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Lavoro, Pd all’attacco Bindi: «Dobbiamo scendere in piazza», di Maria Zegarelli

Oggi la direzione Pd. Bersani rivendicherà i primi risultati sull’articolo 18 e rilancerà l’alternativa per il 2013
Bindi: «Il partito dovrebbe fare manifestazioni per il lavoro». D’Alema: «La riforma va migliorata». Il Pd sulla modifica dell’articolo 18 non arretrerà di un passo: partirà da qui la relazione del segretario Pier Luigi Bersani in apertura dei lavori della direzione nazionale convocata per stamattina. «La nostra posizione, che solo una settimana veniva descritta come isolata, oggi è condivisa non soltanto dalle parti sociali, ma dalla stessa Cei e da gran parte del Paese», ha detto anche ieri il segretario ai suoi collaboratori, mentre limava il discorso. E questo è un successo sul quale il segretario non intende affatto sorvolare: «C’era chi prevedeva scissioni e spaccature del nostro partito proprio sull’articolo 18, e invece non solo non è accaduto, ma siamo riusciti a riaprire una partita che sembrava chiusa perché noi sappiamo di cosa si parla quando si discute di lavoro, in Parlamento ci sono le nostre proposte di riforma del mercato del lavoro».
E se Bersani conferma che questa sarà la linea e che «alla fine anche il Pdl dovrà sentire la sua base», la presidente del partito, Rosy Bindi, parlando a margine dell’iniziativa dei Giovani democratici a Pisa è anche andata oltre: «Penso che il Pd debba fare manifestazioni per fare capire ai giovani, alle donne, agli italiani tutti, che c’è un partito che mette al centro della propria azione politica il lavoro». Parlando dal palco, poco dopo, aggiunge: «A chi mi chiede come fa un partito a sostenere il governo e a manifestare contro alcuni provvedimenti che emana, io rispondo: ma come fa un partito come il nostro a non dire nelle sedi istituzionali e in ogni angolo del Paese che noi stiamo con i lavoratori e riteniamo il lavoro lo strumento fondamentale per la crescita del Paese?».
Per Massimo D’Alema, intervistato da Fabio Fazio, l’impegno deve essere in Parlamento, «per trovare un ragionevole compromesso» sull’articolo 18 che «è solo una parte di una grande riforma che ha un obiettivo: rendere meno precaria la vita dei lavoratori». D’Alema, come lo stesso Bersani, riconosce «che ci sono delle novità importanti», ma ritiene che «si possa fare di più, soprattutto per l’universalizzazione degli ammortizzatori sociali». E spingere per questo non vuol dire mettere in difficoltà il governo, «ma renderlo più forte, fino al 2013».
LA RIFORMA
La riforma del lavoro è il passaggio più delicato per il Pd, dove comunque non sono certo passati inosservati i sondaggi (come quello pubblicato ieri sul Corriere della Sera) raccontano di un brusco calo del consenso al governo, fino al 44 per cento. Un segnale chiaro anche per i partiti che lo sostengono. Di questo non possono non tenere conto anche i montiani più convinti del Pd, da Letta a Veltro-
ni, a Fioroni. L’ex ministro oggi tornerà sulla sua preoccupazione maggiore: «Bisogna evitare il contenzioso tra falchi, da un lato e dall’altro. Non vorrei che per ottenere il meglio assoluto si producano danni gravi anche al governo». Dai Modem, Achille Passoni, un passato nella Cgil, ribadirà che è necessario «lavorare affinché in Parlamento si arrivi a una modifica verso il modello tedesco». In tal senso il confronto con il Terzo Polo è già avviato e i margini sono ampi, diverso il discorso con il Pdl ma, come dice Sergio D’Antoni, «Alfano e il suo partito, così sensibili ai sondaggi, non potranno far finta di niente di fronte ai propri elettori, ai quali questa riforma non piace».
I NODI DA SCIOGLIERE
Riforma del lavoro e anche le prossime elezioni amministrative saranno un test importante prima delle politiche del 2013: nel 90 per cento dei comuni il Pd si presenta con Idv e Sel, il «nocciolo» della futura alleanza di governo, mentre in altri il centrosinistra si allarga all’Udc.
Bersani oggi ribadirà che il centrosinistra di cui si parla non ha nulla a che vedere con l’Unione, «la nostra sarà un’alleanza aperta a quelle forze che hanno una cultura di governo, con le altre potrà esserci un confronto, niente di più».
Per vincere le elezioni e dare un governo stabile al Paese, il segretario ne è convinto, il Pd «deve rivolgersi anche all’elettorato moderato, dobbiamo allargare l’alleanza e aprire la stagione delle riforme istituzionali e costituzionali per le quali l’appoggio e il consenso degli elettori moderati è fondamentale». La scorsa settimana ne ha parlato a lungo con Nichi Vendola con il quale i rapporti in questo momento sono sicuramente più fluidi che con Antonio Di Pietro e l’Idv e nelle prossime settimane darà un’accelerazione al
coordinamento politico fra i partiti per iniziare ad affrontare anche i pilastri programmatici su cui qualunque alleanza dovrà saldarsi.
Altro tema caldo della direzione saranno le primarie, dopo Genova e Palermo sono molte le critiche avanzate anche alla linea del Nazareno da parte della minoranza del partito. L’analisi di quelle appena effettuate, con al centro i risultati del capoluogo ligure e del caso siciliano, e l’annuncio di un appuntamento ad hoc, dopo le amministrative, per «mettere a registro uno strumento dice il segretario che ha il nostro brand ma necessita di manutenzione».
In direzione Bersani ribadirà anche che se il Pd non vuole allontanare la fiducia dei suoi elettori dovrà spingere per la riforma della legge elettorale, la riduzione del numero dei parlamentari e la riforma dei regolamenti.

L’Unità 26.03.12