"Tramonti padani", di Rinaldo Gianola
Ora che la tela è stata strappata, che il mito della diversità, dell’alterità, è svanito nell’uso personale, familistico, di soldi pubblici, cosa resta della Lega di lotta e di governo? Dov’è finita l’innocenza movimentista celebrata con le feste nella piscina dell’Hotel Mirella di Ponte di Legno, con Umberto Bossi e i suoi sodali a bagno? E che fine fanno le innocenti crociere sul Po travestiti da Asterix col fiasco in mano, adesso che un amministratore di nome Francesco Belsito ha dirottato i fondi del partito in Tanzania, con il sospetto di riciclaggio, truffa e appropriazione indebita e sarebbe quasi la “novità” meno negativa se confrontata con i legami inquietanti con ambienti criminali, la ’ndrangheta, come ipotizzano le indagini di tre procure? In molti scrivono che la Lega finisce perchè il suo fondatore e capo indiscusso, creatore di un autentico, forse l’ultimo partito leninista, Umberto Bossi, non regge più lo scettro del potere, indebolito dalla fatica e dalla malattia, e ormai ostaggio di un gruppetto di sodali, guidato dalla moglie Manu pensionata-baby a 39 anni che …