"Astensionisti sì, ma solo a parole", di Paolo Natale
Come diceva l’altroieri Napolitano, gli imprenditori dell’anti-politica e del qualunquismo, dal Giannini dell’Uomo Qualunque all’Albanese del Cetto Laqualunque, sono sempre in agguato. Pronti a gettare un seme che sperano germogli nelle coscienze dei cittadini. E quindi dichiarare terminata l’esperienza della democrazia elettorale. Complici gli stessi sondaggi di voto, che a più riprese sottolineano come poco meno della metà degli elettori si dichiarano astensionisti, o quanto meno dubbiosi sulla partecipazione attiva o sulla forza politica da appoggiare. C’è ovviamente del vero in quanto viene veicolato dalle indagini demoscopiche: gli antichi adepti dei principali partiti italiani vivono oggi un momento di forte confusione, di incapacità di formulare il loro appoggio a questo o quel movimento politico. Se ne avvantaggiano, fino a renderli particolarmente visibili, con percentuali di consensi che sfiorano il 10 per cento, tutte quelle aree che si nutrono di anti-politica, o di alterità complessiva al sistema, o di feroce critica alle pratiche dei partiti istituzionalizzati. I grillini, i partiti della sinistra più radicale, i movimentisti più o meno legati alla rete vengono molto gettonati, in …