attualità, politica italiana

«Grecia, vince la rabbia. Punita la linea dell’austerità», di Rachele Gonnelli

Crollano Pasok e Nea Dimokratia. Ma il Paese appare ingovernabile. Vince l’umore antieuropeo. La sinistra radicale di Syriza al secondo posto. Per la prima volta neonazisti in Parlamento

C’è chi pensa che i greci, stremati dei continui sacrifici imposti dalla Trojka, abbiano votato per la dracma. Lo pensano soprattutto gli analisti economici che da oggi prevedono una settimana di Borse al calor bianco proprio per effetto del caos uscito dalle urne in Grecia. I cittadini ellenici in effetti hanno penalizzato duramente i due maggiori partiti, Nea Dimocratia e Pasok, che finora hanno sostenuto la linea della necessità dei tagli, delle privatizzazioni, della riduzione dei salari imposti dai Memorandum decisi da Fmi e Bruxelles. E hanno invece premiato, a destra e a sinistra, i partiti che questa linea rigorista hanno contestato.
Ciò che inquieta di più è l’exploit della nuova formazione politica Chris Avghi (Alba Dorata) che si innesta dichiaratamente nella tradizione nazista. Gli estremisti razzisti e iper nazionalisti, clandestini fino a pochi anni fa, entrano in Parlamento addirittura ottenendo più del doppio della soglia minima del 3 per cento. Proprio i militanti di Alba Dorata hanno assaltato nel pomeriggio ieri alcuni seggi, minacciando e insultando scrutatori e elettori di sinistra, a Petroupolis, popoloso quartiere di Atene. Non ha tranquillizzato per niente neanche il loro capo Nikos Michaloliakos comparso in serata alla tv per pronunciare frasi del tipo: «State attenti, stiamo arrivando. Continueremo la nostra lotta dentro e fuori dal Parlamento».
A sinistra sono diverse le formazioni politiche ad aver ottenuto un buon successo. In particolare Syriza, sigla della coalizione di sinistra, radicale e ambientalista guidata il trentottenne Alexis Tsipras, il più giovane leader politico greco, che è balzata al secondo posto nel firmamento parlamentare, sorpassando i socialisti del Pasok, penalizzati dal sostegno alla linea del ripiano del deficit per altro ereditato dal precedente governo di centrodestra e poi sostenitori del governo tecnico che ha preso il testimone lasciato da Gyorgy Papandreu. Se confermate dallo spoglio le proiezioni del ministero dell’Interno greco Syriza otterrebbe con il 16,3% dei voti cioè 50 deputati. Mentre il Pasok con il 13,6% si fermerebbe a 42 seggi.
Sempre stando alle proiezioni però contando anche i resti Nea Dimokratia e Pasok sulla carta avrebbero i 151 seggi necessari per avere la maggioranza nel Parlamento. In particolare i conservatori di Antonio Samaras con il 19,2% dei voti avrebbe ottenuto 109 seggi ai quali vanno aggiunti i 42 seggi dei socialisti ora guidati dal ministro delle Finanze Evangelos Venizelos. E proprio Venizelos ieri sera a spoglio ancora da ultimare, prendendo atto dello scenario di estrema ingovernabilità che rischia di riportare alle urne tra un mese gli elettori senza per altro evitare un collasso economico e statuale, ha lanciato un appello per la formazione di un governo di grande coalizione. l leader socialista ha auspicato un governo di coalizione di tutti i partiti disposti a proseguire il mandato del Memorandum, cioè ad assolvere agli impegni presi per accedere al fondo Salvastati.
Ma il leader di Nea Dimokratia Antonis Samaras, rimasta primo partito ma con quasi la metà dei consensi, si è detto pronto a guidare un governo di salvezza nazionale che imponga però la modifica del Memorandum. Mentre Panos Kammenos, a capo del nuovo partito liberal-nazionalista dei Greci Indipendenti che pure ha portato a casa un buon risultato, attorno al 10 per cento, sembra più propenso a un’alleanza con Syriza, in quanto ha detto Kammenosi due partiti «hanno una posizione comune circa il debito del Paese, anche se divergono su altre questioni di interesse nazionale». Un’alleanza che, virtualmente, potrebbe coinvolgere anche il raggruppamento di Sinistra democratica formato da transfughi del Pasok e eurocomunisti che entrerebbe in Parlamento con un 5-6 per cento.
In tutta questa frantumazione, una scelta ancora più disperata è rappresentata dall’alto tasso di astensioni che sfiorerebbero il 40 per cento.

da l’Unità

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«Un Paese ostaggio degli estremisti», di Tonia Mastrobuoni
Il partito con la croce uncinata: «Niente più soldi alle banche degli ebrei». Trionfano i neonazisti di Alba dorata e la sinistra oltranzista. Con un programma comune: via dall’euro

7% ai neonazisti Nel simbolo del partito Alba dorata è chiara l’allusione alla croce uncinata dei nazisti tedeschi Il loro punto forte è la lotta all’immigrazione Propongono di minare i confini per evitare nuovi ingressi
16% alla sinistra Militanti di Syriza la coalizione della sinistra oltranzista Sono contrari al «Memorandum», l’intesa con l’Europa del governo tecnico uscente che ha imposto pesanti tagli e sacrifici per risanare i conti pubblici
Ha vinto il voto di protesta e di ribellione contro il duro piano di austerity imposto dalla Ue in cambio dei salvataggi alla Grecia. Ha vinto la rabbia ma anche la paura degli immigrati e della miseria crescente che ha gonfiato i partiti di destra e di sinistra schiacciando in una morsa le due tradizionali formazioni moderate Pasok e Nuova Democrazia che hanno retto per qualche mese la grande coalizione guidata dal «tecnico», dall’ex banchiere centrale Papademos. Ma nella notte elettorale più attesa dalla fine della dittatura del colonnelli, il paese dell’Egeo è piombato nell’incertezza. L’unico dato inconfutabile è che i vincitori di questa tornata elettorale sono i neonazisti di Alba dorata e il carismatico leader di Syriza, Alexis Tsipras. La sua sinistra federata è diventata addirittura il secondo partito ellenico, superando il Pasok.
Nonostante i capi neghino e continuino a definirlo «nazionalista greco», il partito Alba dorata è indubbiamente un partito neonazista. A partire dal simbolo, il «meandros», un ornamento dell’antica Grecia che richiama la croce uncinata del partito di Hitler. E a proposito del Fuehrer sono inequivocabili le frasi del leader di Chrysi Avgi. Per Nikos Michaloliakos «Hitler è stato un grande personaggio». Fondato nel 1985, questo partito è sempre rimasto sotto la soglia di attenzione, comprese le politiche del 2009 quando ha preso appena lo 0,29%. Ora entra per la prima volta in Parlamento con un mostruoso 7% e una ventina di deputati.
In campagna elettorale ha sfruttato soprattutto due fattori: l’indebolimento del tradizionale partito di estrema destra, il Laos; guidato da Yiorgos Karatzaferis, il partito nazionalista si è macchiato di un peccato imperdonabile, agli occhi degli estremisti: per alcuni mesi ha appoggiato il governo Papademos. Alle ultime politiche aveva incassato il 5,4%, ieri sera sembrava addirittura a rischio il suo ingresso in Parlamento, oscillava attorno al 3%.
Il secondo fattore che ha coagulato un consenso sconcertante attorno ai neonazisti è la paura. Anzitutto, il terrore degli immigrati: Alba dorata ha proposto di mettere le mine antiuomo alle frontiere, di arrestare e rimpatriare gli illegali e di considerare ogni crimine commesso dagli immigrati con un’aggravante specifica. E ad Atene, dove sono già riusciti a entrare nel consiglio comunale e dove dilettano i colleghi ogni mattina salutandoli con il braccio teso, hanno approfittato di una trovata che li ha resi molto popolari, soprattutto tra gli anziani. Per proteggerli dai criminali comuni offrono di accompagnarli al bancomat o a ritirare la pensione. Ma nella capitale i militanti sono famosi soprattutto per le violenze contro gli immigrati.
Ovviamente un tema centrale anche di questo partito è la crisi e l’austerità imposta dall’Europa. Alba dorata propone di non ripagare il debito pubblico, tout court. In una intervista di sabato a questo giornale, la figlia di Michaloliakos, Urania, ha spiegato che non va restituito perché andrebbe alle banche «controllate da americani ed ebrei». Per risollevare l’economia Chrysi Avgi suggerisce di sfruttare i presunti giacimenti di idrocarburi nell’Egeo.
Dall’altro lato dello spettro politico greco bisognerà invece seguire con grandissima attenzione cosa avverrà attorno ai due partiti principali a sinistra dei socialisti. Il grande vincitore di questa tornata elettorale è anche stato durante la campagna elettorale il più aggressivo antagonista del Pasok, Alexis Tsipras, leader della sinistra federata Syriza. Trentasettenne, è l’uomo che ha definito il memorandum una «barbarie» e che ha salutato ieri notte il balzo del suo partito dal 4,6% del 2009 al 16% come una «rivoluzione pacifica».
In campagna elettorale ha insistito molto sul tema della crisi. Tra i suoi cavalli di battaglia, la cancellazione della gran parte del debito greco, la sospensione del pagamento degli interessi, ma anche l’introduzione di tasse più pesanti per i ricchi e il taglio delle spese militari.
Tsipras ha teso più volte la mano ai trinariciuti comunisti del Kke, che sono rimasti tuttavia inamovibili. Da sempre irriducibile a qualsiasi idea di federarsi con altri partiti di sinistra, Aleka Papariga ha impostato la sua campagna elettorale su una proposta inequivocabile: uscire dall’euro e dall’Ue. Chissà se qualcuno l’ha informata che il Patto di Varsavia è morto da vent’anni.

da La Stampa

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«L’ombra nera di Alba d’oro sulla democrazia ateniese», di D. F.

ATENE — La maglietta dice «Pit Bull», lo sguardo assicura «azzanno». Ilias Panagiotaros ha i muscoli dilatati quasi quanto le pupille. Abbaia minacce contro gli immigrati illegali, gonfia i numeri («sono tre milioni», le statistiche ufficiali calcolano uno) non ce ne sarebbe bisogno: il suo partito è riuscito a imporre la questione degli stranieri a tutti gli altri. L’ex ministro della Sanità (socialista) ha chiesto che vengano sottoposti a test sanitari — «per evitare una bomba a orologeria igienica» — e il suo capo Evangelos Venizelos ha promesso «di ripulire le periferie».
A loro il populismo non è bastato, ad Alba d’oro sì. La formazione che si ispira agli «eroi» della giunta militare entra per la prima volta nel parlamento greco. Secondo le proiezioni, ha raccolto quasi il 7 per cento dei voti, tre anni fa si era fermata allo 0,23. Ha tolto elettori alla destra tradizionale e agli ultranazionalisti di Laos che rischiano di non superare la soglia del 3 per cento.
Non vogliono sentirsi chiamare neonazisti, eppure sventolano le bandiere nere con disegnato il simbolo del meandro in oro, che richiama la Grecia classica e ricorda una svastica. Quando il leader Nikolas Mihaloliakos ha conquistato un posto al consiglio comunale di Atene nel 2010, si è presentato alla prima assemblea con il saluto a braccio teso. I militanti organizzano ronde notturne nelle zone più degradate delle città. Accompagnano gli anziani ai bancomat per protezione, distribuiscono piatti caldi e vestiti. Chiedono la carta d’identità, chi non è greco viene bastonato.
Panagiotaros, portavoce del partito, sta seduto tra le mimetiche e le decorazioni militari che vende nel suo negozio a Kolonòs, uno dei quartieri di Atene che la crisi ha trasformato in ghetti per gli immigrati. Alle pareti le foto di Giorgios Papadopoulos, che nel 1967 guidò il colpo di Stato dei colonnelli. «Erano greci orgogliosi di essere greci. Proprio come noi» commenta.
Il conservatore Antonis Samaras, che per primo tenterà di formare un governo, aveva avvertito in campagna elettorale che «il passo dell’oca non deve rimbombare in Parlamento». Quando settant’anni fa i nazisti sventolarono la svastica sull’Acropoli, il nonno scrittore si uccise come gesto di protesta. Adesso Samaras dovrà convivere con le proposte della ventina di deputati di Alba d’oro, che Panagiotaros elenca come un bollettino di guerra: «Vogliamo l’espulsione di tutti gli immigrati illegali, anche di quelli con i documenti che tanto hanno ottenuto pagando mazzette. Le frontiere devono essere minate e la Grecia deve uscire dal trattato di Schengen. Le organizzazioni non governative straniere vanno cacciate». E il memorandum firmato con la troika? «E’ da stracciare».

da Il Corriere della Sera