Giorno: 12 Marzo 2012

"Tre strade per creare occupazione", di Daniele Marin

Il viaggio che La Stampa ha fatto in queste settimane in Italia sul tema del lavoro ha ben raccontato delle difficoltà e delle emergenze che attraversano il nostro Paese. Ma ha narrato anche delle sue articolazioni, di realtà sociali ed economiche molto diverse. Alcune (purtroppo) storicamente segnate da problematicità, faticano a trovare percorsi di ripresa dell’occupazione. Altre stanno vivendo una fase di trasformazione economica; altre ancora nonostante tutto mostrano segni di vivacità. Lo scenario di sfondo, però, accomuna tutti: la fase che stiamo attraversando si caratterizza per un cambiamento strutturale delle nostre economie. La crisi non è di natura congiunturale: basta attendere che passi e tutto si riaggiusterà, anche sul versante del lavoro. Non è così. I mutamenti negli assetti produttivi a livello internazionale dureranno ancora a lungo, prima di trovare un nuovo equilibrio. E, nel frattempo, i sistemi produttivi, e con essi il lavoro, devono trovare nuove modalità organizzative e di relazioni industriali, nuove regolazioni del mercato del lavoro e sistemi di tutele, nuovi profili professionali e di formazione. Sarà banale sottolinearlo, ma la …

“Questione morale ultimo atto”, di Stefano Rodotà

Lo stillicidio delle informazioni sui fatti di corruzione, quasi un quotidiano bollettino di guerra, rende sempre più insopportabile l’attesa di qualche nuova norma che consenta di opporsi in modo un po’ più efficace ad un fenomeno dilagante. Le cronache confermano che la corruzione è ormai una struttura della società italiana, è penetrata ovunque, come testimonia la presenza tra i corrotti di politici e amministratori, imprenditori e primari medici, poliziotti e vigili urbani. Ogni ritardo del Parlamento diventa un aiuto a questo nuovo ceto sociale. E proprio la “disattenzione” politica spiega perché, a vent’anni da Mani pulite e dalle speranze allora suscitate, la corruzione sia divenuta sempre più diffusa. Ricordiamo quel che disse il cardinale Tettamanzi, lasciando la diocesi di Milano: “Gli anni della cosiddetta Tangentopoli pare che qui non abbiano insegnato nulla, visto che purtroppo la questione morale è sempre d’attualità”. Ma vi è un documento recentissimo che descrive con spudoratezza una condizione della politica. È la memoria difensiva di un politico calabrese accusato di rapporti con ambienti criminali, dov’è scritto: “La mentalità elettoralistico-clientelare è …

"Questione morale ultimo atto", di Stefano Rodotà

Lo stillicidio delle informazioni sui fatti di corruzione, quasi un quotidiano bollettino di guerra, rende sempre più insopportabile l’attesa di qualche nuova norma che consenta di opporsi in modo un po’ più efficace ad un fenomeno dilagante. Le cronache confermano che la corruzione è ormai una struttura della società italiana, è penetrata ovunque, come testimonia la presenza tra i corrotti di politici e amministratori, imprenditori e primari medici, poliziotti e vigili urbani. Ogni ritardo del Parlamento diventa un aiuto a questo nuovo ceto sociale. E proprio la “disattenzione” politica spiega perché, a vent’anni da Mani pulite e dalle speranze allora suscitate, la corruzione sia divenuta sempre più diffusa. Ricordiamo quel che disse il cardinale Tettamanzi, lasciando la diocesi di Milano: “Gli anni della cosiddetta Tangentopoli pare che qui non abbiano insegnato nulla, visto che purtroppo la questione morale è sempre d’attualità”. Ma vi è un documento recentissimo che descrive con spudoratezza una condizione della politica. È la memoria difensiva di un politico calabrese accusato di rapporti con ambienti criminali, dov’è scritto: “La mentalità elettoralistico-clientelare è …