Il volantino del «nucleo Olga» con il quale la federazione anarchica informale ha rivendicato il ferimento dell’ingegnere dell’Ansaldo Roberto Adinolfi è insieme un documento vecchio e nuovo. Vecchio non solo per la citazione di Michael Bakunin (che essendo russo si chiamava in realtà Michail) ma per una generale rievocazione del format dei volantini degli anni di piombo. Nuovo perché puro prodotto dal mondo di oggi, deserto di politica e di ideologie, senza nessuna speranza o progetto di un mondo regolato da un ordine nuovo, ma genericamente rivolto al «sogno» anarchico, di una società senza stati e senza gerarchie.
La frase chiave ci sembra questa: «…non siamo alla ricerca del consenso. Quella che adesso cerchiamo è complicità». Annunciando nuovi attentati, i criminali del «nucleo Olga» con queste parole vogliono dire che non sono interessati ad azioni dimostrative banalmente rivolte a «cittadini indignati per qualche malfunzionamento di un sistema di cui vogliono continuare ad essere parte». A loro non interessa un «democratico dissenso», né la «generosità che si trasforma in assistenzialismo».
Loro vogliono «colpire dove più nuoce, l’insurrezionalismo di facciata» non fa altro che legittimare il potere. Di qui la scelta di impugnare «una stupida pistola», il salto di qualità che il capo della Polizia Manganelli aveva annunciato qualche mese fa senza enfasi e senza ottenere evidentemente l’attenzione dovuta. Gli anarchici sono passati all’azione: basta con la poesia alienante, dalle armi della critica sono passati alla critica delle armi.
Il documento intitolato a Olga che è in realtà Olga Ikonomidou, una degli anarchici arrestati nei giorni scorsi in Grecia, ha una lunga parte chiaramente rivolta al movimento, italiano e internazionale, a gruppi e gruppuscoli informali aderenti al Fai/Fri, la federazione internazionale anarchica. Ha dunque un importante aspetto interno che ci interessa relativamente.
Decisivo ci sembra invece ragionare su quell’appello alla «complicità» chiaramente rivolto a quelle parti di società impegnate e sensibili, all’area grigia, indistinta dove la scomparsa della mediazione politica più tradizionale ha diffuso il verbo dell’antagonismo rendendo labili i confini della legalità. Roberto Adinolfi è stato colpito in quanto «stregone dell’atomo dall’anima candida» – scrivono gli anarchici di «Olga» -, tecnico della scienza pulita, agente di quel capitalismo che uccide con l’aiuto della scienza e della tecnologia, un «solo unico moloch».
Ansaldo nucleare, tentacolo Finmeccanica, mostruosa «piovra artificiale», Avio, Alenia, Galileo, Selex, i caccia bombardieri F35, i «terribili droni, aerei senza piloti», treni ad alta velocità che devastano il territorio, centrali nucleari come Fukushima, bio e nano tecnologie: di tutto questo si compone l’incubo di un mondo mostruoso e allucinato contro cui si leva la nuova anarchia. I suoi ragazzi a Genova «con una certa gradevolezza» – scrivono – hanno armato le loro mani e sparato contro l’ingegner Adinolfi, per restituire «una piccolissima parte delle sofferenze che tu – il documento in questo punto si rivolge direttamente alla vittima – uomo di scienza stai riversando sul mondo».
Non commetteremo l’errore di definire «deliri» – come accadde all’apparizione dei primi documenti Br negli Anni Settanta – i contenuti di questo volantino. Sono qualcosa da prendere molto sul serio: sono un progetto politico e criminale. Sappiamo come andò a finire allora. Questa volta potrebbe essere peggio perché non c’è un partito armato strutturato e dotato di una cultura politica – criminale e sanguinaria fin che si vuole – che però a un certo punto prende atto della sconfitta. Nel contesto di oggi c’è una rabbia sociale diffusa e caotica sulla quale giocano aspiranti rivoluzionari che – nel documento diffuso ieri – si dicono pronti alla galera e al martirio.
Tutto questo richiama il governo e le forze politiche ad una responsabilità massima e senza debolezze. Ma richiama anche tutti quelli che si muovono nel sociale e nei movimenti a sapere che dopo i colpi di pistola di Genova niente è più come prima: manifestare è giusto e legittimo, dare alibi e copertura a chi ha preso in mano le armi è criminale. Le Br cercavano il consenso e sono state sconfitte perché non lo hanno avuto; questi qui vogliono dei complici. Attenzione.
La Stampa 12.05.12