"Una Rai nuova e pubblica", di Licia Conte
La Rai è di nuovo e sempre all’attenzione dei media, ma l’aria è cambiata: e non solo perché non si trova più chi la difenda. La novità è semmai un’altra: sulla grande stampa non si chiede più la privatizzazione come unica medicina per la grande malata. Non la chiede in un editoriale sul Corriere della sera di qualche giorno fa Massimo Mucchetti, che sull’esempio francese sembra invitare la mano pubblica a «far da levatrice all’iniziativa privata nella fiction, nei format e nell’animazione». Non la chiedono gli investitori pubblicitari che dicono (conta la proposta ma anche il luogo in cui viene avanzata) di volere una Rai ancora pubblica, ma retta da una Fondazione che la preservi dalla lottizzazione partitica e con un canale senza spot pagato dal canone. Altra importante novità: il Pd si chiama fuori dalle nomine, sconfessa la lottizzazione. Che faranno Pdl e altri? E che cosa possono fare se davvero il Pd si ritira? Comincia a delinearsi così un quadro nel quale è possibile ripensare un vero servizio pubblico della comunicazione. Le donne …