“Lei è (non gentilmente) pregata di starsene a casa”, di Cinzia Sasso
In Italia 800mila donne sono state costrette a dimettersi dopo aver avuto un figlio. E anche molte manager hanno gettato la spugna. Uno spreco umano e un’ingiustizia. Eccomi qua, come nella più classica delle storie, a leggere il giornale alle 9 e mezzo del mattino. Con calma, articolo per articolo. Non sono nel mio ufficio: nel mio ufficio ora c’è un collega che alla sua qualifica ha aggiunto anche la mia. Non sono con i miei collaboratori, che ora sono i suoi. Da due giorni sono senza computer, che mi verrà certamente restituito funzionante (prima o poi). Non ho neanche il telefono fisso: l’apparecchio che avevo è sparito nel fulmineo svuotamento del mio vecchio ufficio (annunciato alle sei di sera e già finito alle dieci del mattino dopo) e non si capisce bene chi, come (e perché?) dovrebbe ordinarne uno nuovo. Nessuna comunicazione ufficiale sulle ragioni e i modi di questa transizione, né tantomeno sul punto di arrivo. Posso dire che i sintomi sono arrivati, abbastanza violenti, al settimo mese di gravidanza, quando, tra le …