Sembra passato un secolo da quando, a marzo del 2011, Areadem da Cortona lanciava l’idea di ungoverno di transizione e di responsabilità nazionale, guidato da una personalità autorevole, in grado di allontanare l’Italia dal baratro del fallimento, di avviare l’uscita dal berlusconismo, e di preparare una stagione politica nuova. La svolta c’è stata: anche grazie all’iniziativa del Pd, Berlusconi non è più a Palazzo Chigi, dal 16 novembre è in carica il governo Monti il quale, con il sostegno parlamentare di Pd, Pdl e Terzo Polo, sta realizzando un ambizioso e complesso programma di riforme.
La concreta esperienza di questi cinque mesi ci ricorda che siamo di fronte ad una sfida di portata straordinaria: siamo in piena recessione, la disoccupazione ha raggiunto cifre record, le condizioni materiali di lavoratori, famiglie, imprese sono ancora durissime, l’instabilità finanziaria e i pericoli di attacchi speculativi contro l’Euro non sono scongiurati definitivamente e richiederebbero un’azione europea più coraggiosa. Le riforme
approvate fin qui in Parlamento non hanno avuto, né potevano avere, l’effetto miracoloso di far ripartire la crescita e di creare maggiori condizioni di equità sociale. Dopo i governi populisti della destra, l’Italia è più debole e ingiusta, e nella crisi paga il prezzo di un Paese con un debito altissimo, bassa produttività e bassa crescita, antiche strozzature e diseguaglianze. Il Pd ha mostrato di sostenere lealmente il governo, assumendosi la responsabilità di ricette amare, ma ha anche preteso di poter migliorare con le proprie proposte i provvedimenti sulle pensioni, sulle liberalizzazioni, sulla riforma del mercato del lavoro. A cinque mesi dall’insediamento del presidente Monti la diatriba tra diffidenti ed entusiasti del nuovo esecutivo ha lasciato il posto, almeno dentro il Pd, a un atteggiamento laico, responsabile, impegnato a far prevalere i contenuti e il merito piuttosto che le etichette. Dall’altro lato l’indignazione per le inchieste giudiziarie e per gli scandali che coinvolgono esponenti politici, il discredito crescente verso i partiti rischia di sommarsi al malessere frutto della crisi sociale ed economica. Mentre diventa sempre più evidente e drammatico il tramonto di personalità come Bossi e Berlusconi, che hanno segnato gli ultimi due decenni della vita italiana, in tanti alimentano gli umori dell’antipolitica auspicando l’implosione dell’intero sistema. La disaffezione e la sfiducia verso la politica sono così forti – e per molti aspetti fondati – da richiedere un’azione di riforma urgente, la dimostrazione di una seria capacità di autoriforma da parte dei partiti, nuove regole di finanziamento, una nuova legge elettorale, le modifiche costituzionali necessarie per ridurre il numero dei parlamentari e
differenziare le funzioni delle due Camere. Il nostro obiettivo è far sì che da questa crisi non si esca ricercando un nuovo «uomo della Provvidenza» ma con partiti rinnovati e una democrazia parlamentare moderna ed efficace. I mesi che ci separano dalle prossime elezioni politiche devono dunque essere utilizzati fino in fondo per dare alcune risposte convincenti su lavoro, crescita, risanamento finanziario, così come sul rinnovamento della politica e delle istituzioni democratiche. Ciò richiede alle forze politiche,e al Pd in particolare, un duplice sforzo: non soltanto essere protagonisti, qui e ora, delle riforme più urgenti e possibili; ma anche quello di guardare un po’ più in là, di elaborare e indicare una visione, un progetto per il futuro del Paese. Ecco, questo è il senso del titolo della tre giorni di Cortona che inizia oggi «Duemilatredici: idee per l’Italia che verrà». Dopo la relazione di Franceschini, si confronteranno con noi esponenti del governo, come il ministro Riccardi e la sottosegretaria al Welfare Guerra, esperti di varie discipline come i professori D’Alimonte e Giorgis (su riforma elettorale e
istituzionale), Barucci e Corazza (su crescita e lavoro), personalità come il presidente Amato cui abbiamo chiesto una riflessione sull’Europa, iornalisti come Giovanni Floris che approfondirà il tema delle classi dirigenti, amministratori e dirigenti politici come Piero Fassino, Graziano Delrio, Enrico Rossi. La presenza di Bersani, che chiuderà la mattinata di sabato, testimonia e conferma lo spirito unitario con il quale Areadem sin dall’inizio ha inteso interpretare e far vivere il pluralismo all’interno del partito. ACortona mostreremo dunque un Pd forte e unito, risorsa del Paese in un momento così difficile e incerto.
L’Unità 13.04.12