Giorno: 30 Marzo 2012

"I calcoli sbagliati (per difetto) su chi perde pensione e stipendio", di Enrico Marro

Un pasticcio. Difficile trovare un’altra definizione per la vicenda degli «esodati», brutta parola che sta a indicare quelle persone che, dopo la riforma della previdenza, rischiano di restare senza stipendio e senza pensione. È un fenomeno che si verifica ogni volta che una riforma innalza i requisiti pensionistici. Succede che i lavoratori che nel periodo immediatamente precedente hanno lasciato il lavoro, spesso con incentivi aziendali in attesa della pensione che sarebbe arrivata da lì a poco, si ritrovano improvvisamente con le regole del gioco cambiate e con il traguardo previdenziale spostato in avanti di alcuni anni. Per questo, di solito, la legge prevede delle clausole di salvaguardia che consentono, a precise condizioni, a questi lavoratori di andare in pensione con le vecchie regole. Anche questa volta è stato così, solo che a differenza del passato, la riforma Fornero prevede un aumento dei requisiti per la pensione senza precedenti e quindi la salvaguardia inizialmente tarata su 65 mila persone si è rivelata insufficiente. La norma stabilisce, tra l’altro, che potranno andare in pensione i lavoratori in …

“Fede e il sipario che cala sul Tg in versione varietà”, di Massimiliano Panarari

Ci potranno mai più essere un TG4 alla Emilio Fede e un TG1 stipato di editoriali alla Augusto Minzolini nell’Italia del governo tecnico? Con una naturalezza e una non- davvero impressionanti (e alquanto imprevedibili), il governo di Mario Monti ha avuto l’effetto di un terremoto in parecchi settori della vita pubblica italiana. Sta platealmente riscrivendo l’agenda economica e sociale, ma tutto fa pensare anche, in questo nostro Paese dall’aria (apparentemente) immutabile, che abbia dato inizio, quatto quatto, a una specie di nuovo spirito dei tempi, destinato, ovviamente, a non risparmiare quei termometri ipersensibili rispetto al clima politico che sono i telegiornali. Il mix di competenza e sobrietà dei professori sta così producendo delle rivoluzioni anche nel sancta sanctorum del piccolo schermo. Uno sciame sismico: crisi d’ascolti dei talk show, aggiustamenti e ritocchi negli spazi giornalistici del servizio pubblico (a proposito del quale la maggioranza degli italiani invoca, giustamente, il recupero di uno spirito da troppo negletto), Minzolini che ha fatto i bagagli, il varo di TGCom 24 (il canale all news di Mediaset). E, soprattutto, …

“Fede e il sipario che cala sul Tg in versione varietà”, di Massimiliano Panarari

Ci potranno mai più essere un TG4 alla Emilio Fede e un TG1 stipato di editoriali alla Augusto Minzolini nell’Italia del governo tecnico? Con una naturalezza e una non- davvero impressionanti (e alquanto imprevedibili), il governo di Mario Monti ha avuto l’effetto di un terremoto in parecchi settori della vita pubblica italiana. Sta platealmente riscrivendo l’agenda economica e sociale, ma tutto fa pensare anche, in questo nostro Paese dall’aria (apparentemente) immutabile, che abbia dato inizio, quatto quatto, a una specie di nuovo spirito dei tempi, destinato, ovviamente, a non risparmiare quei termometri ipersensibili rispetto al clima politico che sono i telegiornali. Il mix di competenza e sobrietà dei professori sta così producendo delle rivoluzioni anche nel sancta sanctorum del piccolo schermo. Uno sciame sismico: crisi d’ascolti dei talk show, aggiustamenti e ritocchi negli spazi giornalistici del servizio pubblico (a proposito del quale la maggioranza degli italiani invoca, giustamente, il recupero di uno spirito da troppo negletto), Minzolini che ha fatto i bagagli, il varo di TGCom 24 (il canale all news di Mediaset). E, soprattutto, …

"Fede e il sipario che cala sul Tg in versione varietà", di Massimiliano Panarari

Ci potranno mai più essere un TG4 alla Emilio Fede e un TG1 stipato di editoriali alla Augusto Minzolini nell’Italia del governo tecnico? Con una naturalezza e una non- davvero impressionanti (e alquanto imprevedibili), il governo di Mario Monti ha avuto l’effetto di un terremoto in parecchi settori della vita pubblica italiana. Sta platealmente riscrivendo l’agenda economica e sociale, ma tutto fa pensare anche, in questo nostro Paese dall’aria (apparentemente) immutabile, che abbia dato inizio, quatto quatto, a una specie di nuovo spirito dei tempi, destinato, ovviamente, a non risparmiare quei termometri ipersensibili rispetto al clima politico che sono i telegiornali. Il mix di competenza e sobrietà dei professori sta così producendo delle rivoluzioni anche nel sancta sanctorum del piccolo schermo. Uno sciame sismico: crisi d’ascolti dei talk show, aggiustamenti e ritocchi negli spazi giornalistici del servizio pubblico (a proposito del quale la maggioranza degli italiani invoca, giustamente, il recupero di uno spirito da troppo negletto), Minzolini che ha fatto i bagagli, il varo di TGCom 24 (il canale all news di Mediaset). E, soprattutto, …

“Le buone scuole vanno in cattedra”, di Maria Novella De Luca

Dalle elementari alle medie, l´istruzione pubblica prova a reinventarsi. Con progetti che puntano sull´innovazione. È la creatività al servizio dello studio. Il movimento è sotterraneo, carsico, indipendente, refrattario alla burocrazia e spesso anche alle luci troppo forti. È fatto di professori, maestri, ragazzi, presidi, genitori. Batte nel cuore profondo della scuola, quella che resiste, quella che prova a ritrovarsi, come se arrivati all´anno zero (zero fondi, zero prospettive, zero motivazione), da una rete diffusa di realtà piccole e grandi, primarie, secondarie, licei, istituti tecnici, stesse emergendo una reazione dinamica, vitale, magari imperfetta ma autentica. Scuola-villaggio, scuola-agorà, scuola-comunità, 2.0, senza zaino, web-school, “book in progress”: bisogna andare dalla Puglia alla Toscana, dalla Lombardia al Lazio, spesso in provincia, tra paesi e borghi che si consorziano in comunità di saperi, per capire e scoprire germogli e fermenti del nuovo. Come in questo Liceo Scientifico Tecnologico alla periferia Brindisi, brutta edilizia in una regione al terzo posto in Italia per dispersione scolastica, 23,4% i giovani che ogni anno disertano gli studi, un tasso di abbandoni altissimo in un´area …

“Le buone scuole vanno in cattedra”, di Maria Novella De Luca

Dalle elementari alle medie, l´istruzione pubblica prova a reinventarsi. Con progetti che puntano sull´innovazione. È la creatività al servizio dello studio. Il movimento è sotterraneo, carsico, indipendente, refrattario alla burocrazia e spesso anche alle luci troppo forti. È fatto di professori, maestri, ragazzi, presidi, genitori. Batte nel cuore profondo della scuola, quella che resiste, quella che prova a ritrovarsi, come se arrivati all´anno zero (zero fondi, zero prospettive, zero motivazione), da una rete diffusa di realtà piccole e grandi, primarie, secondarie, licei, istituti tecnici, stesse emergendo una reazione dinamica, vitale, magari imperfetta ma autentica. Scuola-villaggio, scuola-agorà, scuola-comunità, 2.0, senza zaino, web-school, “book in progress”: bisogna andare dalla Puglia alla Toscana, dalla Lombardia al Lazio, spesso in provincia, tra paesi e borghi che si consorziano in comunità di saperi, per capire e scoprire germogli e fermenti del nuovo. Come in questo Liceo Scientifico Tecnologico alla periferia Brindisi, brutta edilizia in una regione al terzo posto in Italia per dispersione scolastica, 23,4% i giovani che ogni anno disertano gli studi, un tasso di abbandoni altissimo in un´area …

"Le buone scuole vanno in cattedra", di Maria Novella De Luca

Dalle elementari alle medie, l´istruzione pubblica prova a reinventarsi. Con progetti che puntano sull´innovazione. È la creatività al servizio dello studio. Il movimento è sotterraneo, carsico, indipendente, refrattario alla burocrazia e spesso anche alle luci troppo forti. È fatto di professori, maestri, ragazzi, presidi, genitori. Batte nel cuore profondo della scuola, quella che resiste, quella che prova a ritrovarsi, come se arrivati all´anno zero (zero fondi, zero prospettive, zero motivazione), da una rete diffusa di realtà piccole e grandi, primarie, secondarie, licei, istituti tecnici, stesse emergendo una reazione dinamica, vitale, magari imperfetta ma autentica. Scuola-villaggio, scuola-agorà, scuola-comunità, 2.0, senza zaino, web-school, “book in progress”: bisogna andare dalla Puglia alla Toscana, dalla Lombardia al Lazio, spesso in provincia, tra paesi e borghi che si consorziano in comunità di saperi, per capire e scoprire germogli e fermenti del nuovo. Come in questo Liceo Scientifico Tecnologico alla periferia Brindisi, brutta edilizia in una regione al terzo posto in Italia per dispersione scolastica, 23,4% i giovani che ogni anno disertano gli studi, un tasso di abbandoni altissimo in un´area …