Gli “esodati” sono 65 mila e le risorse del governo adeguate. Problema risolto. Dopo settimane di tentennamenti, arrivano le conclusioni del tavolo tecnico tra Inps, Ragioneria, ministero del Lavoro. Ed è subito bufera.
A sorpresa, si confermano le stime di dicembre. I lavoratori che rischiano di rimanere senza reddito sono proprio quelli preventivati dalla riforma delle pensioni che ha allungato i requisiti previdenziali e lasciato privi di stipendio, sussidi o pensione migliaia di persone. Non 350 mila, come ipotizzato dai sindacati. Neanche 130 mila, come comunicato alla Camera appena due giorni fa dal direttore generale dell´Inps. Ma 65 mila. Un numero rassicurante per il ministro Fornero, perché già coperto con oltre 5 miliardi in 7 anni (2013-2019) proprio dalla manovra Salva-Italia. Ma che scatena l´ira dei sindacati, oggi in piazza a Roma per il primo sciopero unitario dell´era Monti, a sostegno degli “esodati” e contro le “ricongiunzioni onerose”, dallo slogan quantomai attuale: «Basta promesse».
«Dati sballati, il governo scherza col fuoco e nasconde il problema anziché risolverlo», attacca la Cgil, sostenuta dalla Cisl che rincara: «Gli esodati sono molti di più, minimizzare il problema è sbagliato e mette a rischio la coesione sociale». In linea, anche l´Ugl: «I numeri veri non sono questi», mentre la Uil teme «il gioco dell´oca» sulla pelle dei lavoratori. Il ministro Fornero affida le sue considerazioni a un comunicato. Riferisce che il «controllo dei dati» è stato «scrupoloso e preciso», frutto di «un´analisi di dettaglio molto puntuale», svolta in un tempo lungo e questo, ammette, «può aver alimentato preoccupazione» e «comprensibile ansia per migliaia di persone», ma anche «ingiustificato allarmismo». I «salvaguardati» – li definisce – sono dunque «circa 65 mila» e «l´importo finanziario individuato dalla riforma delle pensioni è adeguato», senza bisogno di «risorse aggiuntive». Fine della storia.
In realtà il ministero si riferisce a quanti matureranno i requisiti per la pensione nei prossimi due anni (criterio fissato dal Milleproroghe). La soluzione, per questi, sarà affidata a un decreto ministeriale che arriverà «nelle prossime settimane», seguito da altro «intervento normativo» per i lavoratori che hanno chiuso accordi collettivi «entro il 2011» e «beneficiari di ammortizzatori sociali», come quelli dell´ex Fiat di Termini Imerese, privi dell´ombrello dei due anni, ma anche di Irisbus. Evidente la contraddizione con il panorama descritto mercoledì da Mauro Nori, direttore generale dell´Inps: 45 mila lavoratori in mobilità che andranno in pensione entro 4 anni, 13-15 mila del fondo di solidarietà del credito, 70 mila usciti con accordi volontari, 4-5 mila statali e 1,4 milioni di persone che versano contributi volontari. «I numeri della Fornero tengono conto della sola mobilità. Ma questa è una provocazione, la gente è furibonda», attacca Vera Lamonica, segretario confederale Cgil. «Ci volevano tre mesi e un tavolo tecnico ad hoc per confermare un dato che il governo ha da dicembre? E come spiegare la contraddizione con quanto riferito dall´Inps?».
Il Corriere della Sera 13.04.12
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Il governo adesso dice “Gli esodati sono 65 mila” di Francesca Schianchi
Il tavolo tecnico del ministero del Lavoro annuncia: i cosiddetti «esodati» sono circa 65 mila, e per loro ci sono risorse già stanziate. Dichiarazione che però non rasserena per niente i sindacati, oggi uniti in una manifestazione a piazza Santi Apostoli a Roma proprio sull’argomento: dalla Cgil alla Cisl, dalla Uil all’Ugl, è un coro unanime per dire che i numeri sono sbagliati e «il governo scherza col fuoco». Secondo loro gli «esodati» (i lavoratori che hanno stretto accordi con le aziende per lasciare il posto ma che, con la riforma delle pensioni di dicembre che ha allungato i tempi di uscita, rischiano di trovarsi senza reddito e senza pensione), sono «decine di migliaia in più», come dichiara il leader Cisl Raffaele Bonanni.
«Il ministro Fornero ha voluto che il controllo dei dati fosse scrupoloso e preciso», si legge nella nota del ministero, «si è data così risposta a una situazione di comprensibile ansia per migliaia di persone, fugando un ingiustificato allarmismo», visto che per 65 mila persone «l’importo finanziario individuato dalla riforma delle pensioni è adeguato a corrispondere a tutte le esigenze senza dover ricorrere a risorse aggiuntive». Nelle prossime settimane arriverà quindi il previsto decreto ministeriale (che la Fornero deve emettere entro il 30 giugno).
Ma i sindacati sono tutti d’accordo nel ritenere il numero una stima al ribasso. Dalla Cgil alla Cisl («le persone coinvolte sono molto più numerose, minimizzare questo problema è sbagliato», il segretario confederale Maurizio Petriccioli), dalla Uil («il numero fa pensare a una sorta di gioco dell’oca», Domenico Proietti segretario confederale) all’Ugl («il governo continua a giocare sulla pelle dei lavoratori», il segretario generale Centrella), tutti concordi nel ritenere il conteggio sballato.
Si uniscono al coro anche i deputati Pd Boccia e Damiano: «Improbabili le stime del ministero a proposito degli esodati», dice l’ex ministro del lavoro.
Una stima che, spiegano fonti tecniche, nasce dal calcolo di chi ha maturato i requisiti per la pensione con le vecchie regole entro i prossimi due anni. A fornire però numeri più alti, è stato mercoledì il direttore generale dell’Inps Mauro Nori in audizione in commissione Lavoro alla Camera. Ha parlato di circa 130mila esodati più un’ampia platea di persone che hanno scelto la contribuzione volontaria: «Dai dati da lui illustrati si desume un numero di circa 250mila lavoratori in quattro anni», spiega il deputato Pdl Giuliano Cazzola, esperto di pensioni, «credo che il numero di 65 mila non dica tutta la verità: i soldi ora ci sono per questi, poi ne verranno altri, a cui bisognerà far fronte in altro modo».
Spiega inoltre il comunicato del ministero che si sta valutando, «per specifiche situazioni e con criteri analoghi», anche l’ipotesi di un intervento normativo per «trovare soluzioni che consentano a lavoratori interessati da accordi collettivi stipulati in sede governativa entro il 2011» di accedervi «secondo le pre-vigenti regole».
La Stampa 13.04.12
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