Giorno: 17 Marzo 2012

“Dispersi e disoccupati”, di Fabrizio Dacrema

Due recenti indagini ci forniscono un quadro decisamente allarmante per il futuro del paese: aumentano contemporaneamente i giovani che abbandonano gli studi senza aver conseguito un diploma o una qualifica e i laureati che non trovano lavoro. I dati Istat sulla dispersione scolastica attestano la crescita della dispersione scolastica e la distanza dell’Italia dagli obiettivi di Europa 2020. Il 18,8 per cento dei giovani 18-24enni abbandona gli studi senza conseguire un titolo di scuola media superiore o una qualifica professionale (la media europea è pari al 14,1 per cento). Vanno peggio i maschi che sono il 22 per cento, il mezzogiorno e le periferie delle metropoli. Secondo i dati in possesso del Ministero dell’Istruzione con la crisi economica si è interrotto il progressivo miglioramento che dal 2004 al 2010 aveva ridotto di quattro punti la dispersione scolastica. Secondo l’agenda di Lisbona già nel 2010 avremmo dovuto ridurre a non più del 10 per cento gli abbandoni e ora viene riproposto lo stesso obiettivo per il 2020. La stessa agenda europea ci chiede di portare al …

“La nemesi della Lega, nata da tangentopoli e finita tra le mazzette”, di Curzio Maltese

La storia politica è piena di nemesi, ma una crudele e grottesca come quella della Lega non s’era mai vista. I forcaioli della prima Tangentopoli sono diventati i nuovi socialisti della seconda. Precisi. In una settimana sono passati dalle manifestazioni in piazza contro la giunta Formigoni, “perché non si può andare avanti con un arresto al giorno”, alla teoria del complotto dei magistrati. Tutto perché stavolta hanno pizzicato uno dei loro e uno grosso, il Davide Boni, a trafficare mazzette di milioni di euro, altro che Mario Chiesa, in cambio di licenze per nuovi centri commerciali. In uno studio televisivo sento la difesa di Attilio Fontana, sindaco di Varese, e mi sembra di riascoltare Carlo Tognoli, vent’anni dopo. Boni ne uscirà pulito, non si fanno i processi in piazza. Ma certo, salvo che la Lega sui processi in piazza, nel ’92 e dintorni, ha costruito tutte le sue fortune. Bossi e Maroni sono una riedizione più mesta del duo Craxi-Martelli, che litigavano su tutto, ma si ritrovavano all’unisono nella difesa dei tangentisti. È soltanto l’ultimo …

“La nemesi della Lega, nata da tangentopoli e finita tra le mazzette”, di Curzio Maltese

La storia politica è piena di nemesi, ma una crudele e grottesca come quella della Lega non s’era mai vista. I forcaioli della prima Tangentopoli sono diventati i nuovi socialisti della seconda. Precisi. In una settimana sono passati dalle manifestazioni in piazza contro la giunta Formigoni, “perché non si può andare avanti con un arresto al giorno”, alla teoria del complotto dei magistrati. Tutto perché stavolta hanno pizzicato uno dei loro e uno grosso, il Davide Boni, a trafficare mazzette di milioni di euro, altro che Mario Chiesa, in cambio di licenze per nuovi centri commerciali. In uno studio televisivo sento la difesa di Attilio Fontana, sindaco di Varese, e mi sembra di riascoltare Carlo Tognoli, vent’anni dopo. Boni ne uscirà pulito, non si fanno i processi in piazza. Ma certo, salvo che la Lega sui processi in piazza, nel ’92 e dintorni, ha costruito tutte le sue fortune. Bossi e Maroni sono una riedizione più mesta del duo Craxi-Martelli, che litigavano su tutto, ma si ritrovavano all’unisono nella difesa dei tangentisti. È soltanto l’ultimo …

"La nemesi della Lega, nata da tangentopoli e finita tra le mazzette", di Curzio Maltese

La storia politica è piena di nemesi, ma una crudele e grottesca come quella della Lega non s’era mai vista. I forcaioli della prima Tangentopoli sono diventati i nuovi socialisti della seconda. Precisi. In una settimana sono passati dalle manifestazioni in piazza contro la giunta Formigoni, “perché non si può andare avanti con un arresto al giorno”, alla teoria del complotto dei magistrati. Tutto perché stavolta hanno pizzicato uno dei loro e uno grosso, il Davide Boni, a trafficare mazzette di milioni di euro, altro che Mario Chiesa, in cambio di licenze per nuovi centri commerciali. In uno studio televisivo sento la difesa di Attilio Fontana, sindaco di Varese, e mi sembra di riascoltare Carlo Tognoli, vent’anni dopo. Boni ne uscirà pulito, non si fanno i processi in piazza. Ma certo, salvo che la Lega sui processi in piazza, nel ’92 e dintorni, ha costruito tutte le sue fortune. Bossi e Maroni sono una riedizione più mesta del duo Craxi-Martelli, che litigavano su tutto, ma si ritrovavano all’unisono nella difesa dei tangentisti. È soltanto l’ultimo …

“La giustizia dopo Berlusconi”, di Michele Ciliberto

Verboten! Quando in Italia si parla di giustizia scattano subito i veti, a cominciare ovviamente dal partito di Berlusconi. Anzi, ad essere precisi, si può parlare di tutto ma con due eccezioni: la giustizia e la tv. Non è difficile capire perché: si tratta dei due pilastri del sistema di potere personale costruito in quasi vent’anni da Silvio Berlusconi. E sono strettamente connessi: la televisione è stato uno strumento essenziale per costruire una forma di moderno dispotismo su base democratica; il controllo della giustizia, fin dall’inizio, è stata la leva utilizzata per cercare di mettere in sicurezza cioè al riparo della legge Berlusconi. Dai suoi «valvassini» il Cavaliere ha fatto varare in Parlamento (almeno) 37 leggi ad personam: dalle rogatorie alla riforma dei reati societari, dalla legge Gasparri sulle televisioni al Lodo Alfano, fino al decreto Salva-Milan. In breve: non c’è stato aspetto del suo sistema di potere personale ed economico che non sia stato toccato, e salvato, dalla «grazia» (laica) del Parlamento attraverso una sistematica sostituzione dell’arbitrio alla legge, con una sfrontata mortificazione del …

“La giustizia dopo Berlusconi”, di Michele Ciliberto

Verboten! Quando in Italia si parla di giustizia scattano subito i veti, a cominciare ovviamente dal partito di Berlusconi. Anzi, ad essere precisi, si può parlare di tutto ma con due eccezioni: la giustizia e la tv. Non è difficile capire perché: si tratta dei due pilastri del sistema di potere personale costruito in quasi vent’anni da Silvio Berlusconi. E sono strettamente connessi: la televisione è stato uno strumento essenziale per costruire una forma di moderno dispotismo su base democratica; il controllo della giustizia, fin dall’inizio, è stata la leva utilizzata per cercare di mettere in sicurezza cioè al riparo della legge Berlusconi. Dai suoi «valvassini» il Cavaliere ha fatto varare in Parlamento (almeno) 37 leggi ad personam: dalle rogatorie alla riforma dei reati societari, dalla legge Gasparri sulle televisioni al Lodo Alfano, fino al decreto Salva-Milan. In breve: non c’è stato aspetto del suo sistema di potere personale ed economico che non sia stato toccato, e salvato, dalla «grazia» (laica) del Parlamento attraverso una sistematica sostituzione dell’arbitrio alla legge, con una sfrontata mortificazione del …

"La giustizia dopo Berlusconi", di Michele Ciliberto

Verboten! Quando in Italia si parla di giustizia scattano subito i veti, a cominciare ovviamente dal partito di Berlusconi. Anzi, ad essere precisi, si può parlare di tutto ma con due eccezioni: la giustizia e la tv. Non è difficile capire perché: si tratta dei due pilastri del sistema di potere personale costruito in quasi vent’anni da Silvio Berlusconi. E sono strettamente connessi: la televisione è stato uno strumento essenziale per costruire una forma di moderno dispotismo su base democratica; il controllo della giustizia, fin dall’inizio, è stata la leva utilizzata per cercare di mettere in sicurezza cioè al riparo della legge Berlusconi. Dai suoi «valvassini» il Cavaliere ha fatto varare in Parlamento (almeno) 37 leggi ad personam: dalle rogatorie alla riforma dei reati societari, dalla legge Gasparri sulle televisioni al Lodo Alfano, fino al decreto Salva-Milan. In breve: non c’è stato aspetto del suo sistema di potere personale ed economico che non sia stato toccato, e salvato, dalla «grazia» (laica) del Parlamento attraverso una sistematica sostituzione dell’arbitrio alla legge, con una sfrontata mortificazione del …