La cancelliera e l’Ue percepite come poco attive per la crescita
Negli ultimi giorni, e anche nel suo intervento al convegno di Confindustria, il presidente del Consiglio ha rassicurato gli italiani, affermando che il Paese ha ormai superato i momenti più drammatici della crisi. Effettivamente, l’azione del governo negli ultimi mesi ha migliorato lo stato dell’Italia. I tassi dei Bot sono tornati a livelli accettabili, lo spread con i titoli tedeschi è diminuito e anche l’immagine del nostro Paese all’estero è significativamente mutata in positivo.
Ciononostante, il «sentiment» della popolazione e delle imprese del nostro Paese permane pessimista e non pare riflettere questa situazione più rosea. Beninteso, la maggioranza attribuisce all’esecutivo il merito delle iniziative per aiutare il Paese a superare la crisi. Ma metà della popolazione ritiene che «nessuna istituzione sta facendo veramente qualcosa», giudicando quindi negativamente la situazione attuale.
Come mostrano gli ultimi dati dell’Eurobarometro, grandi responsabilità vengono attribuite alle politiche attuate dall’Ue e dalla Germania in particolare, ritenute troppo restrittive. Non a caso quasi il 60% degli italiani giudica l’azione della Cancelliera «troppo legata agli interessi della Germania».
Anche a causa di questi motivi, dunque, l’atteggiamento degli italiani riguardo alla situazione economica e alle sue prospettive resta fortemente negativo. Ad esempio, dall’Osservatorio Ispo-Confesercenti si rileva come solo il 5% (con una accentuazione tra gli elettori di centro, vale a dire i più convinti sostenitori dell’esecutivo guidato da Monti) ritiene che «il peggio della crisi sembra davvero passato». Secondo tutti gli altri siamo ancora nel mezzo di un periodo drammatico. Di qui, una forte preoccupazione verso l’attuale situazione economica, manifestata anch’essa da più del 90% dei cittadini, con una accentuazione al Sud, specie per ciò che concerne l’economia della propria regione. Anche se, malgrado continui a collocarsi a livelli molto elevati, il grado di preoccupazione ha subito negli ultimi tre mesi un calo relativo, frutto probabilmente degli interventi del governo.
Resta il fatto che la crisi «morde» tutt’ora una fetta consistente di popolazione. Quasi il 20% dichiara che qualcuno nella propria famiglia ha perso il lavoro di recente e un altro 14% sottolinea (per se stesso o per un famigliare) il coinvolgimento nella cassa integrazione. Il confronto con il passato mostra che il numero di famiglie toccate dalla crisi si è accentuato proprio nell’ultimo periodo. Di qui un’insicurezza diffusa (70%) per il proprio posto di lavoro, specie al Sud e tra i dipendenti con qualifiche meno elevate. Ancora maggiore è la quota (81%) di chi dichiara in generale di temere per la propria situazione economica famigliare.
Sin qui i severi giudizi sulla condizione attuale. Ma cosa immaginano gli italiani per il futuro? Pur non essendo, ovviamente, accurate come lo sono (talvolta) quelle degli economisti, le previsioni della popolazione sono di grande rilievo perché un ottimismo diffuso può stimolare la tanto auspicata ripresa dei consumi e il pessimismo invece accentua la contrazione di questi ultimi e, di conseguenza, la stagnazione. Si registra al riguardo un mix di sentimenti, ove il perdurare della visione negativa viene in qualche misura controbilanciato da qualche cauta speranza.
Le ultime rilevazioni per Intesa Sanpaolo mostrano come ancora oggi più di un italiano su quattro (29%) preveda un ulteriore peggioramento della condizione economica del Paese e che un altro 32% reputi comunque che essa sarà «negativa come ora». Ma d’altra parte più di un terzo (37%) ipotizza invece una qualche forma di ripresa.
Questa percentuale di «ottimisti» si è andata accrescendo da novembre (quando eravamo, come affermò Monti, «sull’orlo del baratro») a oggi. Come sempre, le previsioni per la propria situazione personale sono relativamente migliori di quelle concernenti il complesso dell’economia del Paese. Il 20% ipotizza un peggioramento del proprio status economico attuale e un altro 30% afferma che la propria condizione resterà invariata, «negativa come ora». Ma una percentuale superiore (24%) si azzarda invece a prevedere un miglioramento.
In definitiva, gli italiani sentono ancora di vivere un periodo assai poco felice. Ma, forse grazie anche al loro carattere (e a qualche timido segnale di ripresa), vedono nei prossimi mesi qualche possibilità di parziale uscita dalla crisi.
dal Corriere della Sera 18.3.12