Signor Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, il Partito Democratico vota a favore del decreto sulla semplificazione e lo sviluppo, vota «sì» con convinzione. Con l’approvazione di molte nostre proposte emendative, questo decreto-legge sulla semplificazione e lo sviluppo renderà davvero più facile la vita dei cittadini, imprenditori e consumatori e il loro rapporto con la pubblica amministrazione. Ad esempio, nei rapporti tra cittadino ed uffici pubblici sarà possibile il cambio di residenza in tempo reale. Mi dispiace che il collega Torazzi non abbia mai avuto a che fare con i problemi di chi deve cambiare residenza ma 1.400 persone all’anno fanno a pugni con la burocrazia per una cosa che nel resto d’Europa è normale e che da domani sarà normale anche nel nostro Paese. Sarà facile avere procedure anagrafiche di stato civile veloci e solo per via telematica, sarà possibile finalmente disporre della marca da bollo tematica e poter pagare le multe on line. Nei rapporti tra cittadini e sanità ci sarà l’esenzione prolungata nel tempo del pagamento delle prestazioni sanitarie per i malati cronici, le cartelle cliniche elettroniche e i sistemi di prenotazione elettronici saranno finalmente realtà, i permessi di parcheggio per gli invalidi varranno su tutto il territorio nazionale. Nei rapporti tra le imprese e la pubblica amministrazione ci sarà l’acquisizione d’ufficio da parte della pubblica amministrazione delle certificazioni antimafia e della documentazione unica di regolarità contributiva. Saranno previste misure preferenziali e premiali per le piccole e medie imprese per progetti di ricerca. La semplificazione in materia di controlli sarà realtà, con l’esclusione di salute e sicurezza sul lavoro, perché la situazione nel nostro Paese questo ancora oggi chiede. E altro ancora, come l’autocertificazione per gli immigrati regolarmente residenti o l’affidamento a titolo gratuito ad enti o associazioni di beni di interesse turistico sequestrati alla mafia. Tutti questi sono miglioramenti che hanno nome e cognome, sono emendamenti che il Partito Democratico ha apportato a questo decreto-legge. Si tratta di un «sì» convinto, perché questo decreto-legge ci consegna uno Stato più forte ma meno grosso, meno ingombrante. È un «sì» politico perché il Governo Monti non è figlio di una nostalgia politica che ci riporta ai primordi dello Statuto albertino, cioè ai governi senza partito, ma è un Governo che si regge su una maggioranza parlamentare. Il Governo Monti vive per una scelta politica e compie quotidianamente scelte politiche. La riconquista del potere di scelta da parte della politica è la vera battaglia. Prima di poter tornare a distinguere la differenza tra destra e sinistra dobbiamo vincere la guerra tra politica e antipolitica.
E quello che stiamo facendo anche con il nostro voto di oggi, è una scelta libera e politica che dimostra che il Parlamento non solo è pienamente legittimo ma è necessario per fare le riforme e il Governo Monti senza questo Parlamento nulla sarebbe (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E il Partito
Democratico rivendica per sé un ruolo centrale di partito nazionale che è decisivo per fare decisive riforme ora, senza rimandarle ad un più luminoso avvenire. Ma proprio per questo, perché il nostro è un «sì» politico convinto, ci possiamo permettere di dire anche che cosa non ci piace di questo decreto-legge.
Non ci piace il capitolo sulla scuola. Noi abbiamo posto il problema con un emendamento votato in sede di Commissioni, ma ritenuto non finanziato dal Governo. Il nostro emendamento conteneva un messaggio molto semplice: più soldi alla scuola, per restituire la possibilità di fare il tempo pieno, il tempo prolungato e progetti per combattere la dispersione scolastica e per l’integrazione dei ragazzi con disabilità, per restituire qualità alla scuola, non per una scelta corporativa a difesa degli insegnanti, ma per restituire quella qualità che la politica del Governo Berlusconi con i suoi tagli aveva negato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo abbiamo fatto perché la scuola italiana è indietro, perché l’Italia investe per l’educazione il 4,8 per cento del proprio PIL quando la media OCSE è del 5,7 per cento e noi siamo dietro anche all’Estonia.
L’Europa ci chiede di triplicare entro il 2020 il numero dei laureati, e invece calano di anno in anno; ci chiede di dimezzare il tasso di dispersione scolastica, e oggi il 20 per cento (cioè un ragazzo su cinque) non finisce l’obbligo scolastico. E il testo, così come risulta nel decreto, anche se contiene l’importante novità – che abbiamo voluto noi – di destinare per il futuro, come per i beni culturali, risorse ricavate dai giochi, non basta. Per noi la scuola, l’educazione, sono priorità. Vedete, la politica è un’arte nobile che si occupa di grandi scelte tanto più se le risorse sono scarse. Tutto sta nello stabilire le priorità giuste, indirizzando le spese pubbliche dove servono davvero. Pagare meglio chi istruisce i nostri figli è anche un segnale per cambiare la gerarchia dei valori di una società. Tra un operatore finanziario e chi deve formare le nuove generazioni, chi dei due crea più valore per la società? La domanda è semplice, che ha bisogno però di una risposta che sia una scelta politica, e noi questa scelta politica la facciamo, e scegliamo la scuola. Vedete, ridurre il peso del debito che passiamo ai nostri ragazzi, è vero patriottismo, ma il vero patriottismo è anche costruire una economia e una società adatta a farci vivere e lavorare i nostri figli.
Presidente Monti, Ministro Patroni Griffi, un consiglio: il rispetto dei conti fine a se stesso è ragioneria, il rispetto dei conti per lo sviluppo è politica e per il futuro sarà meglio appassionarsi un po’ di più alla politica e un po’ di meno alla ragioneria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché solo così si potrà parlare di sacrifici ed essere capiti.
Perché fare sacrifici? Il linguaggio dei sacrifici si applica a ogni aspetto della nostra vita. Sappiamo che dovremo lavorare più a lungo, andare in pensione più tardi, ma sappiamo anche che bisogna investire oggi, subito, per costruire tra dieci anni una scuola migliore, tra venti anni un sistema di produzione di energia
pulita. Ma questo genere di sacrifici immediati richiede una grande fiducia reciproca, un patto sociale
credibile; una democrazia che funziona, richiede la forza e la credibilità della politica. Questo è e continuerà ad essere l’impegno del Partito Democratico, l’impegno di un grande partito nazionale, capace di responsabilità, di patriottismo civile. L’Italia per noi viene prima. Per questo il PD è ottimista, ottimista sul nostro Paese, ottimista sul potere della politica. Siamo ottimisti e per questo saremo capaci di cambiare l’Italia, oggi con Monti, domani come Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).
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