Giorno: 10 Marzo 2012

"Lo sgarbo di Cameron", di James Waltson

Finché riesci nel tuo intento, non seguire le regole può anche andar bene. Ma quando un’operazione fallisce, specialmente se si tratta di un’operazione militare che mette a repentaglio delle vite, allora la colpa ti ricadrà inevitabilmente addosso. E doppiamente: per il fallimento dell’operazione in sé, e per la violazione delle regole. Da un punto di vista eminentemente tattico, il tentativo di salvare Lamolinara e McManus – gli ostaggi italiani e britannici nella Nigeria del nord – è chiaramente risultato un fiasco. Se la ricostruzione di una sparatoria durata sette ore tra rapitori e liberatori verrà confermata, allora c’erano ben poche possibilità che gli ostaggi ne uscissero vivi. Fosse andato tutto per il meglio, è ipotizzabile che gli italiani avrebbero quanto meno lamentato l’esser stati tenuti all’oscuro del piano, ma il fatto sarebbe passato in secondo piano rispetto alla liberazione degli ostaggi. Invece, con due uomini morti, la polemica fra i due paesi si fa seria. E quell’assenza di comunicazioni fra la Farnesina e il Foreign Office nei nove mesi dal loro rapimento pare inconcepibile. Se …

Lungo la via Emilia finisce il mito del “piccolo è bello”, di Paolo Baroni

Le bandiere rosse della Fiom e quelle bianco-verdi della Fim issate su tutta la recinzione si notano subito lungo la provinciale che porta a Sassuolo. Davanti alla Terim di Baggiovara ogni giorno gli operai presidiano gli ingressi allo stabilimento, perché la fabbrica è ferma e vogliono evitare che stampi, brevetti e macchinari vengano portati via. «Siamo qui tutti i giorni, facciamo i turni. In pratica è come se lavorassimo, ma nessun ci paga per questo. Lo facciamo per difendere i nostri posti» raccontano gli operari. Dal 17 febbraio, dopo 43 mesi di crisi e sei differenti «e inutili» piani industriali, le banche hanno chiuso i rubinetti e la Terim (uno dei principali produttori europei di forni da incasso e cucine per conto di Bosch, Whirlpool ed Electrolux, 400 occupati tra Modena e Rubiera, ed un centinaio di milioni di euro di fatturato) ha fermato la produzione. La proprietà ora punta al concordato preventivo, mentre all’orizzonte si profila un nuovo socio. Intanto, da dieci giorni, i 200 di Baggiovara hanno ottenuto la cassa in deroga per …

“Il vizio ad personam della prescrizione”, di Attilo Bolzoni

Frequentare la mafia non è reato. Se poi la giustizia è lenta, non è neanche un problema. Ne sa qualcosa Marcello Dell´Utri, senatore della Repubblica, bibliofilo, inventore di Forza Italia e in intimità con i «meglio» boss di Palermo. Devono rifare il suo processo. Significa che non ci sarà mai una vera sentenza. Significa che di riffa o di raffa, lui si salverà per prescrizione. Finisce così una delle più incredibili vicende del nostro Paese – giudiziarie ma non solo giudiziarie – dell´ultimo quarto di secolo, la storia di un siciliano doc che si è trascinato le sue conoscenze palermitane nella Milano dove cominciava la grande scalata al potere un signore di nome Silvio Berlusconi. Finisce come era cominciata tanto tempo fa: nella normalità italiana. L´imputato non doveva mai diventare un imputato. Cosa ha fatto di così grave per scivolare negli ingranaggi delle investigazioni antimafia? Aveva relazioni con uomini vicini alla Cupola ma che importa, mica c´è la prova di un suo «contributo» all´associazione criminale denominata Cosa Nostra? Stare una vita al fianco di Vittorio …

"Il vizio ad personam della prescrizione", di Attilo Bolzoni

Frequentare la mafia non è reato. Se poi la giustizia è lenta, non è neanche un problema. Ne sa qualcosa Marcello Dell´Utri, senatore della Repubblica, bibliofilo, inventore di Forza Italia e in intimità con i «meglio» boss di Palermo. Devono rifare il suo processo. Significa che non ci sarà mai una vera sentenza. Significa che di riffa o di raffa, lui si salverà per prescrizione. Finisce così una delle più incredibili vicende del nostro Paese – giudiziarie ma non solo giudiziarie – dell´ultimo quarto di secolo, la storia di un siciliano doc che si è trascinato le sue conoscenze palermitane nella Milano dove cominciava la grande scalata al potere un signore di nome Silvio Berlusconi. Finisce come era cominciata tanto tempo fa: nella normalità italiana. L´imputato non doveva mai diventare un imputato. Cosa ha fatto di così grave per scivolare negli ingranaggi delle investigazioni antimafia? Aveva relazioni con uomini vicini alla Cupola ma che importa, mica c´è la prova di un suo «contributo» all´associazione criminale denominata Cosa Nostra? Stare una vita al fianco di Vittorio …

“Dell’Utri, la verità giudiziaria e quella della storia”, di Francesco La Licata

E adesso ci sarà chi griderà alla vittoria sui «pubblici ministeri che pretendono di scrivere la storia» e chi si aggrapperà ancora all’eventualità che un nuovo processo, già ordinato dalla Cassazione in un collegio diverso da quello appena sconfitto, possa dimostrare la fondatezza della tesi accusatoria della Procura di Palermo. Questo è il quadro che puntualmente ci viene consegnato, ogni volta che una sentenza definitiva accontenta o scontenta i contrapposti gruppi politici l’un contro gli altri armati. Così è avvenuto con l’«assoluzione parziale» di Giulio Andreotti, «macchiata» dalla millimetrica prescrizione per alcune delle accuse, così durante gli altalenanti risultati dei diversi gradi di giudizio del processo all’ex ministro Calogero Mannino, alla fine assolto – anche lui – per la difficoltà di tenere il punto in Cassazione sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Ma forse bisognerebbe concludere che così avviene quando la posta in palio riguarda i volti delle istituzioni e, per automatismo, i giudici vanno alla ricerca di accertamenti più profondi risolvibili con salomoniche mediazioni. Nel caso del processo Dell’Utri – a giudicare …

"Dell'Utri, la verità giudiziaria e quella della storia", di Francesco La Licata

E adesso ci sarà chi griderà alla vittoria sui «pubblici ministeri che pretendono di scrivere la storia» e chi si aggrapperà ancora all’eventualità che un nuovo processo, già ordinato dalla Cassazione in un collegio diverso da quello appena sconfitto, possa dimostrare la fondatezza della tesi accusatoria della Procura di Palermo. Questo è il quadro che puntualmente ci viene consegnato, ogni volta che una sentenza definitiva accontenta o scontenta i contrapposti gruppi politici l’un contro gli altri armati. Così è avvenuto con l’«assoluzione parziale» di Giulio Andreotti, «macchiata» dalla millimetrica prescrizione per alcune delle accuse, così durante gli altalenanti risultati dei diversi gradi di giudizio del processo all’ex ministro Calogero Mannino, alla fine assolto – anche lui – per la difficoltà di tenere il punto in Cassazione sul reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Ma forse bisognerebbe concludere che così avviene quando la posta in palio riguarda i volti delle istituzioni e, per automatismo, i giudici vanno alla ricerca di accertamenti più profondi risolvibili con salomoniche mediazioni. Nel caso del processo Dell’Utri – a giudicare …

“Quando i professori non sanno comunicare”, di Giovanni Valentini

Avevamo apprezzato tutti, agli esordi del governo guidato da Mario Monti, il rigore e la compostezza del Professore. Il cambio di passo e di stile, rispetto all´happening quotidiano a cui ci aveva sottoposto il suo predecessore, con un bombardamento continuo di polemiche, insulti, smentite e controsmentite. E proprio in questa rubrica, a metà gennaio l´avevamo definito “il buongoverno dei castigamatti”, auspicando tuttavia che il presidente del Consiglio e i suoi ministri “tecnici” non cedessero alla cattiva abitudine di colpevolizzare la libera stampa per le eventuali critiche né alla suggestione mediatica dei talk-show televisivi. Ma ora, a quattro mesi dall´insediamento del nuovo governo, sono diventati troppi gli incidenti di percorso a cui Repubblica Tv ha dedicato ieri un efficace servizio di Laura Pertici. Dalla prima “gaffe” del ministro Clini a favore del nucleare a quella del ministro Fornero sull´articolo 18; dalla sortita del ministro Cancellieri sul posto fisso a quella del vice-ministro Martone sugli studenti universitari “sfigati”, fino all´ultimo caso del ministro Riccardi che confida fuori onda alla collega Severino: “Sono schifato dalla politica”. Non vogliamo …