"Le parole sbagliate di Formigoni", di Massimo Giannini
Con buona dose di impudenza, il presidente della Regione Lombardia torna sul luogo del “delitto”. Ma ancora una volta, non lo fa per rispondere in modo finalmente trasparente e inequivoco alle troppe domande inevase che riguardano i suoi capodanni alle Antille, forse pagati dall´amico di tante battaglie Pierangelo Daccò. Nel più tradizionale costume della “casa” berlusconiana, dalla quale anche il Celeste in fondo proviene, Formigoni reagisce al bisogno di chiarezza che viene dall´opinione pubblica rilanciando una sequela di accuse del tutto prive di senso. Non una parola sulle distinte bancarie che potrebbero provare quello che aveva scritto nella lettera a “Tempi”, e cioè che il viaggio e il soggiorno ad Anguilla lo ha pagato “con il suo stipendio”. Un fiume di parole, invece, per denunciare l´ennesimo “complotto” contro la sua specchiata persona, ordito dai “quotidiani dell´armata diffamatoria”, ai quali il governatore giura di non aver mai detto che avrebbe esibito le ricevute di quei suoi viaggi a cinque stelle. Non sappiamo se il governatore includa anche Repubblica, in questa sua denuncia. Sappiamo per certo che, …