Prima la «scomunica» a chi difendeva l’Unità, poi l’attacco a chi chiedeva il voto per gli immigrati. Le tensioni tra il movimento e il suo guru sono ormai esplosive. Fino all’espulsione del il consigliere Tavolozzi per una «riunione partitocratica». M5S is dead- long life to M5S». Il Movimento 5 stelle è morto, lunga vita al Movimento, ha postato lo stesso Beppe Grillo qualche giorno fa nel blog. Non è chiaro se il comico genovese e da qualche anno leader carismatico del partito degli insoddisfatti abbia usato il detto medioevale nel suo significato originale – della serie: il mio movimento può morire nella forma ma è eterno nei principi – o se l’abbia usato in modo provocatorio e
contemporaneo, cioè tutti possono essere sostituiti. Fatto sta che qualcosa di grosso sta accadendo nel magico mondo dei grillini. Divergenze di opinioni che diventano polemiche
di fuoco; critiche che diventano l’occasione per espellere militanti dal movimento; sospetti dalla base verso «la regia di Beppe Grillo » e la presunta «manipolazione di Gian Roberto Casaleggio», il suo spin doctor, colui a cui si deve il successo di quello che è stato il fenomeno del web negli ultimi anni: il blog di Grillo.
Il nodo della questione è complesso e inevitabile: la fatica di restare movimento, la frustrazione di non diventare qualcosa di più organizzato e quindi in grado di incidere nel quotidiano delle città dove i grillini occupano posti in consiglio comunale e regionale; il futuro del Movimento 5 stelle, la gestione delle finanze, il ruolo steso di Grillo e quello della Casaleggio Associati. Il fastidio, addirittura, di definirsi
“grillini”.
L’ultima “vittima” è Valentino Tavolozzi, consigliere comunale del Movimento5 Stelle di Ferrara, colpevole di aver organizzato, senza l’autorizzazione del capo, un convegno
«partitocratico» (il Democracy day a fine 2011 a Rimini ripetuto a Ferrara nei giorni scorsi), in odore di fronda e per ciò stesso espulso come ai tempi delle purghe staliniane. «Grillo come Hitler» ha scritto il grillino Stefano Orlandi da Firenze. A ruota decine e decine di post simili. Il primo “commissariato” era stato Andrea
DeFranceschi, il consigliere regionale che un paio di mesi fa appoggiò l’Unità nella delicata vertenza sul finanziamento pubblico all’editoria. Se il male originale è in Romagna, il virus sta correndo in tutta Italia. In mezzo ci sono state le polemiche per una riunione con lo spindoctor Casaleggio in cui fu rigorosamente vietato fare video e registrare a cui sono seguite lettere di fuoco di grillini pronti a lasciare e delusi fino a escludere il loro guru dai social network. A ruota il feroce dibattito dopo che il 24 gennaio il comico genovese disse no alla cittadinanza per gli stranieri nati in Italia. Questa volta la rivolta si è sfogata a Torino. «Noi del Movimento 5 Stelle di Torino – è stata la prima di una lunga serie di contestazioni – ci troviamo a dover votare un ordine del giorno per l’adesione della città alla campagna sulla cittadinanza.
Dopo ampia consultazione in rete, abbiamo deciso di votare favorevolmente perché così vuole la stragrande maggioranza dei nostri simpatizzanti ed elettori che si sono espressi. E nel momento in cui ci viene chiesto di prendere posizione, non possiamo far finta di niente».| A seguire numerose adesioni di grillini. «La cittadinanza ai bambini nati e residenti in Italia è una cosa ovvia e logica per chi persegue il buonsenso
e non le ideologie» scrive Paolo Cicerone. Che assicura: «Io e ilm io gruppo M5S appoggiamo questa iniziativa». «Mi convinco sempre più», ha scrittoun altro, «che la volontà di Casaleggio e Grillo sia sempre più rivolta all’implosione del Movimento in barba a tanti bravi ragazzi che nel progetto c’hanno messo il cuore, la faccia e, spesso, il culo».
Grillo non ha gradito. Ha postato il requiem del Movimento («Il Movimento è morto-lunga vita al Movimento») fino a mettere in dubbio la partecipazione alle prossime politiche.
«Leggere queste cose – ha scritto – mi ha fatto cadere le palle. Se non cambiamo, è meglio scordarci le politiche» Il Movimento 5 Stelle è definito nel sito – bibbia, statuto, voce e programma – «una libera associazione di cittadini. Non è un partito politico nè si intende che lo diventi in futuro. Non ideologie di sinistra o di destra,
ma idee. Vuole realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità dei cittadini il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi». In questi anni è stata
una cavalcata: 28 mila voti nel 2008, 390 mila nel 2010 (l’1,7%), consiglieri più che raddoppiati (36) e oltre 100 mila iscritti nel 2011. Liste in 70-100 comuni nelle amministrative di maggio, 30-40 deputati in Parlamento nel 2013. Un successo confermato
dai sondaggi che danno Grillo al 4%. Ma anche quasi dimezzato se tra un anno dovesse prendere corpo “il partito dei tecnici”, il partito di Monti, saldo al secondo posto con il 22% dei voti, subito dopo il Pd e poco prima del Pdl.
Il bivio, prima o poi, arriva per tutti. Anche per Grillo. Che ora deve dimostrare se c’è o ci fa. Scrive Gigi: «Grillo aveva promesso di cambiare le cose con un nuovo sistema,ma poi non l` ha fatto, da qui le proteste.Ma forse Grillo non ha mai avuto intenzione di andare oltre e voleva solo farsi pubblicità».
L’Unità 07.03.12