«Il mio compito è salvare il Paese. Sono stato chiamato per questo, per metterlo in sicurezza. Deve essere chiaro». I mercati tornano a fibrillare, la Borsa di Milano subisce un altro pesante scossone, lo spread con i bund tedeschi si impenna fino a sfiorare la soglia psicologica dei 400 punti, i tassi sui nostri titoli di Stato crescono. Una situazione che certo non lascia tranquillo Mario Monti. Alle prese con un sisma che seppure ha l´epicentro in Spagna, allarga il raggio delle sue scosse anche all´Italia.
Tutti elementi di allarme che si affiancano, però, ad un fattore considerato a Palazzo Chigi ancora più preoccupante: il nervosismo che sta agitando la maggioranza. In particolare i distinguo con cui il Pdl sta affrontando la riforma del lavoro costituiscono un dato di inquietudine. Non tanto per la semplice richiesta di modificare il provvedimento, ma per il senso di instabilità che stanno trasmettendo dentro l´esecutivo e nella comunità internazionale.
Il presidente del consiglio è convinto che nessuno – né il Pdl, nè il Pd – in questo momento coltivi la tentazione di far cadere tutto e far precipitare il Paese verso le elezioni anticipate. Le conseguenze sui nostri fondamentali dell´economia, a partire dal pil che nel 2012 è stimato sempre più in discesa, sarebbero devastanti. Il timore però è quello di ritrovarsi in una gabbia, in una «palude» di veti incrociati in cui è di fatto impossibile dare una direzione al governo e in cui la squadra “montiana” perde ogni forma di autonomia. A quel punto ogni passo di Palazzo Chigi o dei ministri verrebbe contraddetto o smentito di volta in volta da un pezzo della maggioranza. Uno degli esempi che circola alla presidenza del consiglio fa riferimento a quel che è accaduto proprio ieri sulla vicenda Imu. Con il relatore di maggioranza, il pidiellino Conte, che annuncia un emendamento per rateizzare l´imposta senza concordarlo o perlomeno annunciarlo agli uomini del Professore. E il segretario del Pd Bersani che per tutta risposta rispolvera l´idea della “patrimoniale” proprio per contestare la linea berlusconiana. Una miscela esplosiva, insomma, di cui il presidente del consiglio è consapevole. Un episodio che spiega le ansie che assillano il Professore in queste ore.
Del resto, le mosse compiute di recente dal Popolo delle Libertà hanno provocato un certo disorientamento. L´accordo siglato dal segretario Alfano sulla riforma del lavoro è stato poco dopo messo in discussione. Il timore del premier è che una parte consistente del partito di maggioranza relativa stia remando anche contro l´ex ministro della Giustizia. In particolare il gruppo “anziano” dei berlusconiani e gli ex An che tentano di strappare un ruolo nella nuova fase. Così come nessuno nel governo ha trascurato l´asse che improvvisamente si è saldato con il presidente uscente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Quel giudizio – «very bad» – rilasciato sul Financial times ha fatto letteralmente infuriare Monti proprio per l´immagine che si dava all´estero del Paese. E la successiva “alleanza” con il Pdl ha fatto sorgere in molti il sospetto che ci sia un disegno per il coinvolgimento «politico» della imprenditrice.
Lo stesso presidente del consiglio e il ministro del Lavoro Fornero stanno già predisponendo alcune soluzioni sulla “flessibilità in entrata” per accogliere in parte le richieste di Alfano. Ma gli interrogativi di Palazzo Chigi riguardano gli obiettivi «generali» e non quelli circoscritti alla “riforma Fornero”. La paura che in prossimità del voto amministrativo del 6 maggio, la campagna elettorale prenda il sopravvento sulla solidarietà di coalizione. Perché la bussola che orienta il capo del governo – sempre in contatto con il Quirinale – si ferma sempre su un punto: «Sono stato chiamato per salvare il Paese, e i compromessi possono essere siglati solo per il bene del Paese. E non al ribasso». Del resto, proprio nell´ultimo vertice a palazzo Grazioli, Silvio Berlusconi è stato esplicito su questo confermando i timori del suo successore: «Non dobbiamo mettere a rischio il governo, ma nello stesso tempo dobbiamo cogliere l´occasione di quel che sta accadendo nella Lega per tuffarci sul loro elettorato. E per farlo non possiamo lasciare spazio alle parole d´ordine del Carroccio, a cominciare dal lavoro». E quindi prendere indirettamente le distanze. Un modo anche per instaurare il metodo dello scambio su alcune materie sensibili come la giustizia. Su cui il ministro Severino sta subendo costanti «pressioni» proprio dalla componente meno dialogante del Pdl.
Non solo. Con la tornata di maggio, si apre di fatto la campagna elettorale per le politiche. E tra gli uomini del Professore c´è chi prende in considerazione la possibilità che qualcuno sia interessato a diluire il ruolo di Monti, a sfibrarlo e a scaricare su di lui le eventuali responsabilità di una crisi economica perdurante per poi tentare di presentarsi alle urne come unico soggetto affidabile.
Un clima dunque che rischia di trasformare Palazzo Chigi in un fortino nel quale asserragliarsi per organizzare una difesa sia dal fuoco esterno, quello dei mercati finanziari, sia da quello «amico», alcuni dei partiti di maggioranza. Anche per questo il premier ha convocato per martedì prossimo un vertice con i tre segretari Alfano, Bersani e Casini. Per reclamare un chiarimento. E ha rinunciato al G8 dei ministri finanziari che si riunisce a Washington per affrontare la situazione e non stare lontano da Roma per troppo tempo.
Un clima che in settori del Pdl sta facendo circolare la tentazione di far naufragare il vascello di Monti in estate e votare in autunno. Una soluzione contro cui, però, il Cavaliere e anche il segretario del Pd stanno attrezzando una sorta di trincea di «fine legislatura». Che tuttavia rischia di essere spazzata via se il patto sulle riforme – compresa quella elettorale – dovesse saltare nelle prossime settimane. Tanti indizi, quindi, che stanno facendo scattare il campanello d´allarme a Palazzo Chigi. Anche se nel corso del consiglio dei ministri di ieri, il Professore ha rassicurato suoi colleghi: «Andiamo avanti, nonostante i tentativi di rallentarci e di guadagnare qualche in voto in più alle prossime amministrative».
La Repubblica 14.04.12