“Dipinto perduto di Leonardo i meriti di un ingegnere cocciuto”, di Marco Vallora
Bisogna dirle, onestamente, queste cose, in un momento di cauto trionfalismo, sulle scoperte, ottimistiche, delle prove d’ipotesi che sotto le pareti trionfalistiche del Salone vasariano dei Cinquecento. A Palazzo Vecchio ci sarebbe traccia (dipinta: si parla di pigmenti depositati da mano umana) della leggendaria «Battaglia di Anghiari» di Leonardo. Che sinora si conosceva solo per gli splendenti frammenti di disegni autografi e per le (scarse e leggendarie) allusioni documentarie. Bisogna ammettere che nei confronti dell’ingegnercocciuto Massimo Seracini, l’Accademia si era chiusa a riccio. E con pretese poco filologiche e prevenute. Aveva cercato di espellerlo dalla comunità dei «dotti che san giù tutto» (chi lavora di apparecchiature non è degno d’ascolto) e di metterlo con le spalle al muro. Perché tutto si gioca intorno alla storia del muro misterioso, che avrebbe preservato uno dei (non) tanti capolavori di Leonardo, verosimilmente un affresco. Ma è possibile che un grande intellettuale come «il» Vasari, primo «inventore» della storia dell’arte, si fosse macchiato d’un crimine di tal fatta, proponendo un oscuramento tanto clamoroso, che pure il suo Michelangelo ha …