Un omicidio su quattro uccide una donna, per non parlare di tutte le altre violenze che vengono commesse quotidianamente. È il caso di Vanessa, appena uccisa a Enna da un fidanzato pazzo di gelosia, ieri la sua autopsia che ha escluso cocaina o altre sostanze
stupefacenti. E ieri un altro delitto contro una donna. Antonietta Giarrusso, di 65 anni, titolare di una fabbrica di parrucche, è stata assassinata nel suo negozio in via Dante, nel centro di Palermo. La vittima è stata trovata con un paio di forbici conficcate nella gola. Sono in corso indagini per cercare di ricostruire la dinamica del delitto.Una rapina fallita per la pronta reazione della vittima è l’ipotesi investigativa prevalente
per la sua morte. Ma gli investigatori stanno esaminando con attenzione alcuni dettagli che potrebbero portare a una diversa soluzione. Nella cassa del negozio di via Dante la polizia ha trovato quasi mille euro in contanti. Nessun segno di un’eventuale ricerca di denaro. Non si può escludere comunque che l’assassino,
dopo avere aggredito la donna colpendola con una forbice e un coltello, sia fuggito senza perdere tempo nel timore di essere scoperto. Ha lasciato la forbice conficcata nella gola della vittima e ha portato via il manico del coltello che si era spezzato. Porta forzata. Per ritardare la scoperta del delitto l’aggressore ha chiuso la porta del negozio portando via la chiave. Antonietta Giarrusso era stata vista per l’ultima volta alle 11,30 dall’ex portiere dello stabile vicino. «Era una persona perbene, conosciuta e stimata da tutti», ha detto. Secondo il medico legale la morte risalirebbe proprio a quell’ora. Dopo aver compiuto il delitto, l’assassino è fuggito senza rubare nulla: il denaro che era presente nel negozio è stato tutto ritrovato. Machi ha ucciso ha anche adottato una cautela per ritarda la scoperta del cadavere: ha chiuso il negozio e ha portato con sè la chiava. Quando il secondo marito della donna, un uomo di 90 anni, si è recato sul posto non vedendo rientrare la moglie ha trovato la porta chiusa e ha chiamato un fabbro per aprirla. Il corpo giaceva sul retro del negozio. Confermato che le armi del delitto sono due: un coltello, la cui lama si è spezzata nelle carni delle vittima, e un paio di forbici che l’assassino ha lasciato conficcate nella gola della donna. La polizia sta interrogando i commercianti dei negozi vicini. Adesione illustre. Intanto per la
campagna di sensibilizzazione a cui
ha aderito anche questo giornale, un’adesione illustre, quella di Rita Levi Montalcini: «Aderisco con piacere e anche con grande dispiacere, e firmo convintamente». Questa la sua adesione all’appello di «Se non ora quando? Mai più complici», contro la violenza sulle donne. Accanto al suo nome- riferiscono i promotori dell’appello – anche Franca Zambonini di Famiglia Cristiana, Michele Salvati, direttore del Mulino e Chiara Saraceno, sociologa. Ha aderito anche Mara Carfagna, deputato Pdl ed ex ministro per le Pari opportunità: «L’attenzione è la prima risposta ai casi di violenza contro le donne. Attenzione che deve
essere accompagnata dalla certezza della pena per i colpevoli e a misure di sostegno e di accoglienza per le vittime. Per questa ragione riunire migliaia di persone, donne e uomini, attorno ad un solo scopo é certamente importante». Per la morte di Vanessa Scialfa, intanto, un’iniziativa dal valore simbolico. Le scarpe della donne uccise dal 2008 al 2010 per non dimenticare la ventenne uccisa a Enna martedì scorso dal fidanzato. Trecentosessanta paia di scarpe per «dire no al femminicidio
e alla violenza sulle donne». L’installazione, a cura del centro antiviolenza “Sandra Crescimanno” di Piazza Armerina (Enna) sarà allestita sabato in piazza Vittorio Emanuele. E sempre il 5 maggio, a cura di un gruppo di associazioni cittadine, si terrà una fiaccolata che percorrerà le vie del centro. Nel giorno dei funerali della ragazza, il Comune ha affisso un manifesto che esprime «dolore e sgomento per la tragica fine
della giovane Vanessa, ultima vittimainnocente di quella violenza alle donne che, a volte, si verifica nella preoccupante indifferenza e distrazione dei tanti». Nel manifesto il sindaco Paolo Garofalo invita ogni donna che subisce violenza a denunciare
il reato per garantire la libertà e l’integrità di ogni cittadino.
l’Unità 01.05.12