Per Via Nazionale, la casa paterna ha funzionato da vero ammortizzatore sociale. Ha mantenuto figli ormai grandi, ha dato fondo ai risparmi pur di rendere meno duro l´impatto con la crisi, ha assicurato un sostegno al reddito a chi non ne aveva alcuno. La crisi economica l´ha colpita, ma non piegata. Anzi se c´è una istituzione che ne è uscita rafforzata, questa è la famiglia. Nulla è più inossidabile dell´aiuto di mamma e papà, che stanno dalla tua parte anche quando lo Stato non c´è e il lavoro ti ha tradito. Questo dicono i dati che Anna Maria Tarantola, vice direttore generale della Banca d´Italia, ha presentato ieri intervenendo ad in convegno dal titolo che suona come una sentenza: «La famiglia, un pilastro per l´economia del Paese».
“BAMBOCCIONI” PER FORZA
E´ così: lo è sempre stato, ma ora perfino di più. I “tuoi” sono l´ammortizzatore sociale più importante del Paese, quello che arriva dove gli altri – cassa integrazione, mobilità, disoccupazione – si fermano. E´ il caso di molti precari, ma non solo. Nel «tarda primavera del 2009», in piena crisi, Bankitalia stima che «circa 480 mila famiglie abbiano sostenuto almeno un figlio convivente che aveva perso il lavoro nei dodici mesi precedenti». Un figlio che non se n´è mai andato, o che forse è ritornato: un “bamboccione” che senza lo stipendio o la pensione dei genitori non avrebbe avuto di che vivere. Nel 2010 il 42 per cento dei giovani di età compresa fra i 25 e i 34 anni viveva con i genitori. Quindici anni prima eravamo fermi al 36 per cento. Meno sicurezza, meno autonomia: nel 2011 la quota di contratti a tempo indeterminato, in quella fascia d´età, è scesa sotto al 30 per cento, 5 punti in meno rispetto al 2008, 10 in meno rispetto al 1995.
LA CRISI DEGLI ALTRI
Meno lavoro e meno redditi: nel terzo trimestre del 2011, rispetto alla primavera pre-crisi del 2008, il reddito disponibile reale è diminuito del 6 per cento (7,5 se si considera quello pro-capite). Fra il 2008 e il 2009 i redditi delle famiglie sono calati del 4 per cento, il Pil del 6. Sono stati anni difficili per tutti, ma negli altri Paesi la ricchezza delle famiglie non è stata così penalizzata come in Italia. In Francia, per esempio, a fronte di un calo del Pil del 3 per cento, le entrate familiari sono aumentate quasi del 2. In Germania e Usa il Pil è sceso del 4 per cento, ma i redditi familiari sono saliti di mezzo punto. Nel Regno Unito, meno 5 per cento il Pil, più 2 i redditi. Là l´aumento dei trasferimenti sociali ha tamponato le emergenze, qui «il sostegno pubblico è stato più contenuto, limitato dalla necessità di impedire un drastico peggioramento della finanza pubblica».
DEBITI, RICCHEZZE
La crisi ha asciugato la propensione al risparmio delle famiglie che è scesa al 12 per cento (era il 16 nel 2008), ma nei nuclei giovani (capofamiglia under 35) e in quelle più povere non si mette da parte quasi nulla. Rispetto ad altri Paesi la ricchezza netta delle famiglie regge ancora il confronto, ma la distribuzione non è omogenea: la metà sta nelle mani del decimo di famiglie più ricche e la metà delle famiglie più povere possiede poco più di un decimo della ricchezza totale. Il quadro, commenta Bankitalia, «non è sostenibile». Le risorse a disposizione per il welfare sono scarse, ma qualcosa si può fare: per esempio, smuovere il tragico problema della disoccupazione femminile, trasformando le detrazioni per carichi familiari in crediti d´imposta sulle basse retribuzioni.
La Repubblica 05.04.12