Giorno: 22 Marzo 2012

"Ambrosoli "sgradito" al ricordo del padre" di Michele Brambilla

Al bon ton della politica mancava questo: invitare il figlio di una vittima della mafia a non partecipare alla commemorazione del padre. Lacuna colmata ieri mattina dalla Regione Lombardia, che ha rivolto un gentile «lei è meglio che non si faccia vedere» a Umberto Ambrosoli, figlio di Giorgio, il commissario liquidatore della Banca Privata Italiana ucciso l’11 luglio 1979 su ordine di Michele Sindona. Chi ha avuto lo stomaco di arrivare a tanto? Ai vertici della Regione Lombardia tutti tacciono, almeno formalmente: informalmente, è partito un rimpallarsi di responsabilità fra presidenza del consiglio (il leghista Boni) e presidenza della giunta (Formigoni). Ma stiamo ai fatti. Ieri era la prima «Giornata regionale dell’impegno contro le mafie in ricordo delle vittime». Programma: proiezione al Pirellone, a trecento ragazzi delle scuole lombarde, del film «Un eroe borghese», dedicato appunto a Giorgio Ambrosoli. C’era l’ex giudice Giuliano Turone, c’era l’assessore regionale Giulio Boscagli che ha portato il saluto di Formigoni, c’era Francesca Ambrosoli figlia di Giorgio. Ma non c’era Umberto, il figlio. Come mai? Secondo l’associazione Saveria Antiochia Omicron, …

“Il sangue e il voto”, di Bernardo Valli

Per ventiquattro ore, dopo l´uccisione dei bambini ebrei di Tolosa, la società francese ha avuto una condotta davvero esemplare. Nonostante il clima politico rovente della campagna presidenziale in corso (si voterà in due tempi il 22 aprile e il 6 maggio) nessun uomo politico di rilievo «ha aggiunto l´ignobile all´orribile», secondo l´espressione di Alain Juppé, il ministro degli Esteri. Nessuno, durante il primo giorno, ha osato strumentalizzare quel sangue. Il quale poteva offrire spunti polemici ai candidati all´Eliseo, dell´uno o dell´altro campo. Se l´autore della strage, cominciata con l´assassinio di quattro militari, paracadutisti, alcuni dei quali di origine magrebina, l´11 e il 15 marzo, prima a Tolosa e poi a Montauban, si fosse rivelato di estrema destra la sinistra ne avrebbe potuto trarre seri argomenti. Ma quasi subito gli inquirenti hanno intravisto in quegli omicidi, ritmati a distanza di quattro giorni, l´impronta “fondamentalista”. Fin da lunedì era infatti privilegiata la pista di un salafita, ansioso di vendicare l´Afghanistan con l´uccisione dei parà colpevoli di partecipare a quella guerra e di colpire i piccoli ebrei, franco-israeliani, …

“Il sangue e il voto”, di Bernardo Valli

Per ventiquattro ore, dopo l´uccisione dei bambini ebrei di Tolosa, la società francese ha avuto una condotta davvero esemplare. Nonostante il clima politico rovente della campagna presidenziale in corso (si voterà in due tempi il 22 aprile e il 6 maggio) nessun uomo politico di rilievo «ha aggiunto l´ignobile all´orribile», secondo l´espressione di Alain Juppé, il ministro degli Esteri. Nessuno, durante il primo giorno, ha osato strumentalizzare quel sangue. Il quale poteva offrire spunti polemici ai candidati all´Eliseo, dell´uno o dell´altro campo. Se l´autore della strage, cominciata con l´assassinio di quattro militari, paracadutisti, alcuni dei quali di origine magrebina, l´11 e il 15 marzo, prima a Tolosa e poi a Montauban, si fosse rivelato di estrema destra la sinistra ne avrebbe potuto trarre seri argomenti. Ma quasi subito gli inquirenti hanno intravisto in quegli omicidi, ritmati a distanza di quattro giorni, l´impronta “fondamentalista”. Fin da lunedì era infatti privilegiata la pista di un salafita, ansioso di vendicare l´Afghanistan con l´uccisione dei parà colpevoli di partecipare a quella guerra e di colpire i piccoli ebrei, franco-israeliani, …

"Il sangue e il voto", di Bernardo Valli

Per ventiquattro ore, dopo l´uccisione dei bambini ebrei di Tolosa, la società francese ha avuto una condotta davvero esemplare. Nonostante il clima politico rovente della campagna presidenziale in corso (si voterà in due tempi il 22 aprile e il 6 maggio) nessun uomo politico di rilievo «ha aggiunto l´ignobile all´orribile», secondo l´espressione di Alain Juppé, il ministro degli Esteri. Nessuno, durante il primo giorno, ha osato strumentalizzare quel sangue. Il quale poteva offrire spunti polemici ai candidati all´Eliseo, dell´uno o dell´altro campo. Se l´autore della strage, cominciata con l´assassinio di quattro militari, paracadutisti, alcuni dei quali di origine magrebina, l´11 e il 15 marzo, prima a Tolosa e poi a Montauban, si fosse rivelato di estrema destra la sinistra ne avrebbe potuto trarre seri argomenti. Ma quasi subito gli inquirenti hanno intravisto in quegli omicidi, ritmati a distanza di quattro giorni, l´impronta “fondamentalista”. Fin da lunedì era infatti privilegiata la pista di un salafita, ansioso di vendicare l´Afghanistan con l´uccisione dei parà colpevoli di partecipare a quella guerra e di colpire i piccoli ebrei, franco-israeliani, …