Giorno: 8 Marzo 2012

“Cosa resta dopo cent´anni della festa della donna”, di Bendetta Tobagi

Rito stanco o necessità? Ecco perché questa data può avere significato solo se evolve la società: dai diritti alle nuove regole contro lo stalking. Nonostante la vestissero di giallo, colore disimpegnato, era una ricorrenza “rossa” legata al movimento operaio. Il tema della violenza si accende in occasione di delitti atroci, ma poi sprofonda nel buio e l´interesse vive meno di un rametto di mimosa. Che odio, la mimosa: non profuma, avvizzisce in tempi record e dissemina pallini e pelucchi gialli dappertutto. Tanto è emozionante vederla fiorire sul suo albero come una macchia di luce nel paesaggio, tanto è triste trovarla intrappolata nel cellophane sui banchetti o nei vasi vicino alla cassa dei supermercati. Ridotta a un “brand”, venduta per un giorno a prezzi irragionevoli, la mimosa rappresenta bene tutto ciò che nell´8 marzo è da buttare, dagli orpelli del marketing a quanto di rituale e di stantio, come ogni celebrazione, si porta dietro. E pensare che nel 1946 le rappresentanti romane dell´Unione Donne Italiane la scelsero quasi per caso, e soprattutto per risparmiare. Le rose, …

“Quel professor Ponzio Ornaghi nel chi l´ha visto dei Beni Culturali”, di Francesco Merlo

Al ministero chiamano Lorenzo Ornaghi “professore Ponzio” e non solo perché ha governato, almeno sino ad oggi lavandosene le mani, la più scandalosa delle emergenze, i Beni Culturali, immenso e immensamente malandato patrimonio dell´identità italiana. Ma anche perché «siamo ai piedi di Pilato» è la realistica e simpatica espressione popolare ed evangelica che egli stesso usò con i colleghi della Cattolica quando seppe che non gli avrebbero dato la Pubblica Istruzione. Vi entrò dunque da «tecnico serio, ma senza competenza» mi dice una imprenditrice veneta del restauro. E infatti «non so cosa significa Beni Culturali» confessò il giorno del giuramento al Quirinale. Lo sfogo fu preso come scaramanzia e come viatico, un cuscinetto di ironia tra se e sé, e uno spazio di libertà tra sé e quel difficile mondo sottosopra. Professore di Scienza della Politica e Rettore magnifico di lunga esperienza, Ornaghi era infatti molto bene attrezzato a studiare, capire e affrontare, e con nuovi codici magari, i Beni Culturali senza la sgangherata inefficienza di Bondi, che negava i crolli di Pompei e maltrattava …

"Quel professor Ponzio Ornaghi nel chi l´ha visto dei Beni Culturali", di Francesco Merlo

Al ministero chiamano Lorenzo Ornaghi “professore Ponzio” e non solo perché ha governato, almeno sino ad oggi lavandosene le mani, la più scandalosa delle emergenze, i Beni Culturali, immenso e immensamente malandato patrimonio dell´identità italiana. Ma anche perché «siamo ai piedi di Pilato» è la realistica e simpatica espressione popolare ed evangelica che egli stesso usò con i colleghi della Cattolica quando seppe che non gli avrebbero dato la Pubblica Istruzione. Vi entrò dunque da «tecnico serio, ma senza competenza» mi dice una imprenditrice veneta del restauro. E infatti «non so cosa significa Beni Culturali» confessò il giorno del giuramento al Quirinale. Lo sfogo fu preso come scaramanzia e come viatico, un cuscinetto di ironia tra se e sé, e uno spazio di libertà tra sé e quel difficile mondo sottosopra. Professore di Scienza della Politica e Rettore magnifico di lunga esperienza, Ornaghi era infatti molto bene attrezzato a studiare, capire e affrontare, e con nuovi codici magari, i Beni Culturali senza la sgangherata inefficienza di Bondi, che negava i crolli di Pompei e maltrattava …

“Un partito in fuga”, di Massimo Giannini

Un partito in fuga. Dai problemi da risolvere, dalle scelte da compiere, dalle responsabilità da assumere. Questo è oggi il Pdl, che in un giorno solo vive una doppia crisi di nervi. Berlusconi si sottrae al rito canonico, officiato da Bruno Vespa, sul quale ha costruito in tv le sue svolte e i destini della Seconda Repubblica. Alfano si ritrae dal vertice di maggioranza, convocato dal presidente del Consiglio, insieme a Bersani e Casini. Due «indizi», che bastano a fare una prova: il Popolo delle Libertà non sa dove andare, e ormai fugge soprattutto da se stesso. La rinuncia al tele-comizio nel confortevole salotto di “Porta a Porta” nasce dall´insostenibile leggerezza della leadership di Alfano. A dispetto delle smentite postume, il delfino è ormai marchiato a fuoco dalla maledizione del «quid». «Angelino», malgrado la sua buona volontà, è condannato a rimanere il segretario del Cavaliere, più che il segretario del partito. Per questo Berlusconi è costretto a declinare l´invito di Vespa. Se fosse andato, sulla stessa poltrona che tra una settimana accoglierà il segretario del …

"Un partito in fuga", di Massimo Giannini

Un partito in fuga. Dai problemi da risolvere, dalle scelte da compiere, dalle responsabilità da assumere. Questo è oggi il Pdl, che in un giorno solo vive una doppia crisi di nervi. Berlusconi si sottrae al rito canonico, officiato da Bruno Vespa, sul quale ha costruito in tv le sue svolte e i destini della Seconda Repubblica. Alfano si ritrae dal vertice di maggioranza, convocato dal presidente del Consiglio, insieme a Bersani e Casini. Due «indizi», che bastano a fare una prova: il Popolo delle Libertà non sa dove andare, e ormai fugge soprattutto da se stesso. La rinuncia al tele-comizio nel confortevole salotto di “Porta a Porta” nasce dall´insostenibile leggerezza della leadership di Alfano. A dispetto delle smentite postume, il delfino è ormai marchiato a fuoco dalla maledizione del «quid». «Angelino», malgrado la sua buona volontà, è condannato a rimanere il segretario del Cavaliere, più che il segretario del partito. Per questo Berlusconi è costretto a declinare l´invito di Vespa. Se fosse andato, sulla stessa poltrona che tra una settimana accoglierà il segretario del …

“Milanese, un tesoretto in Francia”, di Fiorenza Sarzanini

Versati 300 mila euro in contanti. Per la Procura sono mazzette. I versamenti sono cominciati nel 2006 e sono tutti in contanti. Oltre 300 mila euro che Marco Milanese, il parlamentare del Pdl braccio destro di Giulio Tremonti al ministero dell’Economia, ha portato all’estero e depositato sul suo conto aperto presso l’agenzia di Draguignan del Crédit Agricole. Era stato il perito contabile nominato dai pubblici ministeri di Napoli a sollecitare l’esame della documentazione bancaria per verificare la correttezza dei bonifici ordinati dall’Italia. La risposta arrivata qualche giorno fa dalla Francia aggiunge un nuovo tassello per l’accusa, perché accredita il sospetto che proprio all’estero il deputato abbia depositato i soldi che — questa è l’imputazione — sono il frutto della corruzione. Ai versamenti non risulta infatti corrispondere alcun prelevamento dai propri conti, oppure operazioni finanziarie. Dunque le valigette non risultano avere — almeno al momento — una causale lecita. L’indagine è ormai entrata nella fase finale. A Milanese viene contestato di aver preteso da un imprenditore suo amico soldi, gioielli, favori e vacanze in cambio di …

"Milanese, un tesoretto in Francia", di Fiorenza Sarzanini

Versati 300 mila euro in contanti. Per la Procura sono mazzette. I versamenti sono cominciati nel 2006 e sono tutti in contanti. Oltre 300 mila euro che Marco Milanese, il parlamentare del Pdl braccio destro di Giulio Tremonti al ministero dell’Economia, ha portato all’estero e depositato sul suo conto aperto presso l’agenzia di Draguignan del Crédit Agricole. Era stato il perito contabile nominato dai pubblici ministeri di Napoli a sollecitare l’esame della documentazione bancaria per verificare la correttezza dei bonifici ordinati dall’Italia. La risposta arrivata qualche giorno fa dalla Francia aggiunge un nuovo tassello per l’accusa, perché accredita il sospetto che proprio all’estero il deputato abbia depositato i soldi che — questa è l’imputazione — sono il frutto della corruzione. Ai versamenti non risulta infatti corrispondere alcun prelevamento dai propri conti, oppure operazioni finanziarie. Dunque le valigette non risultano avere — almeno al momento — una causale lecita. L’indagine è ormai entrata nella fase finale. A Milanese viene contestato di aver preteso da un imprenditore suo amico soldi, gioielli, favori e vacanze in cambio di …