Grillo, Di Pietro e radicali, ma anche Renzi: soffia il vento della protesta. Ai nastri di partenza sono un certo numero: almeno tre in prima fila, ai quali vanno aggiunti singoli personaggi per quota-parte. La gara, anzi l’opa, per la conquista della rappresentanza di quella larga – sempre più larga, stando ai sondaggi – fetta di elettorato a vari gradi delusa, indignata, arrabbiata, schifata dalla politica e dai partiti è in pieno svolgimento.
Il più scatenato, almeno quanto a urla vere e ad attivismo comiziesco da campagna elettorale per le prossime amministrative, è Beppe Grillo: 104 liste (dice lui, ma sul sito del Movimento 5 stelle ne abbiamo contate 102) sparse sul territorio ma con una fortissima prevalenza in Veneto, Lombardia e Piemonte, l’ex comico si muove in camper annunciando le soste su Twitter e diffondendo filmati su Youtube. La rete, innanzitutto, dalla quale, dice, emergeranno decisioni collegiali se i sondaggi roboanti che danno in crescita i grillini saranno confermati alle politiche del prossimo anno. Intanto, ogni giorno le spara più grosse: ieri ha proposto l’uscita dall’euro e la non restituzione del debito pubblico. L’ultimo che esplicitò un’idea simile fu Rino Formica nella Prima repubblica e per questo si beccò giustamente del «commercialista di Bari» da Nino Andreatta, che riteneva un’ipotesi del genere un vero e proprio «tradimento», un «furto» da parte dello stato nei confronti dei cittadini, dunque improponibile. Chissà se i seguaci di Grillo, molti dei quali potrebbero avere i loro risparmi in Bot e Cct, apprezzeranno la proposta del loro leader. Da notare anche una certa contraddizione furbesca tra la dichiarata intenzione di «fare il processo di Norimberga ai partiti» e la difesa di Bossi e della Lega, vittime, secondo Grillo, di un attacco mediatico.
Tra coloro che si distinguono per tasso di antipolitica, anzi, che sull’antipolitica si buttano da dentro il palazzo, c’è Antonio Di Pietro. Suo bersaglio preferito il governo e i partiti (gli altri). La questione della legge sul finanziamento pubblico gli ha dato l’opportunità di uscire dall’angolo: da domani, al grido di “Giù le mani dal sacco” (questo il nome della campagna) militanti dell’Idv saranno nelle piazze con banchetti a raccogliere le firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che elimini il finanziamento dei partiti.
Last, but not least, i radicali. Storici inventori e diffusori del termine “partitocrazia”, non potevano restare indietro di fronte all’esplodere della protesta. A ottobre avrà inizio la raccolta di firme per un nuovo referendum abrogativo del finanziamento pubblico e a quel punto la loro strada potrà convergere con quella di Di Pietro. Intanto il segretario Mario Staderini ha annunciato la presentazione di una proposta per istituire una commissione di inchiesta sul «bottino» dei partiti e la home page del sito radicale è concentratissima sulla battaglia.
Fin qui i principali candidati a raccogliere i frutti della ventata anti-partiti. Le prossime amministrative saranno un test importante soprattutto per Grillo, visto che Di Pietro è alleato quasi ovunque con Pd e Sel e i candidati radicali sono per lo più sparpagliati in liste civiche.
Tra i personaggi portatori in proprio di istanze per certi aspetti vicine all’antipolitica, o comunque molto critici nei confronti degli attuali partiti, ci sono sicuramente Matteo Renzi, Luigi De Magistris e Luca Cordero di Montezemolo: è probabile che nel 2013 ognuno di loro avrà scelto come scendere in campo.
da Europa Quotidiano 20.04.12