Mese: Marzo 2012

Fosse Ardeatine, 68 anni dopo Napolitano: “Onore ai caduti non finirà”

La cerimonia in ricordo dell’eccidio nazista in cui morirono 335 vittime tra civili e militari. La denuncia dell’Anfim: “Senza soldi, chiuderemo”. L’appello raccolto dal capo dello Stato. Mille studenti romani, provenienti da 30 istituti superiori e 16 scuole medie della Capitale, hanno partecipato questa mattina alla cerimonia in ricordo dell’eccidio alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del presidente della Camera, Gianfranco Fini, del vicepresidente del Senato, Emma Bonino, del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, della governatrice del Lazio, Renata Polverini, del presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, e del sindaco Gianni Alemanno. Uno dopo l’altro sono stati letti i nomi delle 335 vittime della strage, poi le autorità hanno visitato le Fosse deponendo corone di fiori. A prendere la parola per prima, Rosina Stame, presidente dell’Anfim (Associazione nazionale familiari dei martiri caduti per la libertà della patria) che ha ricordato che “a causa dei tagli abbiamo dovuto licenziare i nostri due unici dipendenti e probabilmente saremo costretti a chiudere i nostri uffici, ma non chiuderemo i nostri cuori”. A risponderle il …

Fosse Ardeatine, 68 anni dopo Napolitano: “Onore ai caduti non finirà”

La cerimonia in ricordo dell’eccidio nazista in cui morirono 335 vittime tra civili e militari. La denuncia dell’Anfim: “Senza soldi, chiuderemo”. L’appello raccolto dal capo dello Stato. Mille studenti romani, provenienti da 30 istituti superiori e 16 scuole medie della Capitale, hanno partecipato questa mattina alla cerimonia in ricordo dell’eccidio alla presenza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, del presidente della Camera, Gianfranco Fini, del vicepresidente del Senato, Emma Bonino, del ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, della governatrice del Lazio, Renata Polverini, del presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti, e del sindaco Gianni Alemanno. Uno dopo l’altro sono stati letti i nomi delle 335 vittime della strage, poi le autorità hanno visitato le Fosse deponendo corone di fiori. A prendere la parola per prima, Rosina Stame, presidente dell’Anfim (Associazione nazionale familiari dei martiri caduti per la libertà della patria) che ha ricordato che “a causa dei tagli abbiamo dovuto licenziare i nostri due unici dipendenti e probabilmente saremo costretti a chiudere i nostri uffici, ma non chiuderemo i nostri cuori”. A risponderle il …

Il PD contro il diktat. Bersani: cambieremo la norma sull’art.18″, di Maria Zegarelli

Ha passato la giornata al telefono, ha sentito il presidente della Repubblica, il premier Mario Monti, Pierferdinando Casini e le parti sociali. «Nella riforma ci sono alcune cose buone ma sull’articolo 18 non ci siamo, bisogna intervenire per modificarlo, puntando al modello tedesco». E cioè affidando a un giudice, o a una figura terza, l’ultima parola anche sui licenziamenti per motivi economici. È questo che il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, ha ripetuto ai suoi interlocutori mentre era in viaggio verso la Liguria. E se non sarà il governo a cambiare la formulazione del nuovo articolo 18, «allora lo farà il Parlamento », dove non sarà possibile «non tenere conto del grande schieramento di forze che si sta creando attorno alla richiesta di un cambiamento». E questo è il primo risultato che incassa il Pd: veder riaperta una partita che in molti – anche al suo interno – avevano dato per persa. Il primo effetto interno è quello di uscire dal dibattito-tormentone sul rischio implosione del Pd (sempre dietro l’angolo) mentre Bersani, accusato da alcuni …

Il PD contro il diktat. Bersani: cambieremo la norma sull'art.18", di Maria Zegarelli

Ha passato la giornata al telefono, ha sentito il presidente della Repubblica, il premier Mario Monti, Pierferdinando Casini e le parti sociali. «Nella riforma ci sono alcune cose buone ma sull’articolo 18 non ci siamo, bisogna intervenire per modificarlo, puntando al modello tedesco». E cioè affidando a un giudice, o a una figura terza, l’ultima parola anche sui licenziamenti per motivi economici. È questo che il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, ha ripetuto ai suoi interlocutori mentre era in viaggio verso la Liguria. E se non sarà il governo a cambiare la formulazione del nuovo articolo 18, «allora lo farà il Parlamento », dove non sarà possibile «non tenere conto del grande schieramento di forze che si sta creando attorno alla richiesta di un cambiamento». E questo è il primo risultato che incassa il Pd: veder riaperta una partita che in molti – anche al suo interno – avevano dato per persa. Il primo effetto interno è quello di uscire dal dibattito-tormentone sul rischio implosione del Pd (sempre dietro l’angolo) mentre Bersani, accusato da alcuni …

Il PD contro il diktat. Bersani: cambieremo la norma sull’art.18″, di Maria Zegarelli

Ha passato la giornata al telefono, ha sentito il presidente della Repubblica, il premier Mario Monti, Pierferdinando Casini e le parti sociali. «Nella riforma ci sono alcune cose buone ma sull’articolo 18 non ci siamo, bisogna intervenire per modificarlo, puntando al modello tedesco». E cioè affidando a un giudice, o a una figura terza, l’ultima parola anche sui licenziamenti per motivi economici. È questo che il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, ha ripetuto ai suoi interlocutori mentre era in viaggio verso la Liguria. E se non sarà il governo a cambiare la formulazione del nuovo articolo 18, «allora lo farà il Parlamento », dove non sarà possibile «non tenere conto del grande schieramento di forze che si sta creando attorno alla richiesta di un cambiamento». E questo è il primo risultato che incassa il Pd: veder riaperta una partita che in molti – anche al suo interno – avevano dato per persa. Il primo effetto interno è quello di uscire dal dibattito-tormentone sul rischio implosione del Pd (sempre dietro l’angolo) mentre Bersani, accusato da alcuni …

“I tecno-giacobini che invocano l’interesse generale”, di Michele Prospero

È stato un politologo americano, Robert Dahl, a riflettere molto su due concetti, quello di responsabilità (accountability) e di risposta (responsive), che per lui sono gli indicatori migliori della qualità di una democrazia. Un partito o una istituzione che si mostra responsabile e congruente, ossia capace di dare risposta alle preferenze collettive, è un trasparente segnale di un buon rendimento della democrazia. E invece no. In Italia un partito responsabile e “responsivo” rispetto alle preferenze della sua base sociale, sensibile cioè alle grandi inquietudini del suo elettorato dinanzi a una scelta inattesa e inopinata, diventa l’emblema di un becero conservatorismo (così il Pd appare a Giovanni Sabbatucci sul Messaggero), incapace di mettere a tacere umori regressivi e di innovare il mercato del lavoro strappando il nesso con vetusti richiami identitari. Certi commentatori, che ancora hanno fresco l’inchiostro indelebile con la parola «casta» ben impressa, ora urlano contro il Pd perché si è buttato in «un vicolo cieco» (così la Stampa) pur di seguire le bizze della base molto arrabbiata. Insomma: esiste la casta o no? …

“I tecno-giacobini che invocano l’interesse generale”, di Michele Prospero

È stato un politologo americano, Robert Dahl, a riflettere molto su due concetti, quello di responsabilità (accountability) e di risposta (responsive), che per lui sono gli indicatori migliori della qualità di una democrazia. Un partito o una istituzione che si mostra responsabile e congruente, ossia capace di dare risposta alle preferenze collettive, è un trasparente segnale di un buon rendimento della democrazia. E invece no. In Italia un partito responsabile e “responsivo” rispetto alle preferenze della sua base sociale, sensibile cioè alle grandi inquietudini del suo elettorato dinanzi a una scelta inattesa e inopinata, diventa l’emblema di un becero conservatorismo (così il Pd appare a Giovanni Sabbatucci sul Messaggero), incapace di mettere a tacere umori regressivi e di innovare il mercato del lavoro strappando il nesso con vetusti richiami identitari. Certi commentatori, che ancora hanno fresco l’inchiostro indelebile con la parola «casta» ben impressa, ora urlano contro il Pd perché si è buttato in «un vicolo cieco» (così la Stampa) pur di seguire le bizze della base molto arrabbiata. Insomma: esiste la casta o no? …