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La mobilitazione a Pisa:«Il giornale dei lavoratori non si può sbullonare», di Gabriele Masiero

L’Unità in mano,sfogliata con orgoglio. Ostentata fuori dalla Camera del Lavoro di Pisa, «consumata» per intero con attenzione e ingordigia perché, dice un pensionato, «fa bene la Cgil a sostenerla oggi,ma io con questo giornale, che qualche padrone del vapore vorrebbe invece “sbullonare” ci sono cresciuto e mi ci sono formato la coscienza». «Micaho sempre condiviso i suoi articoli e gli editoriali – prosegue – ma mi fa paura un Paese dove si pensa che la cultura dominante passi dall’espulsione dai luoghi di democrazia di chi la pensa diversamente da me». La giornata di diffusione straordinaria a Pisa, promossa dalla Cgil e alla quale ha partecipato anche il direttore Claudio Sardo, non è però stata solo un’iniziativa di sostegno al giornale è stato soprattutto un modo per riflettere sulla libertà di pensiero e d’informazione. Sul primato della politica, come sottolinea lo stesso Sardo, «in un momento in cui il Paese rischia la “tecnocrazia” perché c’è qualcuno che vuole provare a convincere l’opinione pubblica che si può fare a meno dei partiti e dei politici». Un concetto ripreso dal deputato pisano del Pd, Paolo Fontanelli, che ricorda come il governo Monti sia «un governo di tecnici che fa scelte politiche » che passano dal Parlamento, comunque «un’esperienza destinata a finire», e per questo, «i partiti devono elaborare idee e proposte – come la legge sulla cittadinanza – , per evitare il rischio delle grandi coalizioni, derive autoritarie od oligarchiche e che Bersani ha ben definito come esperienze impossibili in natura». Maè il tema della circolazione delle idee, della libertà d’espressione a tenere banco in questa giornata pisana. Soprattutto quando parla dal palco Giorgio Vecchiani, presidente dell’Anpi di Pisa, chenon si abbandona all’amarcord, ma richiama tutti a mettersi in guardia dal pericolo presente di un «Paese fatto anche di Casa Pound che festeggia la morte di Giorgio Bocca e anzi ne auspica altre a breve». È proprio «di questa Italia fatta di manager che vogliono “sbullonare” le idee che dobbiamo avere paura – spiega Vecchiani – e che dobbiamo continuare a combattere, rivendicando il nostro passato e le libertà conquistate e fissate nella Costituzione grazie alla Resistenza». È l’Unità che il babbo di Giuliano ha diffuso per più di quarant’anni che deve essere difesa, per poter difendere le ragioni dei lavoratori e dei pensionati, dei giovani e dei precari. «Perché – aggiunge il sindaco Marco Filippeschi – è forse proprio il suo dare voce al lavoro a disturbare Marchionne e gli altri. È il punto di vista di un giornale che in questi anni ha saputo ritagliare nel mondo dell’informazione uno spazio sui temi del lavoro come forse nessun’altro ha fatto. E che ha saputo dare voce ai lavoratori in un momento dove la grande informazione sembrava volerli rappresentare sempre meno e sempre nello stesso modo». L’episodio di Bologna, quanto accaduto alla Magneti Marelli, dice Pasqualino Albi, docente di Diritto del lavoro, «è fuori della storia, ci riporta agli anni Cinquanta, a un modello senza regole e senza rappresentanza per i lavoratori».

LO SCIOPERO DEL 9 MARZO E «è per tutti questi motivi – conclude il segretario della Cgil, Gianfranco Francese – che la Fiom e la Cgil hanno proclamato lo sciopero del 9». Per difendere ancora le idee, «contro chi vorrebbe un Paese dove si espellono i diritti e si azzera la contrattazione » e si denigra l’articolo 18 «la cui difesa è invece una battaglia di civiltà. Per dire no a industriali come Marchionne che intendono far passare il ricatto della chiusura delle fabbriche come una ricetta per rilanciare l’economia nazionale. Per tutto questo noi oggi e sempre stiamo con l’Unità ».

L’Unità 04.03.12