Se non sarà possibile mandare tutti gli «esodati» in pensione con le vecchie regole, si interverrà con un sostegno al reddito, che potrebbe essere l’Aspi, la nuova indennità di disoccupazione contenuta nella riforma del mercato del lavoro che da domani comincia l’iter parlamentare.
Una settimana fa il governo ha promesso che entro sette giorni avrebbe fatto luce su quanti sono gli «esodati», cioè quei lavoratori che a causa di crisi aziendali e dimissioni incentivate rischiano di restare senza stipendio e senza pensione dopo il brusco aumento dei requisiti pensionistici dovuto alla riforma Fornero. Domani dovrebbe essere il giorno della verità. È infatti prevista una riunione al ministero dell’Economia tra i tecnici della Ragioneria generale dello Stato, del ministero del Lavoro e dell’Inps. La sensazione è che il governo voglia meglio circoscrivere la platea rispetto ai 350 mila esodati di cui si è parlato ufficiosamente finora e soprattutto individuare le diverse tipologie, che verranno trattate con strumenti differenti. C’è chi potrà andare con le vecchie regole previdenziali e chi appunto dovrà accontentarsi di un sussidio in attesa di raggiungere i nuovi requisiti di età e contributi stabiliti dalla riforma.
Il governo, prima col decreto salva-Italia e poi con il decreto milleproroghe, ha previsto una serie di casi per salvare gli esodati, concedendo loro di andare in pensione con le vecchie regole. Ciò è possibile, per esempio, ai lavoratori collocati in mobilità sulla base di accordi sindacali stipulati prima del 4 dicembre 2011 e che maturino i requisiti di pensionamento entro il periodo stesso della mobilità; ai lavoratori a carico dei fondi di solidarietà di settore, come i bancari; ai lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione entro il 31 ottobre scorso; a coloro che in seguito a dimissioni volontarie hanno lasciato il lavoro entro il 31 dicembre 2011 e matureranno il primo assegno di pensione entro il dicembre 2013.
Secondo i calcoli che furono fatti al momento della riforma, a dicembre, i lavoratori da salvaguardare sarebbero stati 65 mila. E su questa platea furono stanziate le risorse per coprire l’erogazione delle pensioni secondo le vecchie regole. Si tratta di oltre 5 miliardi in 7 anni, dal 2013 al 2019. Ma è bastata qualche settimana per rendersi conto che in realtà gli interessati sarebbero stati molti di più. Solo considerando i lavoratori in mobilità e mobilità lunga secondo gli accordi chiusi entro il 4 dicembre e quelli a carico dei fondi di solidarietà di settore, il numero dei 65 mila è già esaurito. Sono quindi cominciate a circolare le stime più diverse: da 100 mila a più di 350 mila. Al ministero del Lavoro sostengono che la cifra di 350 mila è esagerata. È probabile che la possibilità di andare in pensione con le vecchie regole rimarrà ristretta ai lavoratori che rientrino negli accordi sindacali mentre per gli altri si provvederà con un sostegno al reddito per gli anni che altrimenti resterebbero scoperti. In questo senso, tra le ipotesi che circolano, c’è anche quella di utilizzare l’Aspi, la nuova indennità di disoccupazione che dura fino a 18 mesi, con un tetto di 1.119 euro al mese. I sindacati, che venerdì svolgeranno una manifestazione nazionale a Roma, chiedono una soluzione che non lasci nessuno senza stipendio e senza pensione.
Il Corriere della Sera 10.04.12
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Esodati: i sindacati incalzano Monti «Trovi le risorse»
Un esercito in attesa di giustizia. È quello composto dai cosiddetti “esodati”, vale a dire da quelle persone che avevano accettato accordi collettivi o personali di mobilità con le proprie aziende per andare in pensione e che oggi, dopo la riforma targata Monti-Fornero, la pensione rischiano di non raggiungerla mai. L’iniquità è talmente evidente da ricompattare i sindacati che messi da parte distinguo e sfumature venerdì saranno tutti in piazza per chiedere al governo di correggere il tiro. Il problema è a monte, vale a dire nel non aver considerato che la platea di quelli che rischiavano di rimanere nel limbo avrebbe superato le 400mila unità. Adesso il governo – che sta facendo i conti – scopre che l’esercito in attesa di congedo è troppo costoso da mandare a casa. Lo ha chiarito nei giorni scorsi Elsa Fornero, spiegando senza troppi giri di parole che se «il numero di chi rimane fuori è troppo alto, il governo non potrà ovviamente dare risposte a tutti, visto anche che ci sono situazioni molto diverse le une dalle altre». Ieri il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, ha ripetuto ancora come sia «fondamentale e urgente, da parte del governo Monti, risolvere il problema degli “esodati” e trovare le risorse necessarie. Si tratta prima di tutto di una questione di giustizia sociale. Chiunque ha deciso un esodo incentivato nell’ambito dell’ azienda o in un ambito normativo di leggi in vigore, ha il diritto di vedersi risolti i problemi. La Cisl sarà in piazza contro una riforma pesante e disordinata perché decisa senza alcun confronto con le parti sociali».
PIAZZA La manifestazione è unitaria, ed era da un po’ che non se ne vedevano. I leader di Cigl, Cisl, Uil, e Ugl, saranno fianco a fianco nel corteo che partirà da piazza Esedra e parleranno dal palco in piazza Santissimi Apostoli, per chiedere soluzioni al governo di fronte al dramma di chi rischia di rimanere in mezzo ad una strada. Vera Lamonica, della segreteria confederale Cgil ha ricordato come i sindacati con quel corteo porranno al governo non solo la questione di chi si ritrova senza lavoro né pensione, ma anche le altre distorsioni di una riforma (l’ennesima) che produce effetti tragici su molte persone inmobilità, su chi è licenziato e chi ha ammortizzatori. E anche su chi si ritrova a fare i conti con la ricongiunzione costosissima dei periodi contributivi. «Quello degli “esodati”» ha continuato la Lamonica «è uno dei grossi buchi lasciati dalla riforma delle pensioni. Il governo non ha fatto i calcoli, prevedendo una deroga nella manovra economica per circa 65mila persone. I coinvolti sono molti di più, oltre 400mila. E non si può affrontare la questione come fosse una lotteria di Stato, con quelli fortunati che trovano la pensione e gli altri, meno fortunati, che vengono abbandonati al loro destino». Si muove anche la politica. Al Pd che da mesi denuncia la questione, si unisce l’Idv con Maurizio Zipponi, ex Fiom, oggi responsabile Welfare per l’Italia dei Valori. Zipponi ieri ha spiegato il punto di vista del suo partito, definendo «bugiardo il presidente del consiglio Mario Monti, che va in giro per ilmondoad esaltare la riforma delle pensioni, utilizzate come un bancomat, nonostante il sistema fosse in equilibrio fino al 2050, per produrre un unico risultato: il dramma sociale degli “esodati”. Senza contare che nei prossimi tre anni verranno persi 800mila posti di lavoro per i giovani.
L’Unità 10.04.12
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