"Primavera in Lombardia: Berlusconi e Lega a pezzi", di Rinaldo Gianola
Non tirava una bell’aria in quell’autunno del 2010 sotto i capannoni di “Malpensafiere” a Busto Arsizio, profondo nord leghista, dove il Pd aveva deciso di organizzare l’assemblea nazionale per riflettere sulla sconfitta enorme di pochi mesi prima. In primavera la destra aveva conquistato tutte le grandi regioni del Nord, Piemonte, Lombardia, Veneto, nonostante i segnali già evidenti che la crisi economica non si sarebbe fermata e che gli effetti sociali si sarebbero aggravati nel corso dei mesi successivi. Pier Luigi Bersani venne accolto dalla consueta volgarità di qualche leghista che si sentiva offeso dall’iniziativa della sinistra in quel territorio. Il leader democratico parlò in maniche di camicia. Disse che il Pd «non si sentiva straniero al Nord» e che Berlusconi e Bossi «avevano tradito le imprese e il lavoro». Fece le sue proposte per rilanciare l’occupazione, per delineare un fisco di sostegno allo sviluppo e alle piccole-medie imprese, riprese e valorizzò quel filone ideale di solidarietà e di volontariato che proprio in Lombardia ha storiche radici e un’ampia diffusione sociale. UNA SCONFITTA DI TUTTA LA …