“La mossa di Casini è abile, ma i costi della politica sono altri”, di Stefano Folli
Come spesso accade, Pier Ferdinando Casini è un politico svelto di riflessi. La sua rinuncia ai privilegi spettanti agli ex presidenti della Camera vuole essere una «mossa del cavallo», come dicono gli scacchisti: un gesto imprevisto che coglie impreparati gli avversari e li spiazza. In questo caso non ci sono avversari, bensì una consuetudine felpata che data da tempo immemorabile, in base alla quale le regole che riguardano il funzionamento della Camera, comprese le guarentigie a cui hanno diritto i presidenti emeriti, sono affare interno di Montecitorio e dei suoi organismi. Che decidono senza clamori e di solito senza pubblicità. Un mondo chiuso, almeno fino a ieri. Stavolta invece, sotto la pressione degli istinti anti-casta serpeggianti nel paese, la Camera ha fatto conoscere i suoi orientamenti per ridurre i privilegi degli «ex» (segreteria, autista con macchina di servizio, scorta eccetera). Ma si è trattato di un deliberato piuttosto complesso e controverso. I due «ex» che perderanno i loro attuali diritti al termine della legislatura sono Irene Pivetti e Pietro Ingrao, del quale ieri ricorreva il …