La soddisfazione per il sorpasso di Hollande. La cautela per un ballottaggio che resta aperto anche se con un favorito molto vicino al Partito democratico. La preoccupazione per l’exploit della destra di Marine Le Pen che «però difficilmente viene imbarcata dai gollisti». Ma al fondo Pier Luigi Bersani si dice convinto che le presidenziali francesi cambieranno le politiche dell’Europa.E che saranno una svolta anche per quelle italiane: «Se Hollande arriva all’Eliseo la piattaforma concretissima e non ideologica dei progressisti europei che abbiamo sottoscritto a Parigi, deve diventare una piattaforma per l’Europa. E per Monti».
Lei crede al vecchio slogan per cui quando gira il vento in un Paese del Vecchio continente, quel vento arriva anche in Italia? «Sì, ci credo. Il voto francese, quello dei land tedeschi e le prossime amministrative italiane possono segnare un mutamento delle opinioni. E se davvero gli equilibri verranno stravolti, noi ci attrezziamo a prendere quel vento.
A interpretarlo». Significa che nel Pd scatterà la tentazione di correre alle urne con elezioni anticipate? «No, ho dato la mia parola. La fedeltà al governo Monti fino alla fine della legislatura è fuori discussione. Ma faremo la nostra parte nel solco di quello che abbiamo detto sin qui. La parola d’ordine è ricostruzione. Nella ricetta italiana vuol dire rivolgersi non solo alle forze di sinistra e di centrosinistra. Perchéè giunto il momento di chiarire se vogliamo una democrazia occidentale che assomigli alle altre o se continuiamo a inseguire anomalie. Pensoa quello che ho visto negli ultimi due giorni».
Il Partito della nazione e la novità annunciata da Alfano? «In quale democrazia del mondo la politica si imposta in questo modo? In nessuno. Noi abbiamo bisogno di formazioni politiche stabili, aperte, rinnovate che organizzano le alternative. O pensiamo di inventarci ogni volta un film che ci porta a sbattere contro un muro? Con gli elettori, il prossimo anno, andrà chiarita una questione di fondo: se occorrono partiti ripuliti ma veri o un salvatore della patria, un altro specchietto per le allodole». Con Hollande all’Eliseo la Francia andrebbe a sinistra.
Quanto fa ancora paura all’Italia questa parola? «Se Hollande vince lo fa come espressione di un centrosinistra che contrasta la destra lepenianae sarkoziana. Sul piano politico, nel fondo del nostro paese, ci sono cittadini prontissimi a sostenere forze riformiste e progressiste che mettono un po’ di uguaglianza nei processi di crescita e chiedono una democrazia capace di contrastare piegature populiste».
Cambierà anche l’Europa? «Il successo del leader socialista sarebbe un primo passo di cambiamento per la Francia e per l’Europa. Non è certo un caso che in molti paesi, Italia compresa, tanti esponenti conservatori si augurino la vittoria di Hollande. Qui lo hanno detto Tremonti e Sandro Bondi. La destra europea è prigioniera del meccanismo di consenso che ha creato, ostile a una solidarietà continentale. Ma adesso vedono che si va al disastro e non hanno la forza per correggere al rotta. Con un nuovo presidente a Parigi si mette in movimento una diplomazia del cambiamento.
Tanti paesi troverebbero il modo di collegarsi. Non solo quelli del sì al fiscal compact. La Merkel stessa ne dovrebbe prendere atto».
Lei chiede già a Monti di cambiare linea rispetto al solo rigore? «I progressisti hanno una piattaforma concretissima. Firmata anche dai socialdemocratici tedeschi per cui non è stato facile accettare la mutualizzazione di una parte del debitoe l’ok alla tassa sulle transazioni finanziarie. Diciamo così: anche per il nostro Paese si apre qualche spazio, la possibilità di avere più voce in capitolo.
Monti è chiamato a far sentire questa voce».
Per rimanere su Monti, lei fu il primo a parlare di un governo nel 2013 composto da un mix di tecnici e politici . Oggi invece chiede ai ministri di fare i ministri. Perché? «Ma per carità. Quando vorranno fare outing sulle loro scelte politiche saranno i benvenuti. Non solo hanno il diritto di fare politica ma ne hanno anche la capacità e le competenze. Confermo quello che dissi: Dio ci scampi e liberi da un esecutivo, il prossimo, fatto con il manuale Cencelli. Dopo i competenti mettiamo gli incompetenti? Ma siamo matti! Dopo che finalmente le donne hanno occupato le poltrone in dicasterichiave torniamoa metterle nei posti ornamentali? Non succederà».
Secondo Montezemolo chi tifa Hollande, come lei, gioca in difesa. «È una teoria stucchevole. È la teoria per cui se un partito si chiama socialista o socialdemocratico è arretrato, appartiene al secolo scorso. Ma sono tutti imbecilli quelli che vivono in Francia o in Germania? Sono cittadini che vivono nella società dell’800? Ci vuole molta più modestia quando si parla di politica. L’uomo e il partito che i francesi stanno mandando all’Eliseo non sono vecchiumi». Stamattina i mercati diranno come reagisce la finanza al successo dei socialisti. Preoccupato? «Può arrivare una reazione negativa solo perché tutti i paesi, durante le elezioni, mettono un po’ di polvere sotto il tappeto e dopo vengono alla lucei problemi. Ma lo sa il Fondo monetario, lo sanno gli Stati uniti: la decrescita dell’Europa è il fattore che rallenta il mondo intero. Tutti invocano un’altra politica europea. Per questo un cambiamento delle politiche comunitarie non sarà punito dal mondo».
La Repubblica 23.04.12