L ’adesione all’appello contro il femminicidio è un ottimo segnale. Ma bisogna fare di più: portare le donne al centro del Paese. L ’accoglienza ampia e corale che sta ricevendo l’appello Mai più complici è di grande conforto. Migliaia di persone da tutta Italia e tante figure illustri della vita pubblica italiana hanno aderito. Particolarmente importante è la risposta che arriva dagli uomini che numerosi sottoscrivono un appello lanciato da donne ma essenzialmente rivolto a loro.
Un appello che li chiama in causa perché la violenza che si esercita contro le donne, sino alle incredibili cifre dei femminicidi, è cosa che li riguarda, che li interroga sulla difficoltà, se non rifiuto, che tanti, troppi giovani uomini mostrano ad accettare la libertà delle donne. Una incapacità, una inadeguatezza di misurarsi, di comprendere, anche di scontrarsi bandendo la violenza, con una donna che si sente e si pone come un soggetto consapevole di sé, desiderosa di essere signora del proprio destino.
Nello scarto tra una realtà femminile mutata e la permanenza di una mentalità che si aggrappa a fantasmi del passato, per trarre un surrogato di potere, si sprigiona la violenza, il ricorso all’arcaismo della forza bruta. È il segno di una fragilità che viene illusa e rafforzata da tante, troppe narrazioni che mostrano le donne come oggetti a disposizione del desiderio maschile.
Cambiare questo stato di cose richiede un lavoro di lunga lena e l’intervento di tutti, non sono sufficienti solo nuove leggi o inasprimenti delle pene. Bisogna agire su tanti fronti: dal governo al parlamento, dai media alla magistratura, alla polizia, alle agenzie educative laiche e religiose, al mondo dello sport per arrivare a colmare quello scarto tra una libertà femminile che si vuole affermare nel mondo e un mondo che resiste. Per vincere anche la vergogna e la paura che tanto spesso paralizzano la volontà delle donne vittime di violenza.
Noi di Se non ora quando? che abbiamo con altre promosso l’appello vogliamo, dalla nostra prospettiva di movimento organizzato di donne, contribuire a colmare quello iato. Vogliamo combattere la violenza che si scatena contro le donne non solo chiamando alla responsabilità civile l’opinione pubblica ma mettendo al centro della vita nazionale le donne. Mettere al centro dell’agenda di governo, per consentire alla società italiana di uscire dal cono d’ombra in cui si trova, le questioni che riguardano la loro drammatica mancanza di lavoro, la altrettanto drammatica difficoltà, per mancanza di servizi, di tenere assieme il lavoro, quando c’è, con la cura di bambini, anziani. Siamo consapevoli che è un’impresa gigantesca modificare l’asse su cui sinora si sono stabilite le compatibilità economiche, sociali e politiche e imporre come priorità il lavoro delle donne e un welfare post patriarcale. Solo le donne possono assumersi il carico e la responsabilità di spingere in questa direzione. Ma devono essere in condizioni di poterlo fare. Per questa ragione abbiamo detto, in ultimo in piazza l’11 dicembre dello scorso anno, che a governare e a fare le leggi siano donne e uomini alla pari.
l’Unità 03.05.12
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“Uomo uccide donna? Non fa notizia”, di Margherita Hack
È in atto un movimento di rivolta delle donne contro la violenza alle donne. Una volta si diceva che se un cane morde un uomo non fa notizia. Oggi gli omicidi di donne commessi dai loro partner sono così diffusi che si dovrebbe dire che se una donna viene uccisa dal suo partner non fa notizia.
Giorni fa scrivevo che l’introduzione dell’Imu al posto dell’Ici è una delle solite riforma all’italiana, in cui si cambia il nome ma non la sostanza. Ora ho capito che non è così: mentre l’Ici andava tutta ai Comuni, l’Imu, oltre ad essere più alta, per metà andrà allo Stato. Ma c’è dell’altro. Se è vero quanto si legge, un pensionato o una vedova che non possono più stare nella loro abitazione e decidano di andare in una casa di riposo, dovranno pagare l’Imu sulla casa vuota come se fosse una seconda casa. Spero solo sia una notizia sbagliata.
Ho letto che Enrico Bondi, risanatore di Montedison e Parmalat, è stato incaricato di un compito molto più difficile dei precedenti: ridurre i costi dei ministeri. Auguri.
Fra poco cominceranno gli Europei di calcio. Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, ha detto che non assisterà alle partite in Ucraina se non sarà lasciata libera Iulia Timoshenko, l’ex premier in carcere da mesi. Anche Angela Merkel ha detto che è pronta a cancellare la sua partecipazione. Non sarà il caso che anche l’Italia dica qualcosa per il rispetto dei diritti umani?
Gli stipendi dei lavoratori italiani risultano i più bassi d’Europa. Però gli stipendi dei vip italiani risultano i più alti d’Europa. Ad esempio, Michele Valenzise, ambasciatore italiano a Berlino prende 240.000 euro l’anno, mentre Merkel, cancelliera tedesca, 108.000. Antonio Manganelli, capo della polizia, ne prende 620.000, il capo dell’Fbi degli Stati Uniti 116.000. Qualcosa che non va…
l’Unità 03.05.12