"La maledizione televisiva", di Giovanni Valentini
Non c’è da meravigliarsi più di tanto che perfino il governo di “impegno nazionale”, quello che dovrebbe traghettare il Paese e portarlo fuori dalle secche della crisi, possa rischiare il naufragio sugli scogli della televisione. Se la Prima Repubblica era fondata sul lavoro, come recita ancora l’articolo 1 della Costituzione, la Seconda Repubblica è fondata infatti sulla tv: cioè sulla formazione e sulla raccolta del consenso attraverso la tv. E per Berlusconi questo è un dogma assoluto. ÈUNA verità rivelata, una stella polare, oltre che naturalmente una fonte inesauribile di guadagno e quindi un “oggetto oscuro” di interesse privato. Al confronto della “questione televisiva”, aperta ormai da più di trent’anni, anche lo scandalo dei finanziamenti pubblici ai partiti diventa in fondo una bagattella da squallidi tesorieri-faccendieri. Qui c’è ben altro. C’è, dal ’94, un partito-azienda che s’è costituito per supplire alle coperture di cui aveva goduto fino ad allora da parte del vecchio Caf (il sistema di potere con a capo Craxi, Andreotti e Forlani) e per difendere gli affari personali del suo leader. Altro …