A meno di due mesi dal voto amministrativo, lo scandalo milanese si abbatte su una Lega in piena crisi e in totale isolamento, specie dopo le ultime infelici uscite di Bossi su Monti che al Nord rischierebbe la vita. Le vicende giudiziarie hanno sempre avuto un peso particolare su un elettorato, come quello leghista, manettaro e antiromano, anche se negli anni l’atteggiamento del leader del Carroccio verso la magistratura è diventato via via più critico. Ma se solo si riflette sull’ultima fase della collaborazione con Berlusconi, sull’appoggio dato dai parlamentari della Lega alle leggi "ad personam" e nelle votazioni sulle autorizzazioni a procedere e all’arresto per gli esponenti del Pdl coinvolti in indagini, il rumore di fondo della pancia leghista nell’ultimo anno è sempre stato in crescendo.
Altri tempi: dopo tre anni al governo (più i cinque della legislatura 2001-2006), la Lega vive con evidente difficoltà il ritorno all’opposizione e il progressivo deterioramento dei rapporti con il Pdl. Alla nascita del governo Monti sembrava che il filo dell’alleanza, su cui tra l’altro si reggono le giunte delle tre principali regioni del Nord, potesse ancora reggere e sopravvivere a quella che il Pdl per primo presentava come una parentesi. Poi, man mano che i tecnici e la maggioranza tripartita hanno messo radici, con Berlusconi che parla apertamente di un proseguimento dell’esperienza anche dopo le elezioni del 2013, il solco tra i due partiti è divenuto più profondo, fino agli ultimi giorni in cui Bossi da una parte e Alfano dall’altra hanno parlato apertamente di fine dell’alleanza, che pure a fasi alterne durava da quasi vent’anni.
Tra le file del Carroccio, al di là delle prese di posizione ufficiali di Bossi e degli ex ministri, cresce la preoccupazione. I sondaggi, confortanti nel primo periodo di opposizione, cominciano a rivelare un’ emorragia di voti, legata al consenso crescente che anche nell’elettorato nordista il governo si sta guadagnando con la sua opera di risanamento. Inoltre Berlusconi, inattivo in tutta la prima fase dopo la nascita del governo, da due settimane s’è rimesso in attività. Come è spesso accaduto, nessuno è in grado di valutare quali saranno gli effetti dell’imprevedibile campagna che il Cavaliere ha intrapreso a favore di Monti e di se stesso. Ma se la Lega puntava a pescare nel disorientamento degli elettori berlusconiani, conseguente alla caduta del governo di centrodestra, adesso dovrà mettere in conto che anche questo sarà più difficile.
La Stampa 07.03.12