Mese: Marzo 2012

“Afghanistan. Dopo undici anni una guerra sempre più confusa” di Ugo Papi

In Afghanistan un altro soldato italiano è stato ucciso e cinque sono rimasti feriti. In un intervento così difficile bisogna sempre mettere in conto la perdita di vite umane, ma l’aumento esponenziale dei morti, si lega ad una situazione sul campo sempre più confusa, per non dire drammatica. L’Afghanistan a undici anni dall’inizio dell’intervento internazionale, rimane un luogo insicuro e dai precari equilibri. Fin dall’inizio la presenza della coalizione si è caratterizzata per una divisione patente tra gli obbiettivi dell’Isaf, tesa a garantire sicurezza alla popolazione e creare nuove istituzioni democratiche e gli americani concentrati alla lotta al terrorismo. Questi obbiettivi diversi hanno creato negli anni contraddizioni, sprechi e inefficienze. Ad oggi l’economia afghana è ancora dipendente dagli aiuti internazionali, il sistema politico è arcaico, l’apparato amministrativo è inefficiente e corrotto e il mercato dell’oppio copre oramai il 90 % della produzione mondiale. Ogni anno se ne volano indisturbati a Dubai più di 4 miliardi e mezzo di dollari, più o meno pari al Pil annuale dell’intero Paese. Nessuno, neanche gli americani, sono riusciti a …

"Afghanistan. Dopo undici anni una guerra sempre più confusa" di Ugo Papi

In Afghanistan un altro soldato italiano è stato ucciso e cinque sono rimasti feriti. In un intervento così difficile bisogna sempre mettere in conto la perdita di vite umane, ma l’aumento esponenziale dei morti, si lega ad una situazione sul campo sempre più confusa, per non dire drammatica. L’Afghanistan a undici anni dall’inizio dell’intervento internazionale, rimane un luogo insicuro e dai precari equilibri. Fin dall’inizio la presenza della coalizione si è caratterizzata per una divisione patente tra gli obbiettivi dell’Isaf, tesa a garantire sicurezza alla popolazione e creare nuove istituzioni democratiche e gli americani concentrati alla lotta al terrorismo. Questi obbiettivi diversi hanno creato negli anni contraddizioni, sprechi e inefficienze. Ad oggi l’economia afghana è ancora dipendente dagli aiuti internazionali, il sistema politico è arcaico, l’apparato amministrativo è inefficiente e corrotto e il mercato dell’oppio copre oramai il 90 % della produzione mondiale. Ogni anno se ne volano indisturbati a Dubai più di 4 miliardi e mezzo di dollari, più o meno pari al Pil annuale dell’intero Paese. Nessuno, neanche gli americani, sono riusciti a …

“Afghanistan. Dopo undici anni una guerra sempre più confusa” di Ugo Papi

In Afghanistan un altro soldato italiano è stato ucciso e cinque sono rimasti feriti. In un intervento così difficile bisogna sempre mettere in conto la perdita di vite umane, ma l’aumento esponenziale dei morti, si lega ad una situazione sul campo sempre più confusa, per non dire drammatica. L’Afghanistan a undici anni dall’inizio dell’intervento internazionale, rimane un luogo insicuro e dai precari equilibri. Fin dall’inizio la presenza della coalizione si è caratterizzata per una divisione patente tra gli obbiettivi dell’Isaf, tesa a garantire sicurezza alla popolazione e creare nuove istituzioni democratiche e gli americani concentrati alla lotta al terrorismo. Questi obbiettivi diversi hanno creato negli anni contraddizioni, sprechi e inefficienze. Ad oggi l’economia afghana è ancora dipendente dagli aiuti internazionali, il sistema politico è arcaico, l’apparato amministrativo è inefficiente e corrotto e il mercato dell’oppio copre oramai il 90 % della produzione mondiale. Ogni anno se ne volano indisturbati a Dubai più di 4 miliardi e mezzo di dollari, più o meno pari al Pil annuale dell’intero Paese. Nessuno, neanche gli americani, sono riusciti a …

«Monti sia coerente. O tratta con tutti o con nessuno», intervista a Chiara Saraceno di Massimo Franchi

«Mi ha colpito molto un’espressione usata da Monti, ovvero che il governo non vuole la concertazione, come se la concertazione fosse un inciucio. L’inciucio il governo e il Parlamento lo hanno fatto sulle liberalizzazioni con i tassisti, i farmacisti, le varie lobby. Quando si dice, poi, che i sindacati non devono avere potere di veto è giusto, ma poi non si dovrebbe permettere che lo abbia Mediaset sulle frequenze o la Chiesa Cattolica su molte altre questioni». Professoressa Saraceno, il governo dei tecnici manda in pensione solo la concertazione. Dicono sia un elemento di modernità… «Pensare che i sindacati vanno solo consultati e poi si decide da soli, rischia di mutare radicalmente i rapporti di potere tra soggetti sociali producendo forti squilibri. Si può sostenere che sono poco rappresentativi, ma allora i tavoli vanno allargati ad altri soggetti, non chiusi. Concertare significa tentare di raggiungere un accordo, è fondamentale in una democrazia. Non si può parlare di modello tedesco e poi di inciucio: in Germania la concertazione e la cogestione sono regole, modelli». La modifica …

“Il premier ha violato la promessa di non toccare i contratti in vigore”, intervista a Dario Franceschini di Giovanna Casadio

Tanti lavoratori si chiedono: anch´io rischio di essere licenziato? È un errore creare queste paure. E rischiamo di avere dichiarazioni di crisi pretestuose per tagliare posti. Il testo sul lavoro è chiuso. Ha detto Monti: “Su questo non si tratta”. Non crede che il Pd si illuda di poter cambiare l´articolo 18, onorevole Franceschini? «Monti ha detto di riferirsi al fatto che il governo non intende riaprire la trattativa con le parti sociali. Assicura però, e non poteva essere diversamente, che sarà il Parlamento a decidere se approvare la riforma del lavoro in blocco, respingerla o correggerla. Il Pd è impegnato a correggerla. Quella norma così com´è non passerà. Abbiamo sostenuto subito che ci doveva essere un disegno di legge, e non un decreto legge. Non per prendere tempo – perché anche un ddl si può approvare in fretta, con una corsia preferenziale – ma perché con un decreto le norme sarebbero entrate in vigore immediatamente, compresa quella sbagliata sull´articolo 18. Invece siamo convinti che il Parlamento la modificherà. Siamo del resto in un sistema …

"Il premier ha violato la promessa di non toccare i contratti in vigore", intervista a Dario Franceschini di Giovanna Casadio

Tanti lavoratori si chiedono: anch´io rischio di essere licenziato? È un errore creare queste paure. E rischiamo di avere dichiarazioni di crisi pretestuose per tagliare posti. Il testo sul lavoro è chiuso. Ha detto Monti: “Su questo non si tratta”. Non crede che il Pd si illuda di poter cambiare l´articolo 18, onorevole Franceschini? «Monti ha detto di riferirsi al fatto che il governo non intende riaprire la trattativa con le parti sociali. Assicura però, e non poteva essere diversamente, che sarà il Parlamento a decidere se approvare la riforma del lavoro in blocco, respingerla o correggerla. Il Pd è impegnato a correggerla. Quella norma così com´è non passerà. Abbiamo sostenuto subito che ci doveva essere un disegno di legge, e non un decreto legge. Non per prendere tempo – perché anche un ddl si può approvare in fretta, con una corsia preferenziale – ma perché con un decreto le norme sarebbero entrate in vigore immediatamente, compresa quella sbagliata sull´articolo 18. Invece siamo convinti che il Parlamento la modificherà. Siamo del resto in un sistema …

“Il premier ha violato la promessa di non toccare i contratti in vigore”, intervista a Dario Franceschini di Giovanna Casadio

Tanti lavoratori si chiedono: anch´io rischio di essere licenziato? È un errore creare queste paure. E rischiamo di avere dichiarazioni di crisi pretestuose per tagliare posti. Il testo sul lavoro è chiuso. Ha detto Monti: “Su questo non si tratta”. Non crede che il Pd si illuda di poter cambiare l´articolo 18, onorevole Franceschini? «Monti ha detto di riferirsi al fatto che il governo non intende riaprire la trattativa con le parti sociali. Assicura però, e non poteva essere diversamente, che sarà il Parlamento a decidere se approvare la riforma del lavoro in blocco, respingerla o correggerla. Il Pd è impegnato a correggerla. Quella norma così com´è non passerà. Abbiamo sostenuto subito che ci doveva essere un disegno di legge, e non un decreto legge. Non per prendere tempo – perché anche un ddl si può approvare in fretta, con una corsia preferenziale – ma perché con un decreto le norme sarebbero entrate in vigore immediatamente, compresa quella sbagliata sull´articolo 18. Invece siamo convinti che il Parlamento la modificherà. Siamo del resto in un sistema …