Giorno: 11 Aprile 2012

"Il dubbio dei padani", di Curzio Maltese

«Luisaaa, dove hai messo la scopa?». Sono arrivati a Bergamo dalle casette a schiera della Brianza. SONO ARRIVATI dai centri commerciali, dai villini coi nanetti in giardino, con la ramazza in mano e nel cuore uno stato d´animo finora sconosciuto al buon leghista, fra tanti sentimenti e risentimenti evocati in vent´anni di psicopolitica verde: il dubbio. Il dubbio che li abbiano fregati con la Padania libera, l´ampolla sacra, le scampagnate a Pontida, Braveheart e le cornamuse celtiche, il federalismo che non s´è mai visto e la rivolta fiscale mai partita, i ministeri al Nord e insomma tutto l´inventario immaginifico bossiano. «Tutto per imbertarsi una montagna di quattrini alla faccia nostra. Altro che devoluscion e deregulescion. Regalescion, ladrescion. Ma io non ci posso credere». Non ci possono credere in tanti, almeno qui, fra brava gente che in questi anni si è cibata di Radio Padania e feste di partito, comizi arroventati e dibattiti al bar dello sport, senza mai essere sfiorata dai dubbi insinuati dalla «stampa romana» a proposito dei maneggi del cerchio magico e dell´ampio …

"Made in Iktaly", di Massimo Gramellini

L’Ikea delocalizza in Italia. Nel mondo al contrario in cui ci tocca vivere la multinazionale scandinava sposta un pezzo consistente della sua produzione dall’Estremo Oriente alla Padania detrotizzata. Pare infatti che, nonostante tutte le statistiche ci diano per spacciati, nessuno abbia ancora imparato a fare i rubinetti come noi. E i cassetti della cucina. E i giocattoli per le camere dei bambini. La qualità sanno crearla anche altri. La produzione in serie, pure. Ma la qualità in serie, quella rimane una specialità della casa. Non siamo soltanto il Paese dei partiti famelici, dei funzionari corrotti e di mamme più parziali degli arbitri (la Family di Gemonio insegna che in molte madri italiane c’è un’Agrippina disposta a qualsiasi nefandezza pur di spingere avanti il proprio debosciato Nerone). All’estero si ostinano a riconoscere l’esistenza di un’altra Italia in cui noi abbiamo smesso di credere. L’Italia del lavoro ben fatto, del buon gusto, del bel vivere e del meglio pensare. Se avessi il potere assoluto per cento minuti farei piazza pulita dei mestieri che non possono più darci …

"Quando il cittadino diventa un clandestino", di Barbara Spinelli

Risale a più di dieci anni fa un articolo di Paul Krugman – uno dei più profetici – sul collasso della compagnia energetica Enron. La Grande Crisi che traversiamo fu preceduta da quel primo cupo segnale, e in esso l´economista vide, sul New York Times del 29 gennaio 2002, la forma delle cose future. Quella storia di finta gloria mischiata a frode era ben più decisiva dell´assalto al Trade Center, che l´11 settembre 2001 aveva seminato morte e offeso la potenza Usa. «UN GRANDE EVENTO – era scritto – cambia ogni cosa solo se cambia il modo in cui vedi te stesso. L´attacco terrorista non poteva farlo, perché di esso fummo vittime più che perpetratori. L´11 settembre ci insegnò molto sul wahabismo, ma non molto sull´americanismo». La vicenda Enron mise fine all´età di innocenza del capitalismo, svelando le sregolatezze e il lassismo in cui era precipitato. I sacerdoti di quell´età erano prigionieri di dogmi, e nessuna domanda dura scalfiva la convinzione che questo fosse il migliore dei mondi possibili. Fu come il terremoto di Lisbona, …

"Il vero allarme è sulla crescita", di Massimo Riva

Una riapertura pessima dei mercati dopo la parentesi pasquale con le Borse in calo in tutta Europa e un record negativo di Milano a meno cinque per cento, mentre il fatidico “spread” è risalito di colpo oltre quota quattrocento. Ma stavolta sarebbe davvero un serio errore di prospettiva leggere questi scivoloni come l´ennesimo avvertimento a rincarare la dose dei tagli alla finanza pubblica. Il mini-tsunami finanziario di ieri per unanime e planetaria convinzione nasce tutto da fattori connessi all´economia reale. È da questo terreno, infatti, che stanno arrivando segnali particolarmente allarmanti che investono le due principali potenze mondiali. Negli Usa si sta aprendo la stagione dei primi rendiconti trimestrali delle aziende e le previsioni sono nettamente di profitti in calo. Da Pechino poi giunge la conferma che il temuto rallentamento della grande locomotiva cinese è ormai un dato di fatto reso esplicito dalla frenata delle importazioni. Se fino a ieri dinanzi alle brusche altalene sui mercati era possibile almeno in parte consolarsi con la tesi dell´irrazionalità dei movimenti speculativi, ora la questione sta cambiando pericolosamente …