Puntuale come la miseria. Ogni primo del mese, da un anno a questa parte, arriva la notizia del nuovo picco toccato dalla disoccupazione e, ancor di più, da quella giovanile. I record di ieri sono: 9,2 per cento di disoccupazione; 31,1 per cento di disoccupazione giovanile che si avvicina sempre di più alla fatidica quota “uno su tre”. Percentuali a parte, i dati netti fanno più impressione. Il numero dei disoccupati in Italia è pari a 2 milioni e 312mila e aumenta del 2,8 per cento rispetto a dicembre (64 mila persone in più). Su base annua l’aumento è addirittura del 14,1 per cento (286mila persone in più). Il tutto mentre l’occupazione, anche se timidamente, cresce: il tasso di occupazione è pari al 57,0 per cento, in aumento nel confronto congiunturale di 0,1 punti percentuali e di 0,2 punti in termini tendenziali, pari a 8mila persone in più. Ciò significa però che il numero di licenziamenti, rispetto ai mesi scorsi, ha iniziato a correre molto più velocemente. Ed è questo che denunciano i sindacati, senza eccezione.
SINDACATI: FERMARE LICENZIAMENTI «I dati mostrano con tutta evidenza che il problema dovrebbe essere fermare i licenziamenti e non facilitare la flessibilità in uscita», attacca il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, mentre per il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini «si tratta di dati che rendono ancor più necessario chiudere positivamente la trattativa sul mercato del lavoro». Per il segretario confederale della Uil Guglielmo Loy «i dati non fanno altro che avallare l’emergenza di risposte ad un mercato del lavoro che ha bisogno sia di buoni strumenti di ingresso soprattutto per i più giovani sia di altri strumenti che incentivino e incoraggino una ripresa occupazionale », mentre il segretario generale dell’Ugl Giovanni Centrella sottolinea come «il governo deve convincersi che gli ammortizzatori sociali vanno rafforzati, quantitativamente e qualitativamente, con risorse vere». La notizia sulla disoccupazione è arrivata il giorno dopo lo stop al tavolo sulla riforma del lavoro. Il tema della ricerca di risorse per finanziare la riforma degli ammortizzatori sociali è stato fatto proprio dalla ministra Elsa Fornero. Ora tocca al viceministro all’Economia Vittorio Grilli trovarle. Ma è sull’entità che ora si concentra la “battaglia”: da Palazzo Chigi filtrano stime da 1-2 miliardi di euro. Numeri che lasciano molto perplessi i sindacati: «Mi pare una cifra bassa – spiega Fulvio Fammoni -ma finché Fornero non ci illustrerà i criteri dei nuovi ammortizzatori nessuna stima può essere fatta: va stabilita la platea delle persone da coprire, la durata di cassa integrazione e disoccupazione e il livello di copertura. Senza questi punti fermi sono tutti numeri a caso», conclude Fammoni.
AUMENTA ANCHE L’INFLAZIONE A completare una giornata negativa arriva poi il dato sull’inflazione. Le stime preliminari sul mese di febbraio parlano di un aumento del 3,3%, dal 3,2% di gennaio mentre su base mensile l’aumento è dello 0,4%. In un solo mese il carrello della spesa costa lo 0,7% in più: il rialzo maggiore dall’ottobre 2008. Dall’Europa intanto non giungono notizie migliori. Nell’area Euro a gennaio si sono registrati 185 mila disoccupati in più, rispetto al mese precedente, con cui il totale è salito a 16 milioni 925 mila. In questo modo, ha riferito Eurostat, il tasso di disoccupazione ha stabilito un nuovo massimo dal lancio dell’Euro, al 10,7 per cento dal 10,6 per cento di dicembre. Rispetto al gennaio del 2011 risultano 1 milione 221 mila disoccupati in più nell’area Euro, che accusa una dinamica peggiore rispetto a tutta l’Unione europea a 27, dove la disoccupazione è al 10,1 per cento.
CONVEGNO SUL WELFARE DEL FUTURO Il tema è dunque quello di rilanciare lo Stato sociale. E proprio di nuovo welfare si è parlato ieri (e si parlerà oggi) a Roma.«Cresce il Welfare, cresce l’Italia» è il titolo del convegno organizzato da Cgil e tantissime associazioni del Terzo Settore al centro congressi Frentani a Roma. La prima giornata è stata caratterizzata dagli interventi di Paolo Leon, Chiara Saraceno e Stefano Rodotà. Per Chiara Saraceno «in Grecia, Italia e Portogallo aumentano i poveri per le decisioni dei governi» mentre «i servizi spariti dall’agenda nazionale sono relegati solo a scelte dei Comuni». ❖
La Repubblica 02.03.12
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“La disoccupazione sale ancora Ai livelli del 2001”, di Francesco Semprini
In Italia il tasso di disoccupazione cresce a livelli mai visti negli ultimi due lustri e a farne le spese sono sempre di più i giovani che vedono la quota di senza lavoro spingersi a picchi da brivido. Una quadro definito «preoccupante» dalla Confindustria, mentre i sindacati chiedono risposte concrete e immediate per fermare l’emorragia di posti di lavoro. Ma che non appare affatto in controtendenza rispetto all’Europa nel suo complesso dove anzi l’Italia tiene a fronte delle medie continentali.
A gennaio, secondo l’Istat, il tasso di disoccupazione si è attestato al 9,2%, in rialzo dello 0,2% rispetto a dicembre e di un punto su base annua. Si tratta della percentuale più pronunciata da quando sono iniziate le serie storiche mensili, ovvero dal 2004, ma guardando quelle trimestrali si deve tornare indietro al 2001 per vedere un dato tanto allarmante. La disoccupazione maschile, in particolare, segna l’8,7%, mentre quella femminile sfiora le due cifre. In termini assoluti, le persone senza lavoro sono 2,312 milioni, il 2,8% in più rispetto a dicembre, mentre su base annua si registra un balzo del 14,1%. Quello di gennaio, inoltre, è il massimo dall’autunno del 2000 quando il dato si era attestato a 2,369 milioni di unità. L’allargamento – spiega l’Ufficio di statistica – riguarda sia gli uomini che le donne».
Drammatico il capitolo «giovani», ovvero l’incidenza dei senza posto compresi tra 15 e 24 anni, sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro. L’Istituto di statistica ha stimato per gennaio una quota pari al 31,1%, in rialzo di 0,1 punti su base congiunturale e di 2,6 punti su base tendenziale. Al netto del 31,2% registrato in novembre, si tratta del picco storico, che consente di mantenere l’indice oltre quota 30% per il quinto mese consecutivo.
In controtendenza il dato sull’occupazione ovvero il rapporto tra le persone con un posto di lavoro e la popolazione di riferimento. I primi 31 giorni dell’anno in corso la percentuale ha registrato una variazione positiva pari allo 0,1% (+18 mila) a quota 57% segnando sull’anno un incremento dello 0,2% (+40 mila), con uno spiccato incremento su base tendenziale delle donne rispetto agli uomini. Ricapitolando, a fronte di una modesta crescita dell’occupazione si è verificato un sensibile aumento della disoccupazione, indice di una maggiore partecipazione al mercato del lavoro. Il dato trova una sponda nel decremento di inattivi persone che non non sono classificate come occupate o disoccupate – tra i 15 e i 64 anni registrato a gennaio col tasso sceso al 37,3%. In sostanza si cerca di più lavoro ma in proporzione se ne trova di meno.
Una situazione definita «molto preoccupante» dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: «Certo, dobbiamo fare equilibrio di bilancio ma se non ricominciamo a crescere i problemi saranno molto forti». La Cgil spiega che l’obiettivo del Governo «dovrebbe essere fermare i licenziamenti e non facilitare la flessibilità in uscita», mentre la Uil chiede una risposta immediata all’emergenza», con buoni strumenti di ingresso soprattutto per i più giovani».
Ma se l’Italia inizia il 2012 arrancando, non va meglio per l’Europa nel suo complesso. Il tasso di disoccupazione nella zona dell’euro, a gennaio 2012, è salito al 10,7% rispetto al 10,6% di dicembre 2011. Era al 10% nel gennaio 2011. Un po’ meglio, secondo Eurostat, nell’Unione a 27, dove si registra un tasso al 10,1% rispetto al 10% di dicembre 2011, e al 9,5% di dodici mesi prima. In entrambi i casi l’Italia si trova al di sotto della media anche se il dato non può essere consolatorio, specie per il pericolo rappresentato dai Paesi a lei più vicini. La Spagna svetta al 23,3%, segue la Grecia al 19,9%, (dato precedente all’intervento europeo), Irlanda e Portogallo entrambe al 14,8%. Il presidente della Commissione Ue, Josè Barroso parla di livelli «drammatici», e sottolinea come ora la priorità «sia creare occupazione». Il messaggio è chiaro per tutti, Italia compresa.
La Stampa 02.03.12
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“I prezzi non si fermano ed è record disoccupati: 2,3 milioni senza lavoro”, di Alessandro Trocino
Disoccupazione record a gennaio, mentre non si arresta la corsa dell’inflazione. Segnali preoccupanti arrivano dall’Istat, secondo il quale il tasso di disoccupazione a gennaio sale ancora e si attesta al 9,2%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di un punto rispetto all’anno precedente. È il livello massimo dal 2004. Con un dato ancora più preoccupante: tra i giovani attivi uno su tre è senza lavoro. Cifre che allarmano governo, partiti e parti sociali. Anche perché è stato rinviato il tavolo di discussione previsto per ieri: il governo ha preso atto della mancanza di risorse per finanziare l’annunciata modifica degli ammortizzatori sociali.
Il ministro del Welfare Elsa Fornero ha chiesto al premier Mario Monti e al viceministro dell’Economia Vittorio Grilli di reperire le risorse (intorno ai due miliardi di euro) da destinare agli ammortizzatori sociali. In attesa del via libera, Fornero ha deciso di rimandare il prossimo round di incontri con le parti sociali alla prossima settimana. I sindacati, compresa la Cgil, hanno accolto con favore il rinvio del confronto, perché finalizzato al reperimento delle risorse.
Ma sono soprattutto i dati Istat a preoccupare. Il tasso di disoccupazione giovanile, ovvero l’incidenza dei 15-24enni disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro, è pari al 31,1%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a dicembre 2011. Livello record da gennaio 2004, inizio delle serie storiche mensili. La crescita della disoccupazione interessa sia gli uomini sia le donne. Quella maschile cresce del 2,6% rispetto al mese precedente e del 18,7% su base annua; il numero di donne disoccupate aumenta del 3,2% rispetto a dicembre 2011 e dell’8,9% in termini tendenziali.
Unica nota positiva, il calo dell’inattività, che diminuisce dello 0,4% in confronto al mese precedente. Rispetto a dodici mesi prima, gli inattivi diminuiscono del 2,1%. Il numero dei disoccupati a gennaio scorso è stato pari a 2 milioni 312 mila, in aumento del 2,8% rispetto a dicembre (64 mila unità). Su base annua si registra una crescita del 14,1% (286 mila unità).
Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, si dice «molto preoccupata»: «Dobbiamo fare equilibrio di bilancio, ma se non ricominciamo a crescere i problemi saranno molto forti». Sulla stessa linea il leader della Cisl, Raffaele Bonanni: «I numeri dell’occupazione saranno sempre più disastrosi senza investimenti esteri e italiani e senza un lavorio costante e una riconfigurazione della politica economica del nostro Paese». Anche per la Cgil l’esecutivo deve puntare sulla crescita: «Sono dati — dice il segretario confederale Fulvio Fammoni — che mostrano con tutta evidenza che il problema dovrebbe essere fermare i licenziamenti e non facilitare la flessibilità in uscita». Per la Uil, la riforma del mercato del lavoro deve intervenire sui giovani e sulla disoccupazione.
Male, a gennaio, anche la disoccupazione in Europa: il dato Eurostat segnala un tasso del 10,7% nell’eurozona (era 10,6% in dicembre) e del 10,1% nell’Ue a 27 Paesi (10% in dicembre). I disoccupati sono 24,325 milioni nell’Unione Europea, di cui 16,925 in eurozona. Il presidente della Commissione Ue Josè Barroso parla di livelli «drammatici», sottolineando come ora la priorità «sia creare occupazione».
Intanto corrono i prezzi al consumo: l’inflazione è salita a febbraio al 3,3%, dal 3,2% di gennaio, mentre su base mensile è aumentata dello 0,4%. L’inflazione acquisita per il 2012 è pari all’1,9%. In un solo mese, il carrello della spesa costa lo 0,7% in più: si tratta del rialzo maggiore dall’ottobre del 2008. A febbraio i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza aumentano infatti dello 0,7% su base mensile e del 4,5% su base annua (+4,2% a gennaio). Rialzo record per la verdura ma corrono anche i prezzi della pasta, della carne e del caffè. Il rialzo congiunturale dei prezzi degli alimentari non lavorati è principalmente imputabile all’aumento dei prezzi dei vegetali freschi (+8,6%, -0,1% in termini tendenziali).
Il Corriere della Sera 02.03.12