scuola | formazione

"Maestro unico o unico-prevalente la riforma Gelmini è un fallimento", di Salvo Intravaia

Il monitoraggio sullo stato di attuazione delle ristrutturazioni degli ultimi tre ministri ha evidenziato tra l’altro che alle elementari una classe su cinque funziona addirittura con più di tre insegnanti e le rimanenti con tre. “Maestro unico” all’elementare? La novità proposta per giustificare la demolizione del modulo di tre insegnanti su due classi è rimasta soltanto un’idea nella testa dell’ex ministro Mariastella Gelmini. La realtà è un’altra cosa: il modulo è stato in effetti minato alla base, mentre del maestro unico nessuna traccia. A certificare il flop del maestro unico, poi diventato “unico-prevalente”, è lo stesso ministero dell’Istruzione, che qualche giorno fa ha pubblicato gli esiti del monitoraggio sullo stato di attuazione delle riforme Moratti, Fioroni e Gelmini del primo ciclo, in cui l’unico ad essere promosso da coloro che hanno materialmente attuato le riforme sembra l’ex ministro Fioroni.

Perché anche l’anticipo scolastico alla materna e all’elementare, introdotto dalla Moratti, viene giudicato una mezza sciagura da chi lo ha dovuto subire in questi anni. Ma andiamo con ordine. Oggi, dopo tre anni di riforma Gelmini, una classe di scuola elementare su cinque funziona addirittura con più di tre maestri, la restante parte con tre. E se a questi aggiungiamo gli specialisti di Inglese, Religione e spesso di sostegno si scopre che alla scuola primaria i bambini possono vedere nell’arco della settimana anche sette e più insegnanti. Come alla scuola media e al liceo. E la scuola vintage con un unico maestro, come quella frequentata dai quaranta/cinquantenni di oggi?

Nel 2009 la riforma Gelmini del primo ciclo di istruzione – la scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado – smonta il “modulo”, che fino a quel momento ha fatto la fortuna della scuola elementare italiana. L’obiettivo è quello di tagliare il maggior numero di posti possibile sfruttando al massimo l’orario di cattedra dei maestri: 22 ore settimanali, più due di programmazione. E al posto delle 30 e più ore settimanali vengono lanciate tre opzioni, a scelta delle famiglie: 24, 27 e 30 ore a settimana. Più il tempo pieno di 40 ore settimanali. Le 24 ore hanno la finalità di realizzare l’ipotesi di una scuola elementare con un solo maestro per classe.

Perché, nell’ipotesi di scelta in massa da parte delle famiglie di questa opzione, basterebbe un solo insegnante curricolare, con 22 ore settimanali, a completare l’orario della classe. Le restanti due ore sono appannaggio dai docenti specialisti di Inglese e di Religione. E il gioco è fatto. Ma le famiglie che scelgono le 24 ore sono una percentuale “residuale”, scrive l’Ansas che ha curato il monitoraggio in questione: lo 0,4 per cento, cioè quattro su mille. La stragrande maggioranza delle famiglie italiane continuano a richiedere 30 ore a settimana di istruzione per i propri figli, anche se, per effetto dei tagli, una parte consistente – il 30 per cento – dovrà accontentarsi di 27 ore di lezione a settimana.

Intanto, il modulo è stato smontato e le scuole anno dopo anno si sono dovute accontentare di un numero di docenti sempre minore. Per fare quadrare i conti, così, in alcune classi le scuole sono riuscite a mantenere il modulo con tre insegnanti su due classi, ma nella restante parte l’orario è diventato uno “spezzatino”, come avevano previsto i sindacati. “Gli esiti del monitoraggio – scrivono gli esperti dell’Ansas – hanno rilevato che, per effetto della riforma, a livello nazionale sul totale di 82.396 classi funzionanti con orario ordinario da 24 a 30 ore, è stata introdotta una diversa organizzazione delle risorse umane con utilizzo di un numero superiore a tre docenti per classe (esclusi gli specialisti di Inglese, Religione e sostegno) per un numero complessivo di 16.463 classi interessate, pari al 20 per cento”.

Anche il maestro unico-prevalente ha trovato difficoltà ad affermarsi: le classi dove è presente un docente con orario prevalente – con più ore dei colleghi – rappresentano il 54 per cento. Ma non solo. Ai docenti delle elementari è stato chiesto un parere anche sull’anticipo scolastico, cavallo di battaglia dell’ex sindaco di Milano Letizia Moratti, che consente ancora oggi l’ingresso alla scuola elementare a cinque anni e mezzo e alla materna a due anni e mezzo. E la risposta è chiara: un mezzo disastro. L’unico ad essere “promosso” dagli insegnanti sembra essere l’ex ministro Fioroni. Le sue “indicazioni per il curricolo” sono decisamente più apprezzate e più utilizzate delle “indicazioni nazionali” della Moratti.

da repubblica.it

3 Commenti

I commenti sono chiusi.