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"Esodati, c'è il decreto. I sindacati protestano", di Massimo Franchi

Sugli esodati è quasi rottura. Dopo due ore e mezzo di confronto, a tratti teso, i sindacati contestano apertamente la decisione del governo di emanare un decreto interministeriale solo per i primi 65mila lavoratori. Alla fine dell’incontro Susanna Camusso e Raffaele Bonanni hanno incontrato i lavoratori che attendevano notizie davanti alla sede del ministero. «Siamo insoddisfatti», ha detto Bonanni. Più dura Camusso: «Il ministro ha presentato un decreto che non va bene e che deve cambiare perché non dà garanzie a tutti, crea disparità», ha detto sottolineando che l’esecutivo deve trovare i soldi. «Continueremo la mobilitazione», ha aggiunto. Per Camusso la soluzione deve essere «previdenziale » per tutti coloro che hanno fatto accordi entro la fine del 2011. Per queste, secondo il segretario della Cgil, non è pensabile un percorso di allungamento degli ammortizzatori sociali ma solo una funzione previdenziale: «Non abbiamo parlato di estensione degli ammortizzatori – ha detto – perché non é questa la strada, né è stato minimamente affrontato problema ricongiungimenti onerosi». Molto critico anche il segretario dell’Ugl Giovanni Centrella: «Il decreto è di una iniquità totale, bisogna continuare a discutere per trovare una soluzione per tutti i lavoratori, non solo i 65 mila», ha aggiunto. Il decreto sui primi 65mila esodati sarà emanato entro la fine di maggio. L’incontro ministero-sindacati si è concluso intorno alle 20 con una contrapposizione praticamente identica a quando era cominciato. Da una parte Elsa Fornero, inamovibile dalla sua posizione: i “salvaguardati” per il 2011 (addirittura fino al 2013, secondo quanto riferito al tavolo da un suo dirigente) sono 65mila e per far andare in pensione queste persone alle regole pre-riforma sarà emanato un decreto interministeriale con il benestare del dicastero dell’Economia. Per tutti gli altri (235mila secondo gli stessi dati dell’Inps, almeno 100mila nel 2012) al momento non ci sono né soluzione né alcuna risorsa prevista. La ministra è consapevole della sua situazione e al tavolo non l’ha nascosto: «Mi prendo tutta la impopolarità di un provvedimento impopolare, il vincolo sulle risorse non può essere messo in discussione, per quelli che sono fuori dal decreto si vedrà». La prossima settimana (ma Fornero inizialmente voleva emanare il decreto nel giro di due-tre giorni) ci sarà la convocazione di un tavolo tecnico per limare i criteri che, ad oggi, ribadiscono come siano coperti solo i lavoratori che hanno sottoscritto un accordo prima dell’entrata in vigore della riforma delle pensioni, il 4 dicembre, lasciando fuori, ad esempio, i lavoratori pre-pensionati dell’Irisbus di Valle Ufita (il cui accordo è stato sottoscritto il 14 dicembre), con i sindacalisti che nelle stesse ore del vertice si confrontavano senza novità a poche decine di metri nella sede del ministero dello Sviluppo economico. Dall’altra parte del tavolo Cgil-Cisl-Uil e Ugl hanno incalzato unitariamente la ministra, strappando almeno questa nuova convocazione, seppur di carattere tecnico.

RIFORMA LAVORO EMENDATA Ore di trattative e di bozze per gli emendamenti alla riforma del mercato del lavoro. I relatori Castro (Pdl) e Treu (Pd) stanno chiudendo l’accordo con governo e maggioranza per le modifiche da apportare al testo. La prima preoccupazione del Pd è quella di aumentare gli ammortizzatori sociali per i precari, in primis i co.co.pro. «La partita – spiega Cesare Damiano – è quella sull’innalzamento dell’aliquota previdenziale al 33% che è troppo alto per le vere partite Iva e che deve invece essere accompagnato da un ammortizzatore più corposo per le “finte” partite Iva, prevedendo l’estensione del mini-Aspi anche per i questi lavoratori assieme ai co.co.pro». Oggi è il giorno decisivo: «È in corso un lavoro serio e duro, ancora non concluso, ma è nostra intenzione arrivare domani (oggi, Ndr) con un prodotto», afferma Maurizio Castro (Pdl). Per quanto riguarda le proposte di modifica dell’esecutivo, la speranza è che «siano modulari» ai nostri. Una speranza rispettata fino ad un certo punto, visto che da parte sua il governo si appresta a presentare ben 27 emendamenti. Per quanto riguarda l’articolo 18 si punta a intervenire sui licenziamenti disciplinari: si elimina il riferimento alle previsioni di legge, contestato da Confindustria. Sempre per quanto riguarda i licenziamenti si interviene sulle modalità con cui la comunicazione al lavoratore deve essere effettuata. Si prevede la possibilità di una sospensione di 15 giorni della procedura conciliativa in caso di «legittimoe documentato impedimento» del lavoratore ad essere presente all’incontro. Arriva poi una conferma: il governo elimina la norma del Ddl (quella che il ministero del Lavoro aveva definito «un refuso») che avrebbe fatto saltare l’esenzione dai ticket sanitari per i disoccupati. E per il congedo di paternità si prevede che sarà obbligatorio un giorno, saranno facoltativi e in accordo con la madre gli altri 2 giorni. Tutta la partita riforma del lavoro però sta rischiando di vedersi dilatare i tempi a causa del calendario del Senato. L’iter verrà fortemente rallentato dalla riforma Costituzionale che assorbirà i lavori dell’aula. L’approvazione della riforma entro l’estate è dunque messa in forte dubbio e non è detto poi che la Camera non modifichi ulteriormente il testo, costringendo ad una terza lettura al Senato in pieno autunno.

AGRICOLI,LAPROTESTAPAGA Ieri invece la protesta dei lavoratori agricoli ha prodotto buoni risultati. La manifestazione unitaria di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila ha riempito piazza Santi Apostoli a Roma. La richiesta dei sindacati era quella di ridurre la presenza voucher, «il cui uso è aumentato del 400% mentre il lavoro nero non è diminuito», e di modificare la mini-Aspi, il nuovo ammortizzatore sociale che andrà a sostituire l’indennità di disoccupazione a requisiti ridotti (oggi usato da centinaia di migliaia di braccianti stagionali). Il mini-Aspi si ridurrebbe di un buon 25% e di alcuni mesi di durata. La protesta ha sortito un buon effetto visto che dopo l’audizione dei sindacati in commissione Lavoro al Senato, l’impegno è quello di modificare in senso positivo entrambe le norme: meno possibilità di ricorso ai voucher per gli imprenditori agrari (non si potranno usare per i lavoratori presenti nelle liste del lavoro stagionale) e aumento dell’assegno e della durata del mini-Aspi. In cambio lo strumento dei voucher (una sorta di “buono” in cui il lavoratore viene usato per una determinata prestazione) dovrebbe venire esteso ad altri settori che ora usano contratti stagionali, come il turismo e il commercio.

l’Unità 10.05.12

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«Copertura di due anni per 65 mila esodati», di Roberto Bagnoli

Entro maggio arriverà il decreto per risolvere il problema degli esodati. Riguarderà una platea di 65 mila persone, cioè tutti quei lavoratori che hanno fatto un accordo di uscita con l’azienda e che raggiungeranno i requisiti per accedere alla pensione con le vecchie regole entro il 2013. Lo ha annunciato il ministro del Welfare Elsa Fornero ai sindacati durante l’incontro di una paio d’ore di ieri pomeriggio precisando che «il vincolo delle risorse non può essere messo in discussione». Ai sindacati che obiettavano la limitatezza del provvedimento insistendo sull’opportunità di proteggere tutti (senza mettere cifre nel decreto perché magari nel primo biennio gli esodati sono 68 mila) il ministro ha risposto che «per quelli che sono fuori si vedrà». Aggiungendo, secondo quanto hanno riferito i partecipanti alla riunione di prendersi «tutta l’impopolarità di un provvedimento impopolare».
La Fornero aveva fatto autocritica già in mattinata, partecipando all’assemblea delle Confcooperative, quando aveva riconosciuto di essere in «ritardo nell’attenzione ai più sofferenti e ai più deboli: qui ammetto qualche mia responsabilità». Sempre durante il suo intervento il ministro aveva rivelato che, con i suoi collaboratori, si era chiesta «perché la riforma non è piaciuta molto» arrivando alla conclusione «che c’è troppa diffidenza tra le parti e ognuno tende a guardare i costi che gli competono». «Rispetto alla riforma delle pensioni, con quella del lavoro — ha continuato il ministro — abbiamo scelto la strada del dialogo, è faticoso, non ci sono abituata».
Una ammissione decisamente disarmante che ha spiazzato fino a un certo punto i sindacati. «Meglio tardi che mai — ha commentato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso — ma i mea culpa servono a poco se non cambia l’orientamento». Netto anche il giudizio del Pd. Per il responsabile economia e lavoro Stefano Fassina, «il ministro Fornero dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi che l’impopolarità possa derivare da iniquità e da errori fatti, le risorse vanno trovate per tutti gli esodati». «Abbiamo già indicato ipotesi di copertura — ha continuato — il governo riconosca l’errore, ripresenteremo in Parlamento emendamenti di correzione».
Intanto al Senato, dove è in corso l’iter di approvazione del disegno di legge sulla riforma del lavoro, ieri si è saputo che sono 27 gli emendamenti messi a punto dal governo. Per ora sono solo bozze non ancora depositate e che trattano modifiche in parte già annunciate sull’articolo 18 (cancellazione della tipizzazione legale e la semplificazione per l’appello dei lavoratori licenziati). Ci sono anche risorse aggiuntive di circa 200 milioni (da spalmare su più anni) per gli ammortizzatori per i cocopro. Confermate le tutele per le partite Iva al di sotto di 18 mila euro l’anno e il salto del «causalone» per i contratti a tempo determinato anche oltre i sei mesi.
L’impianto della riforma progettata dal governo resta indigesto per il mondo delle imprese. Secondo una ricerca fatta da Swg per conto dell’associazione italiana per la direzione del personale il 69% dei manager dà un giudizio negativo ritenendo la riforma «con alto impatto sulla vita delle imprese, scarso su occupazione e investimenti».

Il Corriere della Sera 10.05.12

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