«Passo avanti importantissimo» quello compiuto sull’articolo 18 per il segretario Pd. Ma sulla riforma, aggiunge, ci sono ancora dei miglioramenti da fare in Parlamento. E sugli esodati: «Trovare una soluzione». Ha seguito la conferenza stampa fiume dal soggiorno di casa sua, poi si è collegato con il Tg3 delle 19 chiamato a dare il suo giudizio sulla riforma del Lavoro presentata dal premier Mario Monti e il ministro Elsa Fornero. Pier Luigi Bersani ha vinto una battaglia politica sulla quale il Pd si giocava la partita delle partite decisa l’altra sera dopo sette ore e mezzo di vertice prima il faccia a faccia con Monti, poi con gli altri leader di Udc e Pdl ma alla fine quell’articolo 18 che solo qualche giorno fa sembrava blindatissimo è stato modificato. Sarà il giudice a decidere il reintegro in caso di licenziamento per motivi economici per manifesta infondatezza e/o insussistenza. Era quello che chiedevano Pd e Cgil.
IL REINTEGRO
«Il concetto che è emerso è quello che ci stava a cuore, cioè di prevedere comunque che qualsiasi tipo di licenziamento non possa essere semplicemente monetizzato», commenta a caldo. «Quell’articolo non sarà scritto con la mia penna aggiunge -, tuttavia si è fatto un passo avanti importantissimo e l’onere della prova non sarà a carico del lavoratore e credo che questo possa rispondere all’ansia che si stava diffondendo in milioni di lavoratori. Quindi mi pare un risultato certamente importante». Dunque, un giudizio positivo anche se il segretario mostra una certa cautela per-
ché, spiega, «stiamo parlando di 60 articoli, bisognerà leggere le norme, ma qualcosa da migliorare c’è». E sarà il Parlamento, assicura, a lavorare alle modifiche, «c’è gente in grado di dare una mano seria per migliorare alcune norme in tempi celeri» dice sottolineando più volte la necessità di un dibattito in Aula, nei tempi richiesti dall’emergenza e nel rispetto dell’impianto generale del disegno di legge. Per questo il segretario ritiene che non sia il momento di parlare di fiducia sul provvedimento, soprattutto dopo il vertice dell’altra sera e l’impegno che insieme a Casini e Alfano è stato preso per garantire un percorso «breve». «Il Parlamento è lì apposta per dare un contributo in un percorso che credo sarà celere, impegnativo e impegnato. Tuttavia ci sarà occasione anche di perfezionare quelle norme», ribadisce al Tg3. Quanto alla posizione della Cgil, che ieri non si è espressa, Bersani sembra ottimista: «Io voglio credere che chiunque osserverà le nuove norme dovrà registrare un cambiamento, certamente un passo avanti e quindi credo che il mio partito e la nostra gente, i cittadini, siano soddisfatti di questo cambiamento. Mi auguro che lo siano tutti. Dopodiché, ripeto, ci sono tanti altri aspetti da vedere. A fianco delle norme sul lavoro per esempio c’è il tema degli esodati, cioè di un buco che abbiamo, che va risolto. Quindi non è che tutto sta intorno al pur importantissimo art.18». E proprio sugli esodati l’altra sera Monti ha ribadito ai leader di partito l’impegno a presentare novità entro i prossimi giorni.
LE MODIFICHE
A spiegare quali sono i punti su cui ancora si può lavorare con pochi e condivisi emendamenti è il responsabile Lavoro del Nazareno, Stefano Fassina: «In Parlamento si dovrà lavorare per intervenire sull’aumento del 6% per i contributi sociali dei lavoratori parasubordinati e di una parte delle partite Iva». Altre questioni: l’ampliamento degli ammortizzatori sociali per i parasubordinati e i contratti a tempo determinato di natura stagionale per i quali la riforma prevede un onere aggiuntivo. Ma per il Pd è necessaria anche un’accelerazione dei tempi per la definizione delle politiche attive per il lavoro per le quali il testo presentato ieri rinvia ad un provvedimento successivo.
Al netto dei miglioramenti che potranno essere apportati dal Parlamento al Nazareno ieri si respirava una «moderata soddisfazione» in attesa di studiare con attenzione i sessanta articoli che compongono la riforma destinata a cambiare il mercato del lavoro. «Non è stato facile arrivare a questo risultato raccontano dal Pd soprattutto perché all’interno del governo c’era chi opponeva resistenza alla modifica dell’articolo 18 così come è stato formulato». Un lavoro di confronto e ascolto con il ministro Passera a mediare che non sempre è stato fluido, a tratti anche aspro, ma che alla fine non ha potuto non tener conto delle istanze presentate dai partiti e dalle parti sociali.
«Vedrò il testo, ma da quanto ho ascoltato e da quello che so, la modifica all’articolo 18 va nella giusta direzione», commenta Cesare Damiano, citato durante la conferenza stampa dal ministro Fornero, a pro-
posito della norma contro le dimissioni in bianco per le donne. «Una norma a cui lei teneva molto», gli dice il ministro vedendolo in platea. Il capogruppo alla Camera, Dario Franceschini, scrive su twitter: «Torna il reintegro per i licenziamenti economici. Hanno vinto il buonsenso e la determinazione». Giudizio positivo anche da Anna Finocchiaro: «Ci sono tante parti che ci sembrano davvero soddisfare le necessità che abbiamo di fronte: superare innanzitutto lo squilibrio tra i precari e i lavoratori a tempo indeterminato, prevedere strumenti per gli di ammortizzatori sociali che siano adeguati alla difficoltà del momento, agevolare l’accesso al mercato del lavoro. Ci sono anche misure che riguardano l’occupazione femminile che ci sembrano primi segnali nella giusta direzione».
L’Unità 05.04.12
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“Il passo indietro del governo. Articolo 18, torna il reintegro”, di Massimo Franchi
L’attesa di Cgil, Cisl, Uil: è un passo in avanti ma aspettiamo il testo. In attesa di valutare il testo definitivo, i sindacati incassano la retromarcia del governo sui licenziamenti economici. Camusso: «No comment, in passato abbiamo avuto sorprese». L’Ugl invece critica: un No convinto.
Il ritorno della possibilità di reintegro nel caso di licenziamenti di tipo economico come un «primo passo positivo». L’attesa (quasi spasmodica, fino alla pubblicazione verso le 21) per il testo reale del provvedimento, per poterne studiare ogni singola parola e conseguenza rispetto alla legislazione attuale. Memori di esperienze negative precedenti, in cui gli annunci non sono stati seguiti dai testi: «Non vorremmo ritrovarci le sorprese che abbiamo trovato in altre occasioni», sintetizza Susanna Camusso.
I sindacati, divisi davanti alla prima stesura del testo, si ricompattano incassando la modifica richiesta a gran voce. Bonanni e Angeletti parlano subito, Susanna Camusso invece (in trasferta in Emilia) aspetta il testo definitivo e con ogni probabilità oggi lo valuterà con la segreteria prima di esprimere un giudizio esplicito. L’unica concessione ai giornalisti è la battuta sull’appello di Monti ad avere «senso della misura»: «Noi spiega Camusso abbiamo sempre avuto senso della misura, l’appello non lo riteniamo rivolto a noi». Sul l’articolo 18 invece nessuna concessione, solo precisazioni. Il ritorno del reintegro, in particolare, riguarda «questioni giuridiche precise sottolinea il segretario generale Cgil e come sono scritti i testi diventa importante».
BONANNI E ANGELETTI: BENE COSÌ
A commentare invece subito gli annunci di Monti e Fornero è Raffaele Bonanni: «Mi pare che la questione che ci preoccupava di più è stata definita in modo ragionevole. La raccomandazione fatta da noi al presidente del Consiglio e che lui raccolse di non far coincidere i licenziamenti economici con eventuali situazioni fraudolente delle aziende è stata chiarita: ci sarà il reintegro nel caso le aziende tenteranno di portare avanti situazioni fraudolente», ha sottolineato il leader della Cisl. «Ora è arrivato il momento di rasserenare il Paese come ci chiede il presidente della Repubblica, ma soprattutto di risolvere i problemi dell’Italia che sono la mancanza di crescita e l’eccessivo peso fiscale. Per questo noi ci mobiliteremo nei prossimi giorni», chiude Bonanni.
Sulla stessa linea il leader Uil Luigi Angeletti, che dopo la battuta sul «licenziamento per giusta causa» per la Fornero, torna serio. «Il pericolo di licenziamenti illegittimi pare sia stato scongiurato, abbiamo pareggiato fuori casa». Poi la specifica, molto simile a quella di Susanna Camusso: «Nel merito bisogna leggere i testi, perché anche un aggettivo può modificare nella sostanza una norma. Per noi ha sottolineato era necessario che si modificassero le norme relative ai licenziamenti economici perché così come era poteva prestarsi a un uso fraudolento delle imprese». Angeletti ha aggiunto che «senza un accordo della maggioranza non si farebbe in Parlamento nessuna riforma» e che «non ci sono leggi su mercato del lavoro in grado di far aumentare l’occupazione».
A sparigliare (in parte) l’unità sindacale arriva in Giovanni Centrella. L’appena riconfermato segretario generale dell’Ugl a SkyTg24 è molto netto: «Purtroppo le parole del ministro Fornero ci convincono ancora di più a dire di no a questa riforma». E spiega il perché: «Persino le parti buone sono state intaccate da quelle cattive: sono state ridotte le mensilità dell’indennizzo per i licenziamenti economici, non è stato aggiunto il reintegro per gli stessi, infine sull`onere della prova a carico del lavoratore non abbiamo ascoltato risposte chiare. Ovviamente per un giudizio più approfondito dobbiamo leggere tutto l’articolato». Poi però arriva un aggiustamento: «Su alcuni punti non possiamo negare il nostro apprezzamento, in particolare sulla prevalenza data al contratto a tempo indeterminato, sull’apprendistato e sulla chiarezza introdotta nelle fattispecie atipiche». Parole che sembrano un riallinearsi al resto delle confederazioni.
Oggi dunque sarà il giorno dei giudizi ponderati. E non si escludono sorprese.
L’Unità 05.04.12