Ai domiciliari per lo stupro di gruppo. Due ventenni del Frusinate in carcere da agosto per aver violentato una ragazza di sedici anni, tornano a casa. Proprio su questo fatto la Corte di Cassazione un mese fa aveva sancito che il carcere «non è più obbligatorio» per gli stupratori in branco, imprimendo una svolta alla giurisprudenza che ha provocato accese polemiche. Per applicare quella sentenza, i giudici del tribunale del riesame di Roma ieri hanno concesso ai due imputati la misura alternativa. Sono i primi, dopo la pronuncia, ad aspettare il processo in famiglia.
«È un arretramento grave sul diritto alla giustizia alle donne», afferma Barbara Pollastrini, deputata del Pd. «Ecco i risultati di quella sentenza scellerata», reagisce Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord. Con un´interpretazione estensiva di una massima della Consulta, la Cassazione ha invitato a valutare caso per caso sulle esigenze cautelari per gli stupri di gruppo, ammorbidendo così la linea dura varata dal governo nel 2009 e applicata dai magistrati dopo la terribile violenza su una ragazzina di 13 anni al parco della Caffarella a Roma.
«In astratto il principio della Cassazione può essere condivisibile, ma nei fatti, essendo lo stupro un reato gravissimo contro la persona, diventa difficile immaginare una misura diversa dal carcere», dice Maria Monteleone, procuratore aggiunto nella capitale, dove guida il pool di magistrati specializzati nei reati sessuali e contro la famiglia. «Se non hai in mano gravi indizi, il carcere non lo chiedi – prosegue la pm – ma le violenze di gruppo sono reati così efferati da rendere impossibile una misura graduata». Lei è tra i magistrati che per chi abusa di una donna il carcere lo chiede sempre. E nonostante la decisione della Cassazione e l´ovvia ricaduta nei giudizi di merito, Maria Monteleone ritiene che per il branco le scarcerazioni «saranno solo residuali».
Intanto i primi sono tornati a casa. Uno di 21 e l´altro di 24 anni, quest´ultimo laureato in scienze motorie e attivo nel volontariato. Entrambi incensurati. Erano in auto una sera d´estate, dopo una festa al pub di Isola Liri, quando hanno deciso di avvicinare due ragazze che intorno alle due di notte tornavano a casa. «Le abbiamo invitate a fare un giro». La sorella maggiore ha rifiutato, la minore è salita in macchina. Quarantacinque minuti dopo la violenza era stata consumata in una stradina delle campagne di Sora. La ragazzina li ha denunciatati e loro si sono difesi dicendo che «lei era consenziente». Arrestati due mesi dopo, i magistrati li hanno sbattuti in cella.
«Poi la Suprema Corte ha solo restituito al giudice la libertà di decidere», ricorda Lucio Marziale, l´avvocato che ha discusso e vinto in Cassazione e che ieri ha riportato a casa i due giovani. «Il tribunale del riesame di Roma ha confermato i gravi indizi di colpevolezza – spiega Marziale – ma ha concesso i domiciliari perché non ha ravvisato elementi di pericolosità sociale e il rischio di fuga». Domani gli imputati compariranno davanti al gup di Cassino, che li giudicherà con rito abbreviato.
Libero anche l´uomo accusato di aver violentato una turista americana nel febbraio dell´anno scorso a Villa Borghese a Roma: sono scaduti i termini di custodia cautelare. «Un altro schiaffo alle donne», commenta il sindaco Alemanno. «La verità – dice Teresa Bellanova, deputata del Pd – è che le donne sono sempre sole di fronte alla violenza».
La Repubblica 15.03.12
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“Due scarcerati dopo lo stupro di gruppo”, di Paolo Foschi
Applicata la nuova linea della Cassazione. Gli abitanti di Sora: giustizia da soli. «Se non ci penserà il tribunale a fare giustizia, ci penseremo noi», dice un ragazzo sotto i portici davanti alla Chiesa di Santa Restituita, nel delizioso centro storico di Sora, Basso Lazio. Qui e nel vicino comune di Isola Liri ieri sono tornati a casa due ragazzi, 24 e 21 anni, accusati di un crimine orrendo: violenza sessuale su una minorenne. Il tribunale del riesame di Cassino ha concesso gli arresti domiciliari, applicando la recente (e discussa) sentenza della Cassazione secondo la quale anche per un reato così grave non è obbligatorio il carcere come misura cautelare.
La vicenda risale alla scorsa estate. Nella notte fra il 23 e il 24 giugno all’uscita di un pub una ragazza non ancora diciottenne, anche lei residente nella zona, fu avvicinata dai due giovani che le offrirono un passaggio in auto. Lei accettò, la sorella maggiorenne, con cui era uscita insieme, preferì tornare a piedi. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, la macchina però prima di riportare la ragazzina a casa si fermò in una stradina di campagna. La minorenne ebbe un rapporto sessuale con i due giovani: secondo lei fu violenza, secondo i due ragazzi era consenziente. Dopo più di un mese di indagini, i due giovani furono arrestati il 6 agosto scorso.
La prima richiesta di domiciliari era stata respinta. Poi però la Cassazione ha rimesso in discussione tutto. A partire dal 2009 il Parlamento, con una nuova legge, aveva vietato l’applicazione di misure cautelari alternative al carcere per i delitti di violenza sessuali o di atti sessuali nei confronti di minorenni. Un orientamento bocciato con la sentenza n. 265 della Corte costituzionale del 2010, secondo la quale la norma approvata dal Parlamento è in contrasto con gli articoli 3 (uguaglianza davanti alla legge), 13 (libertà personale) e 27 (funzione della pena) della Costituzione. Per questo secondo la Consulta spetta al giudice, caso per caso, stabilire le misure cautelari da adottare.
Il tribunale del riesame di Cassino ha dunque deciso che gli arresti domiciliari sono la misura adatta. Ed è scoppiata la polemica. Anche perché è di ieri la notizia della scarcerazione per decorrenza di termini dell’uomo accusato di aver stuprato una turista americana a Villa Borghese. «Uno schiaffo in faccia a tutte le donne di Roma», ha detto il sindaco Gianni Alemanno.
Sulla scelta dei giudici di Cassino Angela Maraventano, senatrice della Lega Nord, ha commentato: «Decisione scellerata». «Siamo di fronte a un arretramento grave del diritto per quanto riguarda la giustizia delle donne», ha aggiunto Barbara Pollastrini, deputata del Pd. Giuseppe Di Mascio, uno dei legali che difende i due ragazzi, ha auspicato che «la decisione di concedere i domiciliari non scateni un altro massacro mediatico di due giovani, che sono innocenti fino a prova contraria. Siamo in attesa di conoscere le motivazioni. La decisione del Riesame non è solo un mero recepimento, ma una valutazione che coinvolge anche il merito della vicenda».
La comunità di Sora è divisa fra innocentisti e colpevolisti. Ma al caffè sotto i portici sono netti: «Non si fanno quelle cose a una ragazzina. Se li mandano fuori, la pagheranno», dicono alcuni ragazzi. Adesso la parola passa al Gup. Domani è fissata l’udienza.
Corriere della Sera 15.3.12
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“Un’irragionevole via d’uscita”, di Fiorenza Sarzanini
È andata come si poteva prevedere, nel peggiore dei modi. Perché la sentenza della Cassazione che rende facoltativo il carcere per lo stupro di gruppo, ha avuto il primo e devastante effetto. I due ventenni di Sora sono i primi a tornare a casa, certamente non saranno gli ultimi. E la spirale violenta adesso potrà avere una giustificazione in più perché in casi di questo genere la prigione è un deterrente forte, soprattutto per i giovani. Mentre la prospettiva di avere una via d’uscita può scatenare gli istinti, anche quelli più brutali.
Era stata la Corte costituzionale, nel 2010, a eliminare l’automatismo della custodia cautelare obbligatoria in carcere per chi è accusato di stupro, ripristinando la possibilità degli arresti domiciliari. Un pronunciamento ragionevole. Non si può negare che in questo tipo di reato il racconto della vittima lasci talvolta dei dubbi. Capita che ci sia un iniziale consenso al rapporto. Addirittura è capitato che una donna si sia inventata la violenza. Se la Consulta non avesse eliminato quell’automatismo, in casi controversi il giudice era obbligato a far tornare libero l’indagato. La Cassazione ha deciso di applicare lo stesso principio allo stupro di gruppo. Ed è proprio questo ad apparire assurdo e irragionevole. Come si può pensare che una donna inventi di essere stata assalita dal branco? In questi casi il corpo è, purtroppo, la prova più evidente. Ecco perché non ci può essere alternativa alla cella.
Corriere della Sera 15.03.12