità di rispondere al disagio crescente delle famiglie, dei ceti medi, delle imprese, con un progetto in grado di rilanciare la crescita e redistribuire opportunità e risorse con criteri di equità. La politica appare impotente, nel migliore dei casi obbligata dal vincolo esterno. È per questo che viene contestata. È per questo che la corruzione di alcuni è considerata la colpa di molti. È per questo che ogni privilegio legato allo status di rappresentante suona come uno schiaffo a chi fatica ad arrivare alla fine del mese. La politica deve darsi subito regole di trasparenza, di sobrietà, di rigore. Non è solo una richiesta di popolo. È la misura minima di moralità per poter continuare a guardare in faccia la democrazia: attenzione, la …